
In un nuovo decreto previsti limiti più stringenti per queste molecole chimiche eterne, ma ancora superiori a quelle indicate dalle agenzie ambientali.
Il fiume Yamuna in India è stato ricoperto da uno strato di schiuma tossica dovuto agli scarti che le industrie gettano direttamente nelle sue acque.
È uno dei fiumi più sacri dell’India, ma è anche uno dei più inquinati. È venerato dagli indiani, ma è usato come canale di scolo dalle industrie. Nasce cristallino nella catena himalayana per finire ricoperto di schiuma tossica una volta giunto nella capitale Delhi. È la storia di contraddizioni del fiume Yamuna, nel nord dell’India, il più grande affluente del Gange.
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Nel 2017, il fiume Yamuna è stato dichiarato ecologicamente morto, in quanto nelle sue acque sopravvivono solo alcuni tipi di batteri. Con una percentuale di ossigeno pari allo 0 per cento, la vita animale o vegetale sarebbe di fatto impossibile.
Eppure, sempre un paio di anni fa, la corte dell’Uttar Pradesh gli aveva attribuito, insieme al Gange, lo status di persona morale, nel tentativo di proteggerli entrambi dall’inquinamento. Tentativo che fino ad oggi sembrerebbe essere fallito.
An Indian Hindu prays amidst the foam of the polluted #Yamuna River in New Delhi, by @dofaget; more in @ParisMatch: https://t.co/Mya9Ud1xJ7 pic.twitter.com/P24irwibNJ
— AFP Photo (@AFPphoto) July 12, 2017
Da anni, a causa dell’estremo inquinamento della regione, il fiume Yamuna si ricopre periodicamente di uno strato di schiuma che a prima vista sembrerebbe quasi innocua neve, ma che in realtà avvelena tutto ciò con cui entra in contatto. Questo strano fenomeno è dovuto a tutti gli agenti chimici, i pesticidi e i metalli che vengono riversati quotidianamente nelle sue acque senza essere opportunamente filtrati. Fino ad oggi, più di cento aziende sono state accusate di aver sversato gli scarti tossici delle loro produzioni nel fiume, senza seguire le procedure adeguate. Infatti, si stima che solo il 5 per cento dell’acqua che finisce al suo interno venga trattata secondo gli standard di legge. https://www.youtube.com/watch?v=5-N1mKIYZ6M
Malgrado la natura abbia da tempo lasciato questo luogo, gli abitanti di Delhi continuano a frequentare le rive del Yamuna, facendo il bagno e lavando i propri vestiti nelle sue acque tossiche.
Nell’ultimo mese hanno fatto il giro del mondo le immagini dei credenti che celebravano il Chhath, un festival indù dedicato al sole, mentre si immergevano completamente nella schiuma bianca del fiume. Una situazione dolceamara se si pensa che quel giorno il sole splendeva timidamente, celato da una fitta nebbia di smog e che quell’acqua che secondo il rituale avrebbero dovuto portare prosperità e salute, finirà per avvelenare tutti i presenti.
“Sono rimasta un’ora nell’acqua a pregare, ma era molto oleosa, sporca e aveva un odore strano – ha raccontato al quotidiano inglese Guardian Sunita Devi, una credente che ha partecipato al Chhath –. Secondo il rituale dobbiamo immergerci completamente, ma io, a differenza di molti miei amici, non ce l’ho fatta. Mi bruciavano le gambe e dopo un po’ sono dovuta andare a casa a farmi un bagno”.
A woman prayed in the filthy waters of the #Yamuna river in #Delhi during the holy festival of Chhath Puja as toxic foam floated past. Read more about India’s relationship with its water resources in the @nytimes pic.twitter.com/9tIXQVm32X
— Bryan Denton (@bdentonphoto) November 29, 2019
Il problema dello Yamuna non è limitato solamente al contatto con le sue acque. Molti degli abitanti di Delhi sono persino costretti a bere la sua acqua, non avendo accesso ad altre fonti di acqua potabile. Questo negli anni ha portato allo sviluppo di deformità e di varie forme di avvelenamento, con cui gli abitanti devono convivere quotidianamente. L’unica soluzione sarebbe bere acqua in bottiglia, ma la maggior parte non può permetterselo.
“Come cittadina di Delhi che ha vissuto qui tutta la sua vita, questa situazione è vergognosa – ha dichiarato al Guardian Navdha Malhotra, direttrice delle campagne di Purpose, un’agenzia indiana che si occupa di aiutare le organizzazioni a creare campagne sociali –. Il governo ha mostrato zero disponibilità a discutere del problema dell’inquinamento. Le persone sono furiose e i genitori hanno paura a lasciar correre i propri figli all’aperto”.
Persino i giudici della Corte suprema indiana hanno accusato le autorità di aver fallito nella lotta all’inquinamento e di aver “lasciato morire le persone”. Secondo uno dei giudici “nessuno è al sicuro, nemmeno in casa propria” perché neppure l’aria è pulita.
E pensare che Delhi non è nemmeno una delle dieci città più inquinate dell’India.
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