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Insetti commestibili in vendita dal 2018, cosa ne pensano gli italiani
Nel 2018 l’Europa aprirà alla commercializzazione degli insetti commestibili per consumo umano. Una ricerca svela l’atteggiamento degli italiani verso questo novel food.
È stato il regolamento europeo 2283/2015 sui nuovi alimenti (o novel food), ad aprire la via al commercio, dall’anno prossimo, di insetti commestibili anche in Italia. Davanti a questa opportunità il Centro per lo sviluppo sostenibile della Società Umanitaria, sotto la guida del presidente Andrea Mascaretti, e in collaborazione con un team di sociologi e docenti dell’università Iulm, ha deciso di fare un’indagine per capire come la pensano gli italiani.
I risultati
Il campione si è mostrato positivo verso l’adozione di questi nuovi alimenti: più del 47 per cento degli intervistati è favorevole alla liberalizzazione degli insetti per uso alimentare, mentre il 28 per cento delle persone afferma che proverebbe a mangiare insetti. A questi però dobbiamo aggiungere un ulteriore 5 per cento circa di persone che dichiara di essere disposto a mangiarli ma solo se non li vede. È questo infatti uno dei principali deterrenti all’inserimento degli insetti nelle nostre abitudini alimentari, la sensazione di repulsione che per tradizione culturale ci inibisce.
Di fatto mangiamo già insetti senza saperlo, se pensiamo che ad esempio il colorante rosso deriva dalla cocciniglia e che resti di insetti sono contenuti e tollerati in molti altri alimenti. Ad oggi il consumo inconsapevole medio annuo di insetti per persona si aggira sui 500 grammi, riferisce il team di ricerca. L’indagine ha anche sottolineato una carenza proprio nell’ambito informativo e comunicativo. Alimenti che gli intervistati dicono mangerebbero più volentieri sono ad esempio barrette proteiche con farina di grillo o snack a base di formiche ma anche tacos con grilli fritti. Proprio le farine derivate dagli insetti sono una grande risorsa come integratore di proteine e nutrienti, senza dover mangiare succulenti insetti interi.
I più giovani si sono mostrati meglio disposti a questa novità, così come le persone di genere maschile (58 per cento rispetto a 42 per cento), mentre il 38 per cento dei cosiddetti millennials si dice pronto a mangiare insetti. Anche diversi chef stellati ne hanno già sperimentato l’utilizzo in cucina e questo può essere un forte traino. D’altra parte anche i crostacei possono essere assimilati agli insetti, e i gusti cambiano facilmente, una dimostrazione su tutte il successo sperimentato negli anni dal sushi.
Sono proprio quegli insetti che vengono associati a caratteristiche positive come la formica, il grillo e l’ape a riscuotere più successo anche dal punto vista alimentare, che le persone sono disposte a mangiare con meno problemi. Ultimi in classifica, per simpatia ma anche per capacità di generare acquolina, scarafaggi, mosche e zanzare.
Per capire meglio i risultati dell’indagine possiamo analizzare in dettaglio i dati. Se il 47 per cento del campione complessivo si dice favorevole alla liberalizzazione degli insetti per uso alimentare, questo valore cresce tra chi ama il cibo etnico (57 per cento), ma anche tra chi tende a scegliere cibo a km 0 e fa viaggi all’estero, e quindi è più aperto ad abitudini alimentari differenti (49 per cento). Interessante notare che le percentuali sono più alte tra gli intervistati che hanno a cuore l’ambiente: il 50 per cento di loro sono aperti alla commercializzazione degli insetti alimentari e più del 30 per cento li mangerebbe. La sostenibilità è infatti un fattore importante nella scelta delle abitudini alimentari.
Perché mangiare gli insetti
I numeri presentati dal Centro per lo sviluppo sostenibile in termini di consumo di risorse per la produzione di carne per l’alimentazione umana sono molto elevati e rappresentano parte delle motivazioni che spingono il centro a lavorare sugli insetti. E comunque sono moltissime le popolazioni nel mondo che da sempre mangiano insetti, principalmente raccolti in natura. Ad oggi sono 1.900 le specie di commestibili già conosciute.
Con l’allevamento di animali da carne che genera una produzione di gas serra equivalente al 18 per cento delle emissioni globali prodotte dalle attività umane, gli insetti offrono un’alternativa ecologica interessante per contribuire alla copertura del fabbisogno proteico della popolazione in crescita. Tanto più se si considera l’obiettivo Fame Zero delle Nazioni Unite che punta a far uscire dalla fame i circa 800 milioni di persone che ancora oggi non hanno un’alimentazione sufficiente.
