Dopo quello suonato dall’Organizzazione meteorologica mondiale con il suo nuovo rapporto annuale, un altro campanello d’allarme sugli impatti del riscaldamento globale è giunto dalla Nasa. L’agenzia spaziale americana, grazie all’analisi di immagini satellitari, ha spiegato infatti che l’innalzamento del livello dei mari ha subito un’inquietante accelerazione tra il 2022 e il 2023.
I cambiamenti climatici la prima causa dell’innalzamento del livello dei mari
Il dato, in media, è stato pari a 0,76 centimetri. Il che rappresenta un aumento significativo, come sottolinea la stessa Nasa, che permette di raggiungere i 9,4 centimetri di innalzamento, rispetto al 1993. Per avere un termine di paragone, l’aumento osservato è quello che si avrebbe se si riversasse in mare un quarto dell’acqua contenuta nel lago Superiore, il più grande lago d’acqua dolce del mondo per estensione, lungo oltre 560 chilometri e largo 260.
Global average sea level rose by about 0.3 inches (0.76 centimeters) from 2022 to 2023, according to a @NASA-led analysis. The total rise is equivalent to draining a quarter of Lake Superior into the ocean over the course of a year.
Si tratta di dati coerenti con l’aumento della temperatura media globale, provocata dalle attività antropiche ed in particolare dallo sfruttamento di combustibili fossili, che comporta lo scioglimento delle calotte polare e dei ghiacciai di tutto il mondo. Complessivamente, secondo l’Omm, l’estensione della sola della calotta antartica nel 2023 è stata inferiore di un milione di chilometri quadrati rispetto all’anno precedente: si è persa la superficie di Germania e Francia messe assieme.
Ma a causare l’accelerazione dell’innalzamento del livello dei mari, spiega la Nasa, è stato anche il fenomeno meteorologico noto con il nome di El Niño, che consiste nel riscaldamento della temperatura superficiale dell’oceano Pacifico centro meridionale e orientale.
La Nasa: “Di qui al 2050 rischiamo 20 centimetri di aumento”
La combinazione di tali fattori sta risultando dunque deleteria. Il livello dei mari cresceva di soli 0,18 centimetri all’anno nel 1993. “Il ritmo attuale – spiega in un comunicato Nadya Vinogradova Shiffer, direttrice del gruppo di ricerca sull’innalzamento del livello dei mari presso la Nasa – significa che il trend porterà ad un aumento di 20 centimetri di qui al 2050. Il che accrescerà la frequenza e le conseguenze delle inondazioni in tutto il mondo”.
Molte aree costiere, infatti, verranno sommerse dai mari. E soprattutto alcuni stati insulari del Pacifico rischiano di scomparire dalle carte. Il che, a sua volta, provocherà migrazioni di massa di persone che avranno perso le loro terre, le loro case e i loro mezzi di sussistenza.
Il 10 novembre è in programma il lancio del satellite Copernicus Sentinel-6 Michael Freilich, che misurerà il livello dei mari con una precisione mai vista prima.
L’Antartide, anche noto come sesto continente, in alcuni punti si sta sciogliendo a una velocità superiore del 70 per cento rispetto al decennio scorso (1994-2003). Lo spessore delle coste ghiacciate del polo Sud è sempre più sottile e nel giro di due secoli potrebbe dimezzarsi. I dati sono presenti in una ricerca pubblicata
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.