Negli ultimi anni le terre indigene Kayapó, Munduruku e Yanomami, nell’Amazzonia brasiliana, sono state devastate dalle miniere d’oro illegali.
Ecuador, gli indigeni Siekopai dopo 80 anni riavranno le proprie terre in Amazzonia
Gli indigeni Siekopai, dopo 80 anni, rientreranno in possesso delle proprie terre in Amazzonia: la vittoria in tribunale apre un precedente importante.
- Gli indigeni Siekopai, dopo 80 anni, rientreranno in possesso delle proprie terre in Amazzonia.
- Si tratta di oltre 42mila ettari espropriati negli anni ’40 per la creazione di una riserva faunistica, senza il consenso della comunità.
- La vittoria, avvenuta in tribunale dopo anni di richieste inevase dal ministero dell’Ambiente, apre un precedente per altre comunità indigene.
Dopo otto decenni di esilio forzato, le comunità indigene Siekopai hanno finalmente ottenuto giustizia: il tribunale provinciale di Sucumbíos, in Ecuador, ha emesso una storica sentenza a favore della comunità, ordinando al ministero dell’Ambiente di consegnare un titolo di proprietà per 42.360 ettari della loro terra ancestrale amazzonica. La decisione, la prima del genere in Ecuador, rappresenta una pietra miliare per i diritti di tutte quelle comunità indigene il cui territorio si trova all’interno di aree protette. Attraverso la propria pagina Facebook, i rappresentanti della comunità Siekopai hanno espresso la propria gioia di poter tornare, “e allo stesso tempo la tristezza per coloro che non ci sono più e non ce l’hanno fatta”, e insieme l’aspettativa “di poterci riconnettere con gli antenati. L’aspettativa di imparare dalle nonne e dai nonni la conoscenza delle piante uniche di questo territorio, della frutta e della pesca. Questa è una vittoria che genera un precedente importante per altri popoli indigeni che hanno chiesto anche loro la qualifica dei loro territori ancestrali che si trovano all’interno di aree protette”.
La storia dell’esilio Siekopai e la battaglia giuridica
La vicenda affonda le radici negli anni ’40, quando il conflitto militare tra Ecuador e Perù costrinse le comunità Siekopai ad abbandonare la loro terra. Nel 1979, dopo la fine del conflitto, lo stato ecuadoriano dichiarò la zona, conosciuta come Pë’këya, Riserva Faunistica di Cuyabeno, senza il consenso dei Siekopai. Decenni di richieste respinte al ministero dell’Ambiente hanno portato le comunità a intraprendere una causa legale nel 2022. Il verdetto del tribunale, giunto il 24 novembre 2023, ha ordinato la restituzione della terra e scuse pubbliche per la violazione dei diritti territoriali.
Una sentenza storica che potrebbe rivoluzionare l’approccio alle richieste simili di altre comunità indigene in Ecuador e oltre i confini nazionali. L’Ecuador ora dovrà riconoscere il territorio ancestrale Pë’këya come di proprietà legale dei Siekopai, aprendo la strada per la gestione sostenibile delle risorse locali da parte della comunità. La sentenza, secondo gli esperti, potrebbe cambiare l’approccio delle comunità indigene nella lotta per le loro terre ancestrali all’interno delle aree protette, aprendo la porta a future azioni legali.
Jorge Acero, avvocato di Amazon Frontlines, sottolinea che “la sentenza implica un cambio di dinamiche di potere. Se prima il ministero dell’Ambiente dettava le regole nelle aree protette, ora dovrà rispettare la capacità decisionale delle comunità indigene nella gestione del proprio territorio. La loro vittoria legale crea un enorme precedente per le nazioni indigene in tutto l’Ecuador, e la più ampia Amazzonia, per garantire un titolo legale permanente sulle loro foreste. Siamo onorati di essere al fianco dei nostri partner Siekopai in questa lotta”.
Un precedente per tutte le comunità indigene dell’Amazzonia
La sentenza come detto non riguarda solo i Siekopai ma apre un precedente importante. In Ecuador, molti gruppi indigeni, come A’i Cofán e Kichwa, hanno lottato per i diritti legali sulla loro terra all’interno di aree protette. La lentezza dello Stato nel concedere titoli legali ha lasciato più di 1,2 milioni di ettari di terreno in attesa dei legittimi proprietari, e questa vittoria potrebbe ispirare altre comunità a intraprendere azioni legali simili. La Confederazione delle Nazioni Indigene dell’Ecuador (Conaie), la Confederazione delle nazionalità indigene dell’Amazzonia Ecuadoriana e altre organizzazioni potrebbero sostenere la causa, aprendo la strada alla sicurezza giuridica per molte terre indigene nella regione.
“La nazionalità Siekopai ha combattuto per decenni per tornare a Pé’keya, il suo territorio ancestrale nella foresta amazzonica al confine tra Ecuador e Perù. Questo territorio costituisce la base della loro identità, cultura e visione del mondo, di cui sono stati spogliati e sfollati – spiega il Conaie – Inoltre, questa sentenza crea un precedente cruciale per la lotta di altri popoli e nazionalità indigene i cui territori ancestrali sono stati colpiti da varie misure di conservazione ambientale, come le aree protette, imposte unilateralmente dallo Stato. Finora il ministero dell’Ambiente ha utilizzato queste misure per negare il diritto essenziale di aggiudicazione e certificazione dei territori ai popoli e alle nazionalità”.
Con la sentenza, i Siekopai ottengono non solo la proprietà legale della terra ma anche la possibilità di autodeterminare i piani di gestione, sebbene sulla base degli obiettivi fissati dal governo, e nello specifico dal ministero dell’Ambiente stesso. Questo segna un cambiamento significativo nella dinamica tra le comunità indigene e il governo, spostando il potere dalla burocrazia statale verso le popolazioni indigene. Il processo per la gestione di questa terra resta ancora da definire, ma la sentenza apre una nuova era di autodeterminazione, protezione della biodiversità e conservazione delle tradizioni ancestrali.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il 2021 è l’anno record di miniere illegali in Brasile. I minatori compiono attacchi mortali contro le comunità indigene e le donne vengono stuprate.
Una tribù incontattata appena scoperta è già a rischio di estinzione. Anzi sterminio. Succede in Brasile dove Bolsonaro è già stato accusato tre volte di genocidio.
Dal 2008 a oggi 31 raid di polizia hanno salvato 333 persone in condizioni di schiavitù nelle miniere brasiliane. Ora le operazioni sono più difficili a causa di Bolsonaro.
Dopo una vita costellata di traversie, Karapiru Awá Guajá è scomparso per Covid-19. Il suo popolo continuerà a lottare per difendere la propria terra.
Bolsonaro è accusato di persecuzione degli indigeni brasiliani e della distruzione dell’Amazzonia. Intervista agli avvocati che stanno portando il caso alla Corte penale internazionale.
Con la morte di Amoim Aruká finisce per sempre la storia del popolo indigeno Juma. Esprimono dolore, e rabbia, le associazioni dell’Amazzonia brasiliana.
Ecocidio. È questo il reato per cui il presidente brasiliano in carica, Jair Bolsonaro, rischia il processo alla Corte penale internazionale.
Si è spento all’età di 93 anni. Missionario in Brasile per 52 anni, si batteva per la protezione dei popoli indigeni.