Diritti umani

Ingrid Betancourt

La vita sospesa di un’ambientalista e “pasionaria” della pace. Ecco la sua storia.

Nata a Bogotà nel 1961, Ingrid Betancourt è figlia di
Yolanda Pulecio, ex miss Colombia e del ministro Gabriel
Betancourt, ex-ambasciatore a Parigi dove Ingrid ha vissuto e
studiato alcuni anni, laureandosi in scienze politiche.

Carattere forte e determinato, sposata e madre di due bambini, la
giovane Betancourt, pacifista e ambientalista, strenua nemica della
corruzione, attivista per i diritti umani e l’emancipazione
sociale, decide presto di entrare in politica.

E’ il 1990 quando appena trentenne lascia la Francia e ritorna in
Colombia, per contribuire alla costruzione di un futuro di pace e
di giustizia, di una democrazia credibile in un paese dove la
popolazione, stremata e affamata, si trova da anni al centro di una
violenta guerra civile, oppressa da fazioni di guerriglieri, gruppi
paramilitari, cartelli della droga e “politici corrotti, senza
autorevolezza, senza ideali, interessati solo al potere e al
denaro” come ha scritto in “Forse mi uccideranno domani”, il
libro autobiografico diventato un best seller, che rappresenta il
suo manifesto politico ed esistenziale.

La stampa internazionale la dipinge come una santa, per i
detrattori e gli avversari politici è soltanto una donna
esaltata e ambiziosa. Riceve numerose minacce e vive blindata, per
questo decide di portare i suoi bambini al sicuro in un paese
straniero. Instancabile e coraggiosa, nel corso della sua prima
campagna elettorale distribuisce preservativi per la strada con il
messaggio “proteggiti dalla corruzione così come dall’Aids”.
Denuncia un gigantesco traffico d’armi, lo sfruttamento ambientale
delle multinazionali, la deforestazione selvaggia, la mancata
riforma agraria. Si schiera dalla parte dei più deboli, dei
contadini e degli indios.

Nel 1994 fa il pieno di voti e viene eletta deputata nelle file del
partito liberale. La sera stessa va in televisione e denuncia
pubblicamente gli uomini politici comprati dai narcos. Nel 1998
stravince e diventa senatrice, dando una speranza nuova al suo
popolo. Decide quindi di fare il grande passo e candidarsi alle
presidenziali del maggio del 2002. Fonda il partito “Oxigeno Verde”
e nel corso della campagna elettorale si fa fotografare con una
mascherina antismog, circondata da palloncini colorati. E’ questa
l’immagine dell’ambientalista, della pasionaria della pace che
farà il giro del mondo. Con lo slogan “Ingrid es oxigeno”
raccoglie ben 160 mila preferenze accorciando notevolmente le
distanze dall’ambizioso obiettivo presidenziale. Ma il 24 febbraio
del 2002, mentre è in viaggio verso zone controllate dai
ribelli, viene sequestrata dalle forze armate rivoluzionarie
colombiane (Farc) che in cambio della sua vita, chiedono al governo
di Bogotà la liberazione di tutti gli esponenti della
guerriglia in carcere.

Fino ad oggi, le autorità colombiane hanno respinto ogni
ipotesi di scambio, nonostante le campagne di sensibilizzazione, i
numerosi appelli per la sua liberazione da parte del Parlamento
Europeo, della diplomazia internazionale, delle organizzazioni
ambientaliste e di Amnesty International.

Maurizio Torretti

 

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