In una settimana morti due capodogli e una balena di Bryde rimasti spiaggiati.
Le cause che provocano gli “spiaggiamenti” sono molteplici, per questo difficili da individuare.
Sono stati avviati corsi di primo soccorso per salvare un animale spiaggiato, alcuni consigli.
Morti spiaggiati due capodogli e una balena di Bryde
Una settimana triste quella trascorsa per la conservazione animale. A Bali, in Indonesia, nell’arco di pochi giorni sono stati ritrovati morti spiaggiati due capodogli e una balena di Bryde. Quest’ultima, una Balaenoptera edeni, pesante più di due tonnellate e lunga circa undici metri, è stata trovata già in stato di decomposizione da alcuni locali sulla spiaggia di Tabanan sabato primo aprile. Solo pochi giorni dopo, un capodoglio (Physeter macrocephalus) maschio lungo 18 metri si è arenato nel distretto di Klungkung, sulla costa orientale di Bali. E infine, l’altro capodoglio lungo 17 metri, è stato scoperto sabato 8 nel distretto di Jembrana sulla spiaggia di Yeh Lehn ed è diventato il terzo animale a spiaggiarsi nell’arco di una settimana.
A sperm whale was found dead on the shores of Karangasem, Bali, more than 30 kilometers from where it was initially beached alive and rescued by authorities. An official said the whale was one of three that have died on the island in the past month pic.twitter.com/UVITeBjr52
Secondo le prime dichiarazioni ufficiali l’ultimo capodoglio sarebbe morto per una malattia polmonare così come la balena trovata nei giorni precedenti. Il corpo dell’animale era magro e non al massimo della forma, tuttavia, gli esperti forensi hanno iniziato l’autopsia al corpo così da stabilire con certezza la causa della morte. Nel frattempo l’area è stata messa in sicurezza per evitare che la carne o alcune parti dell’animale fossero rubate, a causa di episodi passati in cui, approfittando del cadavere spiaggiato, sono state rubate e messe in vendita la carne e le parti dell’animale, azione illegale nel paese.
Il rumore che uccide (i cetacei)
Permana Yudiarso, dell’ufficio risorse costali e marine, ha affermato che “dalle prime osservazioni, abbiamo riscontrato ferita e del sangue all’interno dei polmoni, quindi stiamo cercando di scoprire da cosa siano dovute”. Purtroppo, sono molti i fattori che possono causare lo spiaggiamento delle balene. Primo, oltre alle malattie, è l’inquinamento acustico marino generato da diverse fonti: gli impianti di trivellazione per l’estrazione di petrolio o gas, il traffico marittimo, la pesca, gli impianti eolici, i sonar e i multibeam – utilizzati per sondare i fondali. Diverse ricerche hanno dimostrato che tutto questo rumore oceanico può uccidere, ferire e causare sordità a cetacei e altri mammiferi marini, così come ai pesci. In particolare, è stato possibile mettere in relazione gli spiaggiamenti e i decessi dei mammiferi marini con l’esposizione ai sonar. Inoltre, un’altra motivazione potrebbe essere collegata ai recenti terremoti avvenuti nell’area. Infatti, nel corso degli anni diverse ricerche hanno riscontrato comportamenti anomali nei mammiferi marini a seguito di terremoti. Ne sono un esempio le scosse che colpirono la Nuova Zelanda nel 2016, le quali influenzarono le capacità di caccia delle balene. Eventi del genere potrebbero spingere gli animali, disorientate e in cerca di cibo, verso zone sempre meno profonde.
Nel corso degli ultimi dieci anni sono più di mille i mammiferi marini rimasti spiaggiati in Indonesia. Basti ricordare il triste evento del febbraio 2021 quando furono ben 45 i globicefali (Globicephala melas) rimasti spiaggiati sull’isola di Madura al nord di Giava. Oppure lo squalo balena (Rhincodon typus) spiaggiato vicino a Cirarangan a ovest di Giava, ritrovato fatto a pezzi dalle comunità locali. O ancora, il capodoglio trovato morto nel 2018 con più di cento bicchieri e 25 sacchetti di plastica nello stomaco. Tuttavia, le acque intorno all’Indonesia fungono sia da habitat perfetto che da importante rotta migratoria per dozzine di specie. Degli attuali novanta tipi di mammiferi marini nel mondo, 35 si trovano in Indonesia. Come anticipato sono diverse le cause dello spiaggiamento, ma in generale le principali sono: la bassa marea, le malattie, la caccia, il rumore oceanico, la pesca, il traffico marittimo, inquinamento marino, i terremoti del fondale marino, le condizioni meteorologiche estreme, la crescita incontrollata di alghe e le tempeste solari.
Corsi di primo soccorso
Riuscire a conoscere al meglio ciò che provoca gli spiaggiamenti e riuscire a prevenire questi incidenti potrebbe essere la chiave più importante per la gestione futura di questi animali. Nel frattempo, diversi gruppi come Wsi (Whale standing Indonesia) e Wwf-Indonesia sono impegnati a svolgere seminari, organizzati con l’aiuto di grandi gruppi di conservazione, università, centri di surf e diving, con l’intento di creare una rete nazionale di primo soccorso per animali spiaggiati, formata da cittadini e volontari. Ecco alcune informazioni utili: quando gli animali sono piccoli, bisogna cercare di riportarli in mare usando le mani nude o utilizzando un telo. L’importante è non tirare l’animale per le pinne o la coda, fondamentali per il nuoto. Al contrario, quando gli animali sono troppo grandi da essere spinti in acqua, bisogna avvisare immediatamente le autorità e, nel frattempo, idratare l’animale, ad esempio coprendolo con indumenti e teli inzuppati d’acqua, oppure scavare una buca intorno all’animale in modo da tenerlo a contatto con l’acqua.
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Diversi studi hanno rivalutato, nel corso degli anni, il valore delle vespe per la salute umana, grazie al loro contributo per un’agricoltura meno chimica.