L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Insetti lavoratori, quando lavorare non stanca
Chi sono gli insetti lavoratori? Chi sono gli stakanovisti del mondo degli insetti? Chi si dedica a un lavoro matto e disperatissimo?
Prima di iniziare una veloce carrellata degli insetti lavoratori, vorrei spezzare una lancia a favore della cicala bistrattata dalla favola antica: avrei voluto vedere Esopo al loro posto, dopo aver suonato per 12 ore consecutivamente i bonghi. Altro che fannulloni, cavalieri del lavoro, piuttosto. Scusate lo sfogo da entomologo e passiamo a descrivere qualche altro insetto lavoratore.
Le api lavorano, lavorano e lavorano
L’ape bottinatrice visita fino a 10.000 fiori al giorno per sfamare le larve, la regina e i veri fannulloni che abitano il mondo: i fuchi cioè i maschi delle api. Il nettare, che viene trasformato in miele dalle laboriose api, viene usato anche da noi. E per il loro incessante lavoro di raccolta e trasformazione, quanto dovremmo pagarle? Proviamo a fare qualche calcolo, armatevi di carta e penna e iniziamo: per fare un chilogrammo di miele un’ape deve visitare 2.737.500 fiori e percorrere 150.000 km, cioè quasi quattro volte il giro della Terra. Per questa attività impiega circa 3 mesi (una singola ape). Si tratta tra l’altro di un lavoro usurante in quanto i predatori sono sempre in agguato e le povere api devono fare una sorta di corsa agli ostacoli tra i pesticidi. Un chilogrammo di miele costa al supermercato circa 10 euro. Bene, avete fatto i calcoli? Anche senza calcolatrice possiamo affermare che anche le api appartengono dei lavoratori sottopagati come i precari universitari.
Gli sfecidi, questi sconosciuti insetti lavoratori
Passiamo ad altri lavoratori indefessi. Avete mai notato quelle specie di vespe piuttosto grandi che volano lentamente con le lunghe zampe a penzoloni? Ebbene, queste vespe si chiamano Sfecidi e sono specializzate nel costruire dei nidi di fango dove ospitare le larvette e il loro cibo. Guido Grandi, il grande entomologo che ha rivoluzionato questa affascinante scienza, dopo aver passato la giovinezza a studiare gli impollinatori del fico, ha pensato di dedicare alcuni anni a osservare come queste vespe costruiscono la loro casa. I risultati sono sorprendenti e dimostrano che esse delle lavoratrici instancabili.
Due parole su questi imenotteri: le femmine costruiscono i loro nidi di fango spesso in posti riparati come le nostre case. All’interno di tali dimore, simili ad otri, viene deposto un uovo e alcuni ragnetti che la femmina ha paralizzato. Quando la larvetta sguscia dall’uovo inizia a succhiarsi il ragnetto vivo ma immobile partendo dalle estremità per poi passare ai centri vitali. Ebbene, la femmina di sfecide passa circa settanta ore per costruire un nido di fango: considerando che ne costruisce una decina, questa lavoratrice resta in “ufficio” per circa 700 ore di lavoro senza interruzione.
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