Un terzo del territorio del Pakistan è ancora sommerso dalle inondazioni: un’area ampia come il Regno Unito. Dopo le piogge torrenziali che si sono abbattute sulla nazione asiatica, il bilancio risulta catastrofico. Non solo in termini di vite umane – sono circa 1.500 i morti accertati – ma anche di distruzione di infrastrutture, economie locali e mezzi di sussistenza.
I have never seen climate carnage on the scale of the floods here in Pakistan.
As our planet continues to warm, all countries will increasingly suffer losses and damage from climate beyond their capacity to adapt.
Milioni di profughi. A rischio la tenuta del sistema agricolo
In vaste aree del paese le case ancora oggi faticano ad emergere dagli immensi laghi formati dalle precipitazioni. Basti pensare che due bacini distanti 160 chilometri l’uno dall’altro ormai formano un unico invaso, che ha inghiottito numerosi villaggi. Il totale degli edifici che risultano distrutti è di 1,6 milioni. Decine di migliaia di persone sono ancora in fuga e milioni di abitanti sono costretti a dormire in tenda. In attesa della stagione fredda.
E la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente, poiché la diga di Sukkur sul fiume Indo, che conserva la più grande riserva di acqua dolce nazionale, rischia di cedere. In caso di crollo, non si tratterebbe unicamente di una minaccia immediata per chi abita nelle zone circostanti, ma di un problema che potrebbe mettere letteralmente in ginocchio ciò che resta dell’economia del Pakistan. Dalla diga dipende infatti l’approvvigionamento idrico di quasi l’intero sistema agricolo del paese: l’acqua è infatti distribuita in quasi 10mila chilometri di canali.
António Guterres: “Fermate questa follia”
Si tratta, insomma, di una situazione che non accenna a migliorare, dopo le peggiori inondazioni della storia del Pakistan, direttamente legate al riscaldamento globale, che non fa che aumentare la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi. “Non ho mai visto una carneficina climatica di questa portata”, ha commentato il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nel corso di una visita nel paese asiatico. “Fermate questa follia”, ha quindi aggiunto.
I have never seen climate carnage on the scale of the floods here in Pakistan.
As our planet continues to warm, all countries will increasingly suffer losses and damage from climate beyond their capacity to adapt.
“Semplicemente – ha scritto quindi in un tweet il diplomatico portoghese – non ho parole per descrivere ciò che ho visto oggi. Il Pakistan e altre nazioni in via di sviluppo pagano un prezzo terribile per l’intransigenza di chi continua ad emettere gas ad effetto serra, di chi continua a puntare sulle energie fossili. Questa è una crisi mondiale ed esige una risposta mondiale”.
In Pakistan, in precedenza, mega-incendi e 50 gradi all’ombra
Secondo l’agenzia meteorologica pakistana, nel 2022 le precipitazioni sono già state cinque volte superiori rispetto alla media annuale. E durante i giorni più caldi nelle stesse aree sono stati superati i 50 gradi centigradi, con vasti incendi divampati nelle foreste e piene improvvise dei fiumi causate dalla fusione rapida dei ghiacciai.
Per portare gli aiuti necessari, riparare o ricostruire le infrastrutture vitali per il paese, è stato stimato che saranno necessari almeno 10 miliardi di dollari. Per questo si moltiplicano gli appelli affinché vengano concessi aiuti straordinari da parte della comunità internazionale.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.