Nonostante nell’immaginario diffuso si creda il contrario, dietro la produzione di latte si nasconde lo sfruttamento estremo di questi animali. Per tutta la loro vita, la maggior parte delle mucche vive infatti in sistemi a pascolo zero. Questo significa che non vedranno mai un filo d’erba, né calpesteranno un prato.
Come abbiamo documentato attraverso le nostre inchieste, nei capannoni in cui vivono le mucche sono costrette a stare in piedi per lunghi periodi di tempo su pavimenti duri, spesso i loro zoccoli risultano trascurati e infetti, rendendo molte mucche profondamente debilitate.
Il mercato del latte
Per rispondere alla domanda di latte del mercato, l’industria lattiero-casearia sottopone gli animali a un ritmo di produzione esasperato che provoca loro stress e sofferenza. Prigioniere di un ciclo estenuante di inseminazioni artificiali, gravidanze, nascite e produzione di latte, le mucche sviluppano gravi malattie o disturbi fisici a causa delle quali spesso muoiono o risultano talmente debilitate da essere abbattute. Il latte che dovrebbe essere destinato ai loro cuccioli finisce imbottigliato nei supermercati, mentre le mucche perdono la possibilità di stare a contatto con i propri cuccioli.
Solitamente solo poche ore dopo il parto i vitelli vengono portati via dalla propria mamma in modo che il latte possa essere destinato al consumo umano. Questa separazione è molto dolorosa per entrambi. Durante le indagini condotte da Animal Equality, i nostri investigatori hanno documentato mucche e vitelli appena nati mentre si chiamavano disperatamente per ore o si cercavano invano.
Mentre le giovani vitelle vengono rinchiuse all’interno di gabbie dove vengono alimentate a forza con un sostituto del latte per poi prendere il posto delle loro madri nella catena di produzione, i vitelli maschi appena nati sono invece destinati alla filiera della carne. Secondo i dati Istat, nel 2022 in Italia sono stati macellati 544.557 vitelli sotto gli otto mesi.
Il latte di bufala
Le mucche non sono le uniche prigioniere di questo circolo di sofferenze. Le bufale in Italia vivono le stesse sofferenze all’interno dell’industria per la produzione di latte di bufala, mozzarelle e altri prodotti caseari. Abbiamo svelato le terribili condizioni in cui questi animali sono costretti a vivere con la nostra inchiesta “Una bufala tutta italiana”, in cui abbiamo rivelato anche come i cuccioli maschi di bufala venissero abbandonati a morire di fame e sete tra atroci sofferenze.
Questo perché – a differenza di quella di vitello – la carne di bufalino ha uno scarso valore economico. Solo una minima parte dei bufalini maschi, quindi, viene lasciata vivere, a scopo riproduttivo o per essere destinata al consumo di carne, mentre gli altri cuccioli vengono spesso abbandonati a morire dagli allevatori perché considerati inutili per la produzione.
Tutto questo è inaccettabile. Lo sfruttamento all’interno dell’industria lattiero-casearia non è minore rispetto a quello che sta alla base dell’industria della carne, anche se spesso questo aspetto viene dimenticato, sottovalutato o addirittura negato. Smettere di consumare prodotti di origine animale preferendo alternative vegetali è il primo, fondamentale passo che ognuno di noi può compiere ogni giorno per smettere di finanziare queste crudeltà.
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