Nel 2021 in Europa sono morte 390mila persone a causa dell’aria inquinata che respiriamo: lo dice un rapporto dell’Agenzia europea dell’Ambiente.
Per la prima volta, il rapporto stima anche il peso di polveri sottili, biossido di azoto e ozono sull’insorgenza di malattie croniche come asma e diabete mellito.
Secondo il rapporto, in tutta l’Ue sono stati persi circa 150mila anni di vita a causa dello smog, e altrettanti sono stati vissuti in situazioni di malattia.
L’inquinamento atmosferico è il fattore di rischio ambientale più importante per la salute in Europa, e contribuisce alla morte di quasi 39omila persone l’anno nei paesi che fanno geograficamente parte dell’Europa (320mila delle quali in Ue), dovuta in particolare a malattie respiratorie e cardiovascolari. Un nuovo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) presenta le stime relative al 2021 del danno alla salute umana causato da tre principali inquinanti atmosferici: le polveri sottili, il biossido di azoto e l’ozono. E conferma, in buona sostanza, tutti i dati allarmanti di cui la comunità scientifica e internazionale è già in possesso. Ma per la prima volta il rapporto presenta anche una stima degli impatti associati a specifiche malattie a cui contribuisce l’inquinamento atmosferico, essendo costantemente al di sopra dei livelli stabiliti dall’Organizzazione mondiale della Sanità: una sorta di peso di ciascun inquinante atmosferico associato alle malattie.
Morti, e anche malattie: il peso dell’inquinamento
La premessa, sottolinea il rapporto, è che tali concentrazioni di inquinanti atmosferici nel 2021 sono rimaste ben al di sopra dei livelli raccomandati dall’Oms nelle sue linee guida sulla qualità dell’aria: secondo uno studio realizzato di recente dal Guardian, il 98 per cento degli europei respira aria inquinata oltre la soglia di pericolo. L’Unione Europea si è impegnata a ridurre ulteriormente le soglie, ma solo a partire dal 2035. Eppure, spiega ora l’Agenzia europea dell’Ambiente, ridurre l’inquinamento atmosferico a questi livelli di riferimento eviterebbe un numero significativo di decessi ad esso attribuibili. In particolare, nella sola Europa, intesa come continente geografico (inclusi quindi anche i Paesi non aderenti all’Unione europea) nel 2021 le morti stimate sono state:
293 mila (253mila in Ue) per l’esposizione alle polveri sottili (Pm2,5);
69mila (52mila in Ue) per l’esposizione al biossido di azoto (NO2);
27mila (22mila) per l’esposizione a breve termine all’ozono (O3)
I progressi ci sono, ma non bastano
Tra il 2005 e il 2021, il numero di decessi attribuibili alle Pm2,5, polveri sottili dal diametro inferiore a 2,5 micrometri, è diminuito del 41 per cento nell’Unione europea, che si pone l’obiettivo di ridurli del 55 per cento entro il 2035. Come detto però la novità del rapporto è che non si limita a conteggiare il numero delle morti, ma tiene in considerazione anche l’insorgenza di patologie legate allo smog. Per quanto riguarda le malattie specifiche, il maggior danno alla salute umana è dovuto alla cardiopatia ischemica per le Pm2,5 e al diabete mellito per il NO2. Per ogni malattia specifica legata all’inquinamento atmosferico, il contributo relativo alla cattiva salute varia significativamente tra morbilità (ovvero, quanto l’inquinamento contribuisca all’insorgere della malattia) e mortalità (la probabilità, invece, che l’inquinamento contribuisca all’evoluzione della malattia fino alla morte). Ad esempio, la mortalità è di gran lunga il contributo dominante per la cardiopatia ischemica e il cancro al polmone, mentre per l’asma è la morbilità. Ciò, spiega il rapporto dell’Agenzia dell’ambiente, evidenzia l’importanza di considerare anche la morbilità per evitare di sottostimare il danno alla salute umana.
Particolarmente allarmanti sono i dati che riguardano l’Italia. Sappiamo già che alcune regioni, in particolare la Pianura Padana, sono tra le più inquinate d’Europa, ma i dati dell’Aea parlano ancora più chiaro: nel 2021 nel nostro Paese sono state stimate 46.800 morti a causa delle Pm2,5 (siamo secondi solamente alla Polonia), 11mila per il biossido di azoto (primi, con la sola Germania vicina ma sotto la soglia dei 10mila) e 5.100 per esposizione a breve termine all’ozono (di nuovo primi, per distacco).
Gli anni persi o trascorsi in malattia
“Quando le persone si ammalano di cancro ai polmoni, normalmente muoiono molto rapidamente”, ha detto Alberto González Ortiz, ricercatore sull’inquinamento atmosferico dell’Aea, curatore del rapporto. “Per altre malattie – in particolare l’asma, ma anche il diabete o anche la broncopneumopatia cronica ostruttiva – c’è anche un importante contributo di questo stato di convivenza con la malattia”. Un dato particolarmente inquietante e significativo è che, per quanto riguarda la broncopneumopatia cronica ostruttiva causata dall’inquinamento da PM2,5 nel 2021, l’Aea ha stimato che in tutta l’Ue sono andati persi circa 150mila anni di vita e circa lo stesso numero di anni trascorsi in malattia anziché in salute.
L’Unione europea ha da poco adottato una proposta per una nuova direttiva sulla qualità dell’aria, con l’obiettivo di allineare gli standard di qualità dell’aria con le raccomandazioni aggiornate dell’Oms. A oggi però persiste un paradosso sulle Pm2,5, dovuto al fatto che l’Oms e l’Unione europea e prevedono limiti diversi: per l’Organizzazione mondiale della Sanità il limite dovrebbe essere di 5 microgrammi per metro cubo d’aria; il Parlamento europeo a metà settembre ha votato per adeguarsi ai nuovi standard, ma solamente a partire dal 2035. E per inciso la situazione italiana è ancora diversa, dal momento che l’Italia che si rifà al dettato comunitario ancora vigente, addirittura 25 microgrammi, al momento senza previsione di modifiche. “La buona notizia è che la politica dell’aria pulita funziona e la nostra qualità dell’aria sta migliorando”, ha detto il Commissario europeo per l’Ambiente Virginijus Sinkevičius. Ammettendo però che “dobbiamo fare ancora meglio e abbassare ulteriormente i livelli di inquinamento”.
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