Sono invisibili, inodori, ma sicuramente tossici per l’uomo e contribuiscono all’inquinamento atmosferico. Alcuni di essi sono altamente irritanti per le vie respiratorie, altri come il benzene e la formaldeide, sicuramente cancerogeni. Eppure si affollano nell’aria delle nostre case, oltre che nella troposfera (lo strato più basso dell’atmosfera), dove contribuiscono alla formazione innaturale di ozono.
Sono i composti organici volatili (Cov) noti anche con l’acronimo inglese Voc, (Volatile organic compounds). Se ne conoscono più di 300, ma stando all’elenco dell’Istituto Superiore di Sanità, almeno 170 sono presenti abitualmente nei nostri ambienti quotidiani come appartamenti, scuole, uffici e supermercati. Oltre che nei luoghi di lavoro. Quelli dove passiamo almeno il 90 per cento del nostro tempo di vita.
Intanto bisogna chiarire: sono miscele complesse di origine chimica contenenti cioè molecole di carbonio. Comprendono gli idrocarburi aromatici come il benzene, gli idrocarburi alifatici, i terpeni, gli idrocarburi clorurati, gli alcoli, gli esteri, i chetoni e le aldeidi. In quest’ultima classe di componenti rientra la formaldeide.
Cov o Voc, da dove provengono i Composti organici volatili ?
Ma come fanno ad entrare tra le pareti dei luoghi dove viviamo? Ce lo spiega il professore Gianluigi De Gennaro, docente di chimica dell’ambiente all’Università di Bari, responsabile scientifico della rete di laboratori di analisi “Voc and Odor”, specializzata sull’inquinamento indoor. “Le fonti da cui provengono i Voc sono svariate. E alcune impensabili, determinate anche dal modo in cui cuciniamo o addirittura da come e quanto puliamo la nostra casa” chiarisce a LifeGate. “Possono provenire da sorgenti evaporative derivate dai detersivi e dai detergenti, da cosmetici, profumi e prodotti per la pulizia. Spesso, nell’acquisto non guardiamo le etichette che indicano la loro presenza. Sono, quindi, anche sostanze che introduciamo volontariamente nelle nostre case”.
Vernici, colle, detersivi, arredamento. Ma anche fumo e cottura dei cibi
Oppure possono provenire alle vernici, dalle colle e dagli impregnanti utilizzati per costruire mobili e arredo. I Voc tendono ad evaporare a temperatura ambiente e quindi al contatto con le fonti di calore. Un esempio? “Una scrivania costruita utilizzando colle e formaldeide, può aumentare le sue emissioni se posta davanti a una finestra da cui entrano i raggi solari. Mentre posizionata in un altro spazio della casa non soggetto a stress fisici, non emetterebbe la stessa quantità di Voc” spiega De Gennaro.
Altre sorgenti emissive arrivano dalla cucina e dai processi di combustione, sempre in ambiente indoor. “Pensiamo a quando friggiamo o cuciniamo alla griglia. Ma anche al fumo di sigaretta, alle stufe a legna o pellets e ai caminetti”. Tutti processi che portano ad alte concentrazioni di Voc che, nel caso di un ambiente poco arieggiato possono persistere e accumularsi nel tempo.
I Voc e i loro effetti sulla salute secondo l’Organizzazione mondiale della sanità
È fondamentale comprendere la provenienza dei Voc perché l’esposizione a queste sostanze, secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità può provocare effetti acuti a breve termine, sia cronici a lungo termine. In caso di intossicazione acuta risultato di un’esposizione prolungata, oppure a diverse esposizioni prolungate nell’arco di 24 ore, a seconda delle concentrazioni possono registrarsi irritazioni agli occhi, al naso e alla gola, mal di testa, nausea, vertigini, affaticamento, dispnea, asma e reazioni allergiche cutanee.
Mentre una lenta esposizione protratta nel tempo tra gli effetti cronici che questi composti possono generare ci sono danni ai reni, al fegato, al sistema nervoso centrale. Inoltre alcuni VOC sono particolarmente pericolosi per la salute. Alcuni composti come il cloruro di metilene e il percloroetilene sono stati definiti “probabili cancerogeni per l’uomo” e inseriti nel gruppo 2A, secondo l’International Agency for Research on Cancer (Iarc). Ma tra i composti organici più pericolosi ci sono il benzene e la formaldeide, per lo Iarc, cancerogeni per l’uomo nel gruppo 1.
La formaldeide e i pericoli per la salute: dalle irritazioni alle mucose alla sindrome dell’edificio malato.
Proprio la formaldeide, come ci ricorda anche il ministero della Salute, è uno dei composti organici potenzialmente più dannosi per la nostra salute. Eppure spesso si trova nelle nostre abitazioni in concentrazioni che superano quelle presenti all’esterno. Come mai? Bisogna sapere che oltre che prodotto dalla combustione (come il fumo, per esempio), è presente nelle resine, usate per l’isolamento oppure per il truciolato e il compensato di legno. Così come nei tessuti sottoposti a trattamento antipiega. Ma anche nelle case prefabbricate e dopo interventi edilizi o installazioni di nuovi mobili o arredi.
La sua presenza oltre i valori guida indicati dall’Oms, pari a 0,1 milligrammi per metro cubo, in media su 30 minuti di esposizione, può causare irritazione oculare, nasale e carico della gola. Con tosse, affaticamento ed eritema cutaneo. Tra l’altro le persone con un sistema immunitario particolarmente sensibile possono avere reazioni avverse anche a concentrazioni inferiori. Purtroppo, però, molto spesso questi valori nelle nostre case possono essere superiori. Non a caso la formaldeide è fortemente sospettata di essere uno degli agenti maggiormente implicati nella sindrome dell’edificio malato (Sick building syndrome).
