Quattro residenti di Pari, isola dell’Indonesia, sono in causa contro la produttrice di cemento Holcim. La società è tra le principali responsabili globali delle emissioni di gas serra.
L’isola di Pari, in Indonesia, ha già perso l’11 per cento della sua superficie ed entro il 2050 potrebbe essere tutta sommersa.
Quattro cittadini hanno denunciato la multinazionale del cemento Holcim, ritenuta tra i protagonisti del riscaldamento globale.
L’industria del cemento è responsabile dell’8 per cento delle emissioni annuali di anidride carbonica.
Quattro cittadini dell’Indonesia hanno fatto causa alla multinazionale del cemento Holcim per i danni derivanti dalle sue emissioni nocive. L’azione legale viene dall’isola di Pari, uno dei territori più sotto stress per gli effetti dei cambiamenti climatici e interessata negli anni scorsi da inondazioni ed altri eventi estremi che hanno provocato non pochi problemi alla popolazione locale.
Ora quattro abitanti dell’isola hanno chiesto alla multinazionale un risarcimento, oltre che il finanziamento di progetti per la protezione delle coste contro l’innalzamento del livello dei mari. La Holcim è infatti accusata di avere un ruolo decisivo nelle emissioni di gas serra nel mondo e quindi di essere direttamente responsabile dei danni che sta vivendo Pari. Si tratta della prima causa portata avanti da civili contro una grande azienda di cemento.
La crisi climatica sull’isola di Pari
Entro il 2050 la gran parte dell’isola di Pari, situata al largo della capitale indonesiana Giacarta, sarà sommersa dal mare. I cambiamenti climatici da tempo stanno mettendo in ginocchio le comunità locali, con il livello del mare che va via via salendo e le prime inondazioni che hanno distrutto le attività costiere di molti cittadini. I pozzi sono sempre più contaminati dall’acqua salata, le barriere costiere vegetali come quelle formate dalle mangrovie stanno andando distruggendosi e oggi il punto più alto dell’isola si trova a solo un metro e mezzo di altezza sul livello del mare.
La popolazione dell’isola vive di pesca, servizi per un turismo sostenibile e agricoltura. Il suo impatto sui cambiamenti climatici in corso è dunque pari a zero, eppure oggi proprio gli abitanti di Pari vivono sulla propria pelle le conseguenze del disastro ambientale in cui sta precipitando il Pianeta. E hanno deciso di provare a far pagare il prezzo di tutto questo a chi ne è realmente responsabile.
Quattro abitanti dell’isola, tre uomini e una donna, hanno fatto causa alla multinazionale Holcim, la più grande azienda produttrice di cemento al mondo. Questo perché la ritengono responsabile di una parte importante delle emissioni di gas serra che hanno causato l’innalzamento dei livelli del mare e dunque i problemi sull’isola di Pari. Tra i denuncianti c’è Edi Mulyono, un abitante che ha visto andare distrutta la sua attività alberghiera sulla costa a causa dell’alluvione e delle mareggiate del 2021. E Asmania, che ha sempre meno presenze nella sua guesthouse sul litorale perché i disastri ambientali degli ultimi anni stanno scoraggiando il turismo.
I danni del cemento
La causa è stata presentata in Svizzera, il paese dove la Holcim ha la sua sede legale. Secondo il Climate accountability institute la Holcim ha rilasciato qualcosa come 7 miliardi di tonnellate di CO2 dal 1950 a oggi, lo 0.42 per cento del totale delle emissioni industriali del periodo e infatti risulta tra le 50 aziende più inquinanti al mondo. I denunciati indonesiani ritengono la società svizzera tra i principali colpevoli dei disastri ambientali che proprio sull’isola di Pari si stanno iniziando a far sentire.
Supportati da Swiss church aid HEKS/EPER, European center for constitutional and human rights (Ecchr) e l’organizzazione indonesiana WALHI, i quattro abitanti di Pari chiedono un risarcimento di circa 3mila dollari ciascuno, oltre che il finanziamento da parte della multinazionale di progetti di protezione dell’isola dall’innalzamento del livello del mare, come la piantumazione di mangrovie e di altre barriere naturali e artificiali. Infine, i denuncianti chiedono che la Holcim tagli le sue emissioni del 43 per cento entro il 2030 e del 69 per cento entro il 2040. Tutte queste rivendicazioni sono diventate i pilastri della campagna Call for climate justice.
