Dove sono andate per portare una petizione contro il riscaldamento globale e per la protezione dei migranti climatici.
Verso il terzo sciopero globale per il clima. È iniziata la Climate action week
Dal 20 al 27 settembre, in tutto il mondo, migliaia di persone manifesteranno per chiedere ai governi azioni concrete contro i cambiamenti climatici.
Lunedì 23 settembre, a New York, si terrà il Climate action summit 2019, il vertice mondiale per il clima dell’Onu, con l’obiettivo di fare il punto sugli sforzi effettuati per contrastare la crisi climatica a quasi quattro anni dalla sottoscrizione dell’Accordo di Parigi. Al di là delle promesse e degli impegni non è evidentemente stato fatto abbastanza, le emissioni globali non accennano a diminuire e gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi mai registrati.
Ma questa volta i leader mondiali avranno, più che mai, gli occhi puntati addosso. Poco più di un anno fa Greta Thunberg, con la sua stoica protesta solitaria, è stata la scintilla che ha fatto divampare l’incendio della protesta, coinvolgendo persone da tutto il mondo e portando i cambiamenti climatici al centro del dibattito pubblico.
Una settimana per il clima
Da 20 al 27 settembre, in circa 150 paesi, si svolgerà la Climate action week, che prevede scioperi e manifestazioni per esigere azioni concrete per contrastare gli effetti del riscaldamento globale e cercare di impedire il declino della civiltà così come la conosciamo. Il 20 settembre Greta Thunberg guiderà una marcia a New York, diretta al quartier generale delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di far puntare i riflettori dei media mondiali sul summit newyorkese. La settimana culminerà venerdì 27 con quella che, stando alle stime, potrebbe essere la più grande manifestazione per il clima della storia: il terzo Global strike for future.
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Greta a New York
La giovane attivista svedese, oltre a manifestare, parteciperà al vertice delle Nazioni Unite il 21 settembre, giorno dedicato allo Youth summit, cui parteciperanno 100 giovani provenienti da tutto il mondo, e terrà un discorso rivolto ai leader mondiali in occasione della sessione plenaria del 23 settembre. Thunberg ha raggiunto gli Stati Uniti attraversando l’Atlantico in barca a vela, evitando l’aereo, mezzo estremamente inquinante, dimostrando quella coerenza che sembra troppo spesso mancare a politici e capi di stato. “La crisi climatica è la più grave che l’umanità si sia mai trovata ad affrontare, supera i confini e coinvolge ogni continente. Se non riusciremo a superare le differenze fra noi ed unirci per risolverla, falliremo. Non aspettiamo ancora: agiamo subito”, ha dichiarato al suo arrivo a New York.
Un pianeta in sciopero
In molte nazioni del mondo, dal 20 al 27 settembre, le strade saranno solcate da milioni di persone che prenderanno parte a scioperi e manifestazioni organizzati dal movimento per il clima Fridays for future. Attualmente sono previsti quasi tremila eventi in oltre 2.350 città. In Italia gli scioperi si terranno venerdì 27. Gli organizzatori hanno affermato che le manifestazioni assumeranno forme diverse, ma tutte con un unico comune denominatore: promuovere la consapevolezza della grave minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici e chiedere un’immediata ed efficace azione politica per contenerne gli effetti.
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Fra i paesi più coinvolti ci sono gli Stati Uniti e l’India, con iniziative che si svolgeranno rispettivamente in 145 e 72 città. Anche in Italia, la nazione che ha fatto registrare il maggior numero di partecipanti allo sciopero del 15 marzo, la partecipazione sarà massiccia. “Quattro anni dopo la firma dell’Accordo di Parigi, le promesse che ci sono state fatte devono ancora trasformarsi in azioni – si legge in un comunicato del coordinamento nazionale Fridays for future Italia. – Dobbiamo accelerare la transizione verso un’Italia a zero emissioni. L’obiettivo è farcela entro il 2030, ma la strada sembra ancora lunga e tortuosa, vista l’indifferenza della politica nei confronti della crisi climatica”.
In Australia oltre 300mila persone hanno aderito agli scioperi, dando vita alla più grande mobilitazione climatica della storia australiana. Rispetto ai due precedenti scioperi globali, hanno fatto sapere gli organizzatori, i partecipanti sono quasi raddoppiati.
Incredible pictures as Australia’s gathering for the #climatestrike
This is the huge crowd building up in Sydney.
Australia is setting the standard!
Its bedtime in New York…so please share as many pictures as you can as the strikes move across Asia to Europe and Africa! pic.twitter.com/7eAPUQPq5C— Greta Thunberg (@GretaThunberg) 20 settembre 2019
Global strike for future atto III
Quello in corso è dunque il terzo Global strike for future. Il primo sciopero, svoltosi lo scorso 15 marzo, ha visto la partecipazione di oltre 2.080 città, in centoventicinque nazioni, in tutti i continenti, mentre allo sciopero del 24 maggio hanno aderito almeno 1,4 milioni di persone, in 1.664 città di 125 paesi. “Ci sono innumerevoli segni che questo sciopero sarà il più grande della storia, e molto più grande di quello già incredibile del 15 marzo con 2,3 milioni manifestanti in tutto il mondo – si legge sul sito del movimento Fridays For Future. – Chiediamo una partecipazione massiccia da parte degli adulti, insieme ai giovani. Insieme chiederemo azioni urgenti e decisive per affrontare la crisi climatica e salvaguardare ciò che sostiene la vita sulla terra”.
It’s quite right that students and today’s younger generation should have serious concerns about the climate crisis and its effect on the environment. They are being very realistic about the future. They see we need to listen to scientists. We should encourage them.
— Dalai Lama (@DalaiLama) 20 settembre 2019
Invitiamo, chiunque sia in grado, a partecipare alla manifestazione più vicina. Il mondo è sull’orlo di un collasso ecologico: la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera non era così alta da milioni di anni, siamo nel bel mezzo di un’estinzione di massa ed entro la fine del secolo potrebbero esserci un miliardo di rifugiati climatici. Questa potrebbe essere la nostra ultima occasione per esigere una brusca inversione di tendenza.
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