La Somalia è sempre più immersa in una grave crisi umanitaria. I conflitti mai sopiti, la perdurante siccità che sta colpendo gravemente il settore agricolo, assieme alle devastanti inondazioni esacerbate dai cambiamenti climatici hanno costretto più di un milione di persone a fuggire dalle proprie case in poco più di quattro mesi. Il che porta il totale degli sfollati interni a 3,8 milioni.
Zekaria, 10, lives in a make-shift camp for people displaced by drought in Dollow, Somalia.
Water points like this, installed by UNICEF and partners, are helping children keep safe from disease and stay learning in school. pic.twitter.com/Lncg0SoiPJ
In Somalia ormai un totale di 3,8 milioni di sfollati interni
A spiegarlo sono l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e il Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc), secondo i quali sono proprio gli eventi climatici estremi ad aver rappresentato alcune tra le più importanti cause di fuga per i cittadini somali. Tra l’inizio dell’anno e il 10 maggio scorso, infatti, sono almeno 408mila le persone che si sono dovute spostare poiché i loro villaggi sono stati sommersi da alluvioni e smottamenti. Altre 312mila hanno dovuto farlo a causa della persistente mancanza di precipitazioni. Una situazione insostenibile, soprattutto in una nazione che già deve fronteggiare una situazione alimentare particolarmente precaria, con 6,7 milioni di persone che non hanno sufficiente cibo a disposizione.
Fighting in #Somalia has forced hundreds of thousands of families to flee this year.
“Si tratta di cifre allarmanti – ha spiegato Mohmed Abdi, direttore nazionale del NBC in Somalia -. Alcune tra le persone più vulnerabili sono state costrette ad abbandonare il poco che avevano per andare verso l’ignoto. Con un milione di sfollati in più in meno di cinque mesi, possiamo solo temere il peggio nel prossimo futuro, poiché in Somalia ci sono tutti gli ingredienti per una catastrofe pronta a esplodere”.
“Si concedano aiuti, altrimenti questa tragedia non finirà”
La maggior parte di loro è fuggita nelle regioni di Hiraan, nella Somalia centrale, e di Gedo, nella Somalia meridionale. Molti tra coloro che sono costretti alla fuga si ritrovano in aree urbane sovraffollate. O in centri che già ospitano numerosi sfollati interni. Ciò, secondo l’Unhcr, “mette a dura prova risorse già sovraccariche ed espone le persone vulnerabili a rischi crescenti in termini di protezione quali espulsioni, divisioni delle famiglie e violenze di genere”.
“I bisogni umanitari in Somalia continuano a crescere – ha precisato Magaste Guisse, rappresentante dell’Alto commissariato nella nazione africana -. Stiamo collaborando con le agenzie umanitarie per rispondere al meglio, ma con l’aumento, di giorno in giorno, delle persone sfollate, i bisogni sono impellenti. È una grande tragedia assistere all’impatto sulle persone più vulnerabili della Somalia. Sono tra i meno responsabili del conflitto e della crisi climatica, ma sono tra i più colpiti”.
Per contrastare efficacemente il problema servirebbero aiuti internazionali. Ma, prosegue l’Unhcr, “le agenzie umanitarie hanno ricevuto finora solo il 22 per cento delle risorse necessarie per fornire l’assistenza così tanto necessaria quest’anno”. Di qui un nuovo appello lanciato da Guisse ai paesi donatori: “Si incrementino i finanziamenti, altrimenti non vedremo mai la fine di questa tragedia umana”.
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