Mangiare insetti è sostenibile
Gli insetti sono più efficienti dal punto di vista del consumo di energia e di acqua. Poiché sono animali a sangue freddo, hanno un’alta efficienza di conversione nutrizionale, l’indice che calcola la quantità di mangime necessario per produrre un incremento di peso di un chilogrammo nell’animale. Questo indice, che per un bovino si attesta sugli otto chilogrammi, per un insetto è mediamente pari a due. Inoltre, e questo è uno dei punti di maggiore forza, non competono sulla catena alimentare umana, ovvero possono alimentarsi di materie che noi non possiamo mangiare. Dagli scarti alimentari ai liquami degli animali.
Sono molte infatti le colture che oggi vengono utilizzate per alimentare i classici animali da allevamento mentre potrebbero essere consumate direttamente dall’uomo. L’utilizzo di insetti come nutrimento per gli animali da carne o per i pesci di allevamento è un’altra possibilità che è in via di indagine e libererebbe risorse per l’alimentazione umana. È del maggio 2017 l’approvazione di un nuovo regolamento a questo proposito che consente l’utilizzo di alcuni insetti nei mangimi per la piscicoltura.
L’Europa con questi regolamenti sta cercando di riempire un vuoto normativo: se tutti i cibi o mangimi devono essere approvati e seguire una certa procedura che ne garantisca la salubrità e adeguatezza, i diversi Paesi dell’Unione hanno interpretato l’assenza di regole in modo diverso. Ci sono Paesi, come il Belgio, che in assenza di regolamentazione della materia hanno optato per crearsene una propria, mentre l’Italia ha interpretato l’assenza di regolamentazione come una mancata autorizzazione e quindi ha impedito del tutto la somministrazione o commercializzazione di insetti ad uso alimentare.
Abbiamo chiesto ad Andrea Mascaretti, presidente del Centro studi per lo sviluppo sostenibile, di approfondire per noi questo tema.
Come funziona la procedura di approvazione di nuovi alimenti?
Chi vuole produrre un nuovo cibo deve presentare una documentazione che includa tutte le procedure su come intende produrlo. Ad esempio, come intende allevare i grilli, cosa dare loro da mangiare, come garantire il loro benessere, quante ore tenerli esposti alla luce, quanto spazio mettere a disposizione di ognuno, dopo quanti giorni macellarli e così via. Una volta codificato, tutto questo viene presentato alle autorità e viene approvato. Dal 2018 se un alimento riceve l’autorizzazione in Francia o in Belgio questa sarà valida anche per gli altri Paesi, cioè quel prodotto avrà libera circolazione per tutta Europa. All’inizio del 2018 verrà anche pubblicato il primo elenco di prodotti alimentari autorizzati, prodotti che fino ad ora non erano presenti nel mercato europeo, ma che grazie al nuovo regolamento avranno procedure di autorizzazione molto più veloci. Come per tutti i cibi, prima di richiedere l’autorizzazione bisognerà svolgere anche ricerche sulla salubrità e allergenicità degli alimenti.
Che ruolo ha l’Italia in questo?
Sulla terra ci sono sette miliardi di persone con i propri desideri e gusti e non possiamo obbligare tutti a mangiare le stessa cose, anche perché questo farebbe collassare il pianeta. Bisogna allora diversificare e creare una cultura sostenibile. L’Italia ha una grande responsabilità: è un modello culturale dal punto di vista alimentare. Cioè quello che facciamo noi sicuramente negli anni ha delle ripercussioni. Ci sono due miliardi di persone sulla terra che già mangiano insetti. Se noi guardiamo a queste popolazioni come a dei primitivi, probabilmente piano piano desidereranno abbandonare questa abitudine alimentare e iniziare a mangiare altro, ad esempio una bistecca (proprio quel tipo di cibo che invece dovremmo abbandonare o ridurre). Al contrario, se noi guardiamo con serenità agli insetti commestibili saremo in grado, attraverso i grandi chef o la ricerca, di introdurli gradualmente nelle abitudini alimentari e questi vedranno uno sviluppo soprattutto nei Paesi che sono già abituati a consumarli. D’altra parte nessuno sarà mai obbligato a mangiarli. Gli insetti diventeranno una parte fissa dell’industria alimentare che oggi non c’è ancora e quindi aiuteranno la sostenibilità a livello planetario. Questa è la grande sfida.
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