Sappiamo da tempo che l’inquinamento atmosferico danneggia l’apparato respiratorio e cardiovascolare. Ma potrebbe avere un peso anche sui casi di demenza.
L’inquinamento atmosferico riduce la speranza di vita di oltre due anni
Il 97,3 per cento della popolazione globale vive in luoghi dove la qualità dell’aria non è soddisfacente. Questo abbassa notevolmente la speranza di vita.
- Le polveri sottili rappresentano una seria minaccia per la salute, al punto da ridurre di 2,2 anni l’aspettativa di vita di un individuo.
- Se le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla qualità dell’aria venissero rispettate, a giovarne sarebbero sia il Pianeta sia gli esseri umani.
A livello globale, l’inquinamento atmosferico riduce di 2,2 anni la speranza di vita. Sotto questo punto di vista, possiamo dire che sia perfino più pericoloso del fumo che, invece, la ridimensiona di 1,9 anni. Con la differenza che, mentre si può rinunciare alle sigarette, non si può fare a meno dell’aria.
La pandemia non ha influito significativamente sui livelli di smog
I dati emergono da uno studio pubblicato il 14 giugno dall’Energy policy institute dell’Università di Chicago (Epic), negli Stati Uniti. La squadra di ricercatori, guidata dal professor Michael Greenstone, ha rivelato che l’inquinamento nel mondo non è diminuito in maniera significativa neppure durante la pandemia. In Asia meridionale, nel 2020, è addirittura cresciuto. India, Pakistan, Bangladesh e Nepal sono fra i paesi più colpiti.
Respiriamo tutti aria inquinata
Il 97,3 per cento della popolazione mondiale – vale a dire 7,4 miliardi di persone – vive in luoghi dove la qualità dell’aria non soddisfa i requisiti previsti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La conseguente riduzione della speranza di vita è tre volte superiore a quella causata dall’abuso di alcol, sei volte superiore a quella causata dall’Aids, e 89 volte superiore a quella derivante da conflitti e terrorismo.
La forza di questo studio sta nel fatto che dimostra un rapporto di causalità, e non soltanto una correlazione, fra l’esposizione alle polveri sottili e l’accorciamento della vita media. Il 60 per cento di queste polveri deriva dallo sfruttamento dei combustibili fossili.
È tempo di trovare una soluzione al problema
L’Air quality life index (Aqli) ha rilevato che, sommandoli, l’inquinamento atmosferico ruba 17 miliardi di anni all’intera popolazione. Se si arrivasse a rispettare le linee guida dell’Oms, l’aspettativa di vita media globale aumenterebbe da circa 72 a 74,2 anni.
“L’inquinamento da particolato è una delle più grandi minacce per la salute globale”, afferma il professor Greenstone. “Eppure, intravediamo anche l’opportunità di compiere dei progressi. È una sfida che si può vincere: richiede solo politiche efficaci”. Lo dimostra, per esempio, il caso della Cina. Nel 2021, grazie alle misure attuate nel paese, l’inquinamento a Pechino è diminuito: per la prima volta da quando sono iniziate le misurazioni, la metropoli ha saputo rispettare gli standard previsti dalle autorità cinesi – per quanto lontani da quelli validi a livello internazionale. Un piccolo, grande passo che ha mostrato qual è la direzione da percorrere. Diminuendo l’utilizzo dei combustibili fossili, vivrà più a lungo il Pianeta, e vivremo più a lungo noi.
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