Indonesia’s Pari Island is threatened by rising sea levels caused by #climatechange.
Qualcosa di simile all’azione legale della piccola isola indonesiana si è visto in Perù qualche mese fa, quando un contadino ha intrapreso una causa legale contro la società energetica RWE per i danni climatici causati dalle sue emissioni di gas serra. E azioni legali a tema climatico contro stati e aziende si stanno moltiplicando un po’ in tutto il mondo, in quello che assume le sembianze di una nuova forma di lotta per la giustizia climatica che viene dal basso. Nel caso di Holcim, si tratta della prima denuncia da parte di civili contro una multinazionale del cemento, oltre che della prima denuncia climatica depositata in Svizzera.
“La vita degli abitanti di Pari è a rischio”
“La Holcim ha storicamente contribuito al riscaldamento globale e di conseguenza all’innalzamento del livello del mare, che può rappresentare una minaccia esistenziale per le piccole isole e le coste basse, come nel caso di Pari”, spiega a LifeGate Laura Duarte Reyes, Legal Advisor dell’Ecchr, che sottolinea che l’isola ha già perso l’11 per cento della sua superficie. “Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico ha identificato nel suo rapporto più recente i principali rischi legati al clima per le piccole isole. Questi rischi si stanno già concretizzando sull’isola di Pari e incidono sulla vita dei querelanti nella forma di declino economico, crollo dei mezzi di sussistenza nella pesca e nel turismo, perdita di beni, ridotta abitabilità e minacce alla sicurezza idrica“.
I danni più gravi si sono registrati nella parte sud-occidentale dell’isola e a subirne le peggiori conseguenze sono le donne, a riprova di come i cambiamenti climatici e i suoi effetti siano anche una questione di genere. “Dopo un’alluvione, sono le donne ad avere la responsabilità principale di pulire ed eliminare l’acqua di mare e i rifiuti che sono entrati nelle case e nei negozi di famiglia”, evidenzia Duarte Reyes, “Non solo devono garantire la sicurezza dei loro bambini e nutrire le loro famiglie, ma anche disinfettare, riorganizzare e pulire dopo che si è verificata un’alluvione”.
Come spiega a LifeGate Lorenz Kummer di Swiss Church Aid HEKS/EPER, “l’Indonesia è particolarmente esposta all’innalzamento del livello del mare a causa delle sue coste e della sua posizione geografica. Quando i livelli più alti del mare coincidono con una tempesta, onde alte o una marea, questo si traduce in eventi meteorologici estremi: le spiagge e le zone costiere basse vengono allagate. Più le temperature globali aumentano, più frequenti ed estreme diventano queste inondazioni. Questo è esattamente ciò che le persone nell’isola di Pari stanno sperimentando”. Le tempeste e le alluvioni sull’isola indonesiana sono sempre più frequenti, da novembre 2021 a oggi si sono verificati tre eventi estremi che hanno provocato danni alle case, alle strade, ai pozzi e alle attività economiche. “La vita della gran parte della popolazione di Pari è a rischio”, chiosa Kummer.
L’azione legale intrapresa dai quattro cittadini è allora una forma di resistenza davanti a un futuro buio ma anche il simbolo di una nuova stagione di attivismo ambientale. “Penso che questo caso possa aprire le porte a futuri contenziosi sul clima e a forme di attivismo della società civile”, sottolinea Duarte Reyes. “Inoltre ci ricorda che a rilasciare grandi quantità di carbonio non sono solo le compagnie di combustibili fossili. Per limitare il riscaldamento globale occorre guardare a tutti i settori che contribuiscono in modo significativo al cambiamento climatico”. L’industria del cemento, responsabile dell’8 per cento delle emissioni annuali di anidride carbonica, è senza dubbio tra questi.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.