La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Abbiamo intervistato Marco Colombo, fotografo e naturalista, autore della foto vincitrice del Wildlife photographer of the year 2016 nella categoria Rettili e anfibi.
Marco Colombo è un cercatore di tesori. Il ventottenne naturalista, fotografo e divulgatore scientifico non va però a “caccia” di tesori convenzionali, bensì di quell’inestimabile ricchezza rappresentata dalla biodiversità italiana, in particolare, per il suo ultimo libro, di quelle creature che popolano fiumi, laghi e aree umide, gli ambienti più minacciati della penisola e che ospitano specie rare ed endemiche.
Quali sono le minacce principali all’erpetofauna in Italia?
Il nostro è un Paese molto antropizzato nel quale lo spazio per gli animali è sempre più ridotto. Numerose specie di rettili e anfibi sono però in grado di adattarsi e di vivere a stretto contatto con l’uomo, pensiamo al caso dei biacchi nel cortile dell’asilo di Torino (lodevole la posizione della responsabile della scuola materna che li riteneva uno spunto per fare sensibilizzazione e avvicinare i bambini alla natura). Anche le altre minacce sono di origine antropica, come l’inquinamento delle falde acquifere, il prelievo di animali in natura e l’introduzione di specie alloctone.
C’è ancora tanta ignoranza circa animali come anfibi e rettili, ritenuti talvolta addirittura una minaccia. Può la fotografia naturalistica contribuire a farli conoscere sotto una nuova luce e rispettare?
La fotografia è un mezzo importante, può consentire di prendere confidenza con certi animali che solitamente temiamo. È però necessario che sia unita ad una corretta informazione, per questo ritengo fondamentale l’opera di sensibilizzazione circa l’importanza della biodiversità, soprattutto nelle scuole.
Come è nata la foto “Il piccolo tesoro”, con cui ha vinto il premio per la categoria Rettili e anfibi del Wildlife photographer of the year 2016?
Ho scattato la fotografia in Sardegna, quando mi sono immerso nel fiume e, come di consueto, ho realizzato qualche scatto di prova, mi sono reso conto che uno dei due flash non funzionava. Ho pertanto deciso di concentrarmi sulla luce naturale per ottenere immagini d’atmosfera nelle acque torbide. Sono stato ammaliato da un esemplare di testuggine palustre europea (Emys orbicularis) che camminava sul fondo, nell’acqua torbida rischiarata dai raggi del sole.
A Milano, presso la Fondazione Luciana Matalon, sono in mostra fino al 4 dicembre le cento foto più belle dell’edizione 2015 del concorso Wildlife photographer of the year. Quali sono le occasioni per conoscere il suo lavoro?
Ogni settimana vengono organizzate delle visite guidate, scelgo circa quaranta foto, raccontando le tecniche utilizzate (i retroscena dietro alcuni scatti), o parlando delle specie ritratte. Terrò inoltre un corso di macrofotografia e fotografia ravvicinata, il 16 e 17 novembre dalle 18.30 alle 21.30 presso l’Associazione Culturale Radicediunopercento. Il workshop, rivolto a chi vuole avvicinarsi alla scoperta dei micro mondi, è un seminario teorico durante il quale introdurrò le varie tecniche di macrofotografia e le attrezzature necessarie. Il 26 novembre, presso la Casa della Cultura, presenterò il mio ultimo libro “I tesori del fiume”, un’ode alla ricca biodiversità delle acque dolci. Infine il 3 dicembre, dalle 10 alle 17, è previsto un corso base di fotografia subacquea. Tutti gli eventi sono a numero chiuso è pertanto necessario iscriversi.
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