Mentre anche a ottobre le immatricolazioni auto calano, con l’elettrico fermo al 4%, l’offerta cresce, con modelli come Opel Grandland che offrono fino a 700 km di autonomia.
India, solo auto elettriche entro il 2032. E una fabbrica statale di batterie
La cattiva qualità dell’aria provoca ogni anno oltre 1,1 milioni di morti in India. Un dato drammatico, allineato con la Cina, altro colosso asiatico nel quale le polveri sottili sono fuori controllo da tempo. Con una differenza: l’inquinamento atmosferico, secondo le ricerche dell’ente no profit americano Health Effects Institute, in Cina è ormai stabile da
La cattiva qualità dell’aria provoca ogni anno oltre 1,1 milioni di morti in India. Un dato drammatico, allineato con la Cina, altro colosso asiatico nel quale le polveri sottili sono fuori controllo da tempo. Con una differenza: l’inquinamento atmosferico, secondo le ricerche dell’ente no profit americano Health Effects Institute, in Cina è ormai stabile da alcuni anni, mentre in India ha conosciuto un aumento vertiginoso nell’ultima decade. Una situazione che ha spinto il governo di Nuova Delhi a rafforzare gli investimenti in favore delle fonti rinnovabili, in special modo l’eolico, riducendo il ricorso alle centrali termoelettriche a carbone e, soprattutto, promettendo un’evoluzione epocale quale la circolazione delle sole auto elettriche entro il 2032.
L’india metterà al bando le auto tradizionali
L’india mira in quindici anni a bandire le vetture tradizionali in favore dei modelli a batteria. Un piano a dir poco ambizioso, specie considerando lo stato attuale dell’immenso parco circolante – oltre 21 milioni di veicoli – tra i meno moderni al mondo. Una road map che prevede sin da subito un incremento vertiginoso delle vendite di auto elettriche, così da poter contare su oltre sette milioni di unità nel 2020. Una conversione alla mobilità sostenibile che, per portata e importanza, surclasserebbe quanto sinora realizzato da Paesi tradizionalmente “green” quali la Norvegia e l’Olanda. Oltre a limitare le vendite dei modelli tradizionali, alimentati mediante carburanti d’origine fossile, il governo indiano finanzierebbe la realizzazione di una fabbrica di stato di batterie, così da rendere “democratica” la diffusione della propulsione a zero emissioni.
Rete di ricarica e produzione statale delle batterie
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, l’India conta di sostenere economicamente la creazione di una mega fabbrica statale di batterie con i proventi della tassazione delle vetture endotermiche. Lo stabilimento dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2018 e produrre, una volta a regime, 250 megawattora di accumulatori, per arrivare a un gigawattora nel 2020. Le celle verranno destinate tanto ai costruttori di vetture, così da rendere più agevole la conversione produttiva, sia ai privati che ne facciano richiesta come ricambistica, calmierando i prezzi e rendendo accessibile la mobilità elettrica. In parallelo, lo stato sosterrà l’espansione della rete di ricarica, da creare pressoché da zero.
L’India sarà il nuovo volano della mobilità sostenibile?
I progetti indiani a lungo termine, come accennato, prevedono l’elettrificazione dell’intero parco circolante. Un orizzonte ambizioso che dovrà scontrarsi con l’industria automotive, presa in contropiede da un’evoluzione tanto radicale. Al momento, infatti, la Mahindra è l’unico costruttore nazionale con una gamma di modelli a batteria. In aggiunta, il governo indiano sembra poco propenso a incentivare la diffusione dei veicoli ibridi, vero e proprio ponte – specie nella declinazione plug-in, vale a dire a batterie ricaricabili – tra la mobilità del passato e quella del futuro. La rotta, in ogni caso, è tracciata, dato che Nuova Delhi ha reso nota la riduzione del 50 per cento del fabbisogno di petrolio del Paese entro il 2030. La conversione sostenibile dell’immenso parco circolante indiano avrebbe riflessi positivi sia diretti sull’ambiente, sia indiretti sulla diffusione degli EV (Electric Vehicle) nel mondo, fungendo da sprone per le case auto alla realizzazione di modelli sempre più economici e fruibili.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La Capri è la nuova elettrica Ford, con l’addio a modelli come Fiesta e Focus un tassello importante nella transizione ecologica del marchio. Vi raccontiamo come va nella nostra prova.
Costruire auto elettriche a prezzi accessibili in Europa è possibile. Magari reinventando modelli iconici del passato e conservandone il fascino, come dimostra la Renault 5 elettrica.
Lynk & Co presenta la nuova elettrica 02: pensata per l’Europa, prodotta in Cina, si può (anche) noleggiare e offre fino a 445 chilometri di autonomia.
Dopo un buon 2023 si inverte la tendenza delle auto elettriche sul mercato. L’Italia resta, insieme alla Spagna, uno dei fanalini di coda del continente.
Con 600 chilometri di autonomia e dimensioni europee, l’Explorer inaugura una nuova generazione di modelli elettrici Ford. Vi raccontiamo come va nella nostra prova.
Si chiama Inster la prima elettrica da città Hyundai: due le declinazioni, urban o outdoor, dimensioni compatte e interni ispirati alla circolarità.
Stellantis sull’auto elettrica si allea con la cinese Leapmotor e annuncia in tre anni un nuovo veicolo ogni anno, si parte con la T03, una urban car sotto i 18mila euro.
Col debutto del brand Dfsk cresce la disponibilità di auto cinesi low cost e di buona qualità, una possibile risposta all’urgenza (e al costo) della transizione ecologica dell’auto.