Lunedì 11 marzo è il primo giorno del mese di Ramadan, come annunciato domenica in seguito all’avvistamento della mezzaluna da parte dei comitati di osservazione della luna della stragrande maggioranza dei paesi, tra cui l’Arabia Saudita. Per più di 1,8 miliardi di persone di fede islamica inizia il digiuno del mese sacro, con l’eccezione di pochi stati, tra cui Australia, Malesia, Indonesia, ma anche Marocco, Giordania e Oman che hanno fallito nell’avvistamento della luna e per cui Ramadan comincerà martedì 12 marzo.
Per i musulmani è il momento di maggiore culto, carità e buone azioni. Dal punto di vista sociale, spesso le persone si riuniscono per rompere il digiuno. Il Ramadan è seguito dalla festività islamica di Eid al-Fitr.
Quest’anno, il Ramadan arriva mentre in Sudan continua la guerra tra le Forze di supporto rapito (Rsf) e l’esercito regolare, dove 18 milioni di persone vivono in insicurezza alimentare e 5 milioni rischiano di morire di fame. E inizia anche nel mezzo della guerra israeliana su Gaza, che ha causato la morte di oltre 31mila persone e dove circa due milioni di persone non hanno accesso ad acqua e cibo, soprattutto nella zona nord della Striscia.
Perché i musulmani digiunano nel mese del Ramadan
Il digiuno è uno dei cinque pilastri dell’Islam, insieme alla professione di fede, alla preghiera, all’elemosina e al pellegrinaggio, e avviene durante il mese di Ramadan, il nono del calendario islamico, perché è quello in cui è avvenuta la rivelazione del Corano al profeta Mohamed.
I musulmani vedono nell’osservanza del digiuno diversi significati e insegnamenti. È considerato un atto di culto per raggiungere una pietà consapevole e una sottomissione a Dio. I devoti ne vedono i benefici, tra cui la pratica dell’autocontrollo, la coltivazione della gratitudine, il concentrarsi sulla propria fede e l’attenzione per i poveri e gli affamati.
Il digiuno giornaliero nel Ramadan prevede l’astensione da ogni cibo e bevanda dall’alba al tramonto, quando si può avere il primo pasto della giornata noto come “iftar“. Chi digiuna deve anche astenersi dalle cattive azioni, come i pettegolezzi, dal fumare, dall’avere attività sessuale e deve aumentare le buone azioni.
Per i musulmani è un periodo di preghiera, a cui dedicano molto tempo anche attraverso lo studio del Corano, il libro sacro, e le preghiere di gruppo in moschea.
La carità, zakat, è un segno distintivo del Ramadan. Tra le altre forme di donazione, molti cercano di fornire l’iftar ai bisognosi, distribuendo scatole piene di prodotti di base, distribuendo pasti caldi insieme a datteri e succhi di frutta o aiutando a organizzare pasti comuni gratuiti.
I musulmani consumano un pasto prima dell’alba, chiamato “suhoor“, per idratare e nutrire il corpo in vista del digiuno quotidiano.
Esistono delle eccezioni. Il digiuno è obbligatorio per la persona di fede islamica adulta in salute. Ci sono, quindi, delle deroghe: sono esenti i bambini, le donne in stato di gravidanza o in allattamento, gli anziani, i malati e le donne con le mestruazioni. Chi non può digiunare a causa di una malattia temporanea o di un viaggio deve recuperare i giorni di digiuno persi in seguito.
Le tradizioni legate al Ramadan
Le persone di religione musulmana non hanno tutte la stessa origine, vivono in contesti diversi e appartengono a gruppi etnici diversi tra loro e non tutte le tradizioni del Ramadan sono le stesse. Alcune usanze possono superare i confini, mentre altre possono differire da una cultura all’altra.
Molti rituali sociali sono incentrati sul raduno e sulla socializzazione dopo il digiuno quotidiano. Alcuni musulmani decorano le loro case, mettono a disposizione stoviglie e centrotavola a tema Ramadan o si affollano nei mercati e nei bazar del Ramadan.
Ad esempio in Egitto, il Paese più popoloso del mondo arabo, il Ramadan è tipicamente un momento di festa.
Lanterne colorate, di forme e dimensioni diverse, penzolano dalle mani dei bambini e adornano le case o gli ingressi di edifici e negozi. Si possono ascoltare canzoni del Ramadan per dare il benvenuto al mese. Le cosiddette tende del Ramadan, con cibo e intrattenimento, spuntano per soddisfare i raduni.
Il paesaggio sonoro del Ramadan in Egitto include tradizionalmente il suono dei tamburi prima dell’alba da parte di un “mesaharati” che si aggira per i quartieri, chiamando i fedeli, a volte per nome, per svegliarli per il pasto del suhoor.
In Indonesia, il più popoloso Paese a maggioranza musulmana, i rituali del Ramadan variano da regione a regione e alcuni sono influenzati dalle culture locali o da altre tradizioni religiose. Migliaia di abitanti dei villaggi che vivono alle pendici del Monte Merapi, nella Giava centrale, accolgono il Ramadan con il Nyadran, un rituale giavanese influenzato dall’induismo e dal buddismo che prevede la visita, la pulizia e la decorazione delle tombe degli antenati.
Nella provincia indonesiana di Aceh, profondamente conservatrice, gli abitanti macellano gli animali durante le festività del Meugang. La carne viene cucinata e condivisa in un banchetto comune con la famiglia, gli amici, i poveri e gli orfani. A Tangerang, città alle porte della capitale Jakarta, centinaia di residenti si riversano sul fiume Cisadane per lavarsi i capelli con shampoo alla paglia di riso e dare il benvenuto al mese di digiuno con una simbolica pulizia spirituale.
Dopo le preghiere serali, molti ragazzi e ragazze dell’isola di Sumatra sfilano per le strade. Portano torce e suonano canzoni islamiche.
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