A febbraio si parlava di Covid-19 alle spalle, oggi in India muoiono 3mila persone al giorno. Le responsabilità sono della nuova variante indiana ma anche del governo Modi.
L’India è in ginocchio a causa di una nuova violentissima ondata di Covid-19, due mesi dopo che si era iniziato a parlare di “immunità di gregge” per il calo dei contagi di febbraio. Nell’ultima settimana i nuovi positivi hanno stabilmente superato i 300mila casi quotidiani, i decessi viaggiano oltre i duemila al giorno e le strade si sono trasformate in forni crematori a cielo aperto. Questa situazione deriva da diverse criticità, che hanno a che fare con le scelte del governo Modi e la diffusione di una nuova variante del virus molto aggressiva.
La variante indiana del Covid-19
A febbraio l’India era vista come un modello a livello internazionale e i suoi pochi migliaia di casi di Covid-19 al giorno a fronte di una popolazione di oltre un miliardo sembravano il preludio al raggiungimento dell’immunità di gregge, tanto che il ministro della Salute aveva dichiarato che “la pandemia è finita”. Ad aprile però lo scenario si è completamente stravolto, con un’esplosione dei contagi ancora sotto osservazione degli scienziati ma che sembrerebbe essere perlopiù il risultato di una nuova variante indiana del virus, denominata B.1.617. Risultato dell’unione di tre ceppi, essa appare più facilmente trasmissibile e questo ha contribuito a far salire i decessi nel giro dell’ultimo mese da una media di 300 casi a quella attuale che si assesta oltre i 2mila, probabilmente sottostimati per le difficoltà di tracciamento nelle aree rurali. I contagi viaggiano sui 300mila al giorno e i posti in terapia intensiva in molte città sono esauriti, un problema a cui si aggiunge la diffusa carenza di ossigeno negli ospedali.
A risentire di questa situazione rischia di essere anche il piano vaccinale, non solo in India. I vaccini qui prodotti dal Serum Institute potrebbero non essere abbastanza efficaci contro la nuova variante, al contempo però sono state bloccate le esportazioni degli stessi verso i paesi in via di sviluppo, così da soddisfare in primo luogo la domanda interna dal momento che solo il 10 per cento della popolazione ha ricevuto la prima dose.
NEW: Biden admin says U.S. will provide support to India amid Covid surge, including making available specific raw material required to manufacture vaccines, therapeutics, rapid diagnostic test kits, ventilators, and PPE, and looking into oxygen generation supplies #indiacovidpic.twitter.com/gOsHjRZOUD
Un effetto domino che ritarderà di molto la copertura vaccinale a livello globale. Intanto la comunità internazionale ha garantito aiuto a Nuova Delhi. Gli Stati Unitiinvieranno materiale per velocizzare la produzione di nuove dosi, oltre a questo Gran Bretagna e altri paesi si apprestano a donare macchinari, ventilatori, tamponi e altri dispositivi di protezione individuale. I voli dall’India sono intanto stati bloccati da diversi paesi, compresa l’Italia.
Le responsabilità del governo Modi
Mentre l’India sprofondava negli abissi della nuova ondata, il premier Narendra Modi non ha voluto rinunciare a fare propaganda politica. Nelle scorse settimane si sono tenute le elezioni locali in diversi stati considerati politicamente cruciali e i comizi con migliaia di partecipanti assembrati hanno scandito la quotidianità del paese. Inoltre, per non scontentare una fetta importante del suo elettorato, il governo guidato dal Partito nazionalista indù non ha voluto limitare le celebrazioni del Kumbh Mela, una delle più importanti cerimonie induiste. Una folla di milioni di persone si è così ritrovata a metà aprile a fare il bagno rituale nel fiume Gange, un maxi assembramento che si è trasformato in un focolaio di contagi. Migliaia di persone sono in effetti risultate positive e questo ha portato le autorità religiose a chiedere una partecipazione virtuale alle celebrazioni, quando però era ormai troppo tardi.
Il governo Modi ha mantenuto insomma un atteggiamento troppo soft nei confronti di un’ondata che era stata annunciata un po’ da tutti. A poco è servito il lockdownimposto nella città di New Delhi, oltre che le frettolose ma ormai tardive misure locali di limitazione degli assembramenti. Intanto emergono sospetti che il governo centrale e diversi stati stiano manipolando i dati sui decessi, abbassandoli volontariamente sull’onda di quanto già fatto nel 2019 con i numeri sulla disoccupazione, episodio che provocò un grande scandalo nazionale. E l’esecutivo Modi sta inondando Twitter di richieste di rimozione di contenuti contro la gestione indiana dell’epidemia.
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