I bambini, gli anziani e le persone asmatiche tra i soggetti più a rischio ai disturbi causati dai Voc
Sempre secondo le indicazioni dell’Oms sono le persone con problemi respiratori, come l’asma, bambini, anziani e individui con una alta sensibilità alle sostanze chimiche possono essere maggiormente suscettibili ai disturbi determinati dall’esposizione ai Voc. Anche per questo sono in atto piani di monitoraggio nelle scuole. Normalmente i bambini trascorrono una grande quantità di tempo negli ambienti scolastici, dove sono esposti a livelli sconosciuti di inquinanti interni. Se la qualità dell’aria interna alle aule è scarsa, il comfort, la produttività e le prestazioni di apprendimento possono essere influenzate. È quanto emerge dai rilevamenti effettuati dallo studio del Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari, guidato dal prof. De Gennaro che ha esaminato le concentrazioni dei composti organici volatili più abbondanti in otto edifici scolastici a ventilazione naturale in Italia. I risultati? Mentre alcune aule sono risultate avere livelli di Voc molto bassi, in altre erano presenti livelli significativi di Voc sia provenienti dall’interno degli edifici che dall’esterno. Ma più in generale le concentrazioni all’aperto erano inferiori a quelle all’interno per ogni scuola monitorata.
L’Italia non si è ancora adeguata alle linee guida dell’Oms
La normativa italiana prevede delle limitazioni alle emissioni dei composti organici volatili, con la legge D.lgs. 161/2006 (che è il recepimento della Direttiva 2004/42/CE). Ma che non si sono ancora adeguate alle richieste dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di elaborare delle linee guida per la qualità dell’aria indoor, almeno per gli inquinanti più pericolosi per la salute come il benzene, gli idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) come il Benzo[a]pirene), il Naftalene, il Monossido di carbonio, il Tricloroetilene e il Tetracloroetilene. Così denuncia la Societa Italiana di Medicina Ambientale (Sima), sostenendo un adeguamento alle norme internazionali.
Monitorare i Voc e ridurre l’esposizione. A partire dai bambini e dalle scuole
Intanto, nel vuoto normativo e nel disinteresse generale, ma che proprio in tempo di pandemia dovrebbe farci comprendere l’importanza di respirare aria salubre è utile sapere che l’Istituto Superiore di Sanità ha predisposto delle strategie per il monitoraggio dei Voc a partire dagli ambienti scolastici. Sono proprio i bambini sono tra i soggetti più sensibili all’esposizione da Voc.
Ma ad oggi mancano strumenti e norme che, in generale, ci aiutino a capire cosa respiriamo davvero all’interno delle nostre abitazioni. Molti studi internazionali, secondo quanto riporta anche l’Agenzia per la protezione ambientale americana (Epa) hanno dimostrato che i livelli di Voc sono più alti all’interno delle case piuttosto che fuori. Proprio alcune indagini condotte negli Stati Uniti hanno rilevato che i livelli dei composti organici volatili in ambienti confinati erano da due a cinque volte maggiori rispetto a quelli registrati all’esterno.
Più in generale, secondo le indicazioni dell’Oms, l’entità dell’esposizione ai Voc negli ambienti indoor varia in maniera sensibile al variare di diverse condizioni come il volume dell’aria all’interno degli ambienti. Insieme al tasso di evaporazione dei composti organici volatili unito al tasso di ventilazione all’interno degli ambienti e la concentrazione di Voc negli ambienti outdoor. Inoltre oltre alle concentrazioni di Voc all’interno degli ambienti, è necessario considerare anche il tempo di esposizione dell’individuo.
Attenzione ai prodotti che acquistiamo. Il ricambio d’aria è fondamentale per ridurre l’esposizione indoor da Voc
Secondo il prof. Gianluigi De Gennaro “le nostre case sono sempre più sigillate, anche per le giuste ragioni di efficientamento energetico. Ma solo trent’anni fa vivevamo in case molto più aperte, che permettevano un maggior ricambio di aria, non solo per la qualità di isolamento degli infissi. Ma anche rispetto all’uso che se ne faceva”. Se da una parte possiamo ridurre l’esposizione ai composti organici volatili eliminando i prodotti o i materiali che li contengono o utilizzare quelli che ne rilasciano meno nell’ambiente, bisogna ricordare e sottolineare che limitare l’esposizione ai Voc si può.
Come consiglia anche il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’Inail, intanto dobbiamo ventilare costantemente le nostre case, specie durante l’uso di prodotti contenenti VOC come detersivi e vernici, come l’uso di deodoranti. Meglio sarebbe ancora usare alternative eco-compatibili. Ed è importantissimo nell’acquistare i prodotti di pulizia per la casa, controllare attentamente le etichette dei produttori. Se l’etichetta riporta la dicitura “utilizzare il prodotto in un ambiente ben ventilato”, bisogna aprire le finestre durante l’utilizzo oppure spostarsi all’aperto.
“È importante essere a conoscenza dei pericoli per la nostra salute che l’inquinamento indoor può provocare. Dobbiamo essere consapevoli e non dobbiamo fare allarmismo- conclude il prof. De Gennaro. “Già un’adeguata aerazione può essere un rimedio semplice e immediato per limitare l’esposizione ai composti organici volatili. Così come un consumo ridotto di detergenti, detersivi. E non fumare in casa”.
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