Inquinamento, in Europa a subirne le conseguenze sono i più poveri

L’Agenzia europea per l’ambiente presenta la prima “analisi esplorativa” delle disuguaglianze ambientali. In Italia grandi rischi rischi per l’inquinamento.


L’inquinamento non è democratico. Non colpisce, cioè, allo stesso modo tutte le fasce sociali: i più esposti al fenomeno, in Europa, sono coloro che a livello socio-economico sono situati nelle fasce più basse. Così come coloro che per età (bambini e anziani) risultano più vulnerabili.

In Europa meridionale ed orientale i maggiori rischi

A spiegarlo è un rapporto pubblicato il 4 febbraio dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aee), il cui direttore Hans Bruyninckx ha spiegato: “In linea generale, più si è poveri nei paesi dell’Ue, più le possibilità di vivere zone ad alto tasso di inquinamento sono elevati”. Quella effettuata dall’organismo comunitario è la prima “analisi esplorativa” sulla relazione tra livelli di reddito e diseguaglianze ambientali. I risultati indicano che “la salute dei cittadini europei più vulnerabili è compromessa in modo non uniforme”. Ciò non solo per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico ma anche per quello acustico, nonché in caso di temperature estreme.

Non stupisce, in questo senso, il fatto che siano le regioni dell’Europa dell’Est (in particolare Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria), assieme a quelle meridionali del continente (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia) quelle più colpite. In passato una l’Organizzazione mondiale della sanità aveva spiegato che la situazione è ancora peggiore nei paesi in via di sviluppo. Anche perché è qui che si registrano i dati macroeconomici peggiori: i tassi di disoccupazione più alti, i livelli medi d’istruzione meno elevati.  

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L’Agenzia europea per l’ambiente ha spiegato in un rapporto che sono le persone povere e quelle vulnerabili le prime a subire le conseguenze dell’inquinamento © Peter Macdiarmid/Getty Images

In Italia il numero più alto di morti premature dovute all’inquinamento

È in queste nazioni che la popolazione, soprattutto la più povera, risulta maggiormente esposta alle polveri sottili o all’ozono. Il tutto è poi aggravato dal fatto che, negli stessi stati, l’età media della popolazione risulta la più alta. “Ciò – precisa il rapporto – può ridurre le capacità individuali di rispondere agli eventi di caldo estremo e comportare conseguenze negative sulla salute”.

Non stupisce, in questo senso, il fatto che – nel rapporto Air quality in Europe 2015, della stessa Aee – si indicò l’Italia come la nazione che presenta il più alto numero di morti premature tra i paesi membri dell’Ue, attribuibili all’esposizione a polveri sottili, ozono o diossido di azoto. Dati che nel 2013 sono risultati ancor più allarmanti.

“Servono politiche coordinate tra i governi europei”

Di fronte a tale situazione, l’agenzia sottolinea la necessità – da parte dei governi – di adottare decisioni coordinate. In ragione del fatto che, ad oggi, “le politiche dell’Unione europea non impongono azioni specifiche da parte degli Stati membri al fine di ridurre le diseguaglianze in termini di esposizione e di vulnerabilità”.

Detto ciò, il rapporto ha in ogni caso sottolineato anche alcuni esempi positivi. In particolare quello della città di Malmo, in Svezia, che ha avviato un’opera di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini affinché utilizzino soprattutto le biciclette o altri mezzi non inquinanti per i loro spostamenti.

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