Fort Nelson è un centro abitato di qualche migliaio di abitanti situato nella porzione settentrionale della Columbia Britannica, nel Canada occidentale. Nelle scorse estati, la regione è stata teatro di immensi incendi, che ne hanno devastato il territorio. Migliaia di roghi hanno costretto i vigili del fuoco della nazione nordamericana a lavorare per mesi nel tentativo di domarli. È passato ormai molto tempo da quei giorni roventi, eppure le conseguenze dei mega-incendi si fanno ancora sentire.
VIDEO: Beneath the ground in Western Canada, dozens of so-called "zombie fires" that started last year are still burning. pic.twitter.com/uSmfhj0LwX
“Non avevo mai sentito una tempesta di neve puzzare di fumo”
Benché infatti le temperature siano scese di decine di gradi al di sotto dello zero, e nonostante il paesaggio sia ormai da parecchie settimane imbiancato, le braci continuano ad ardere sotto il manto nevoso. Può sembrare incredibile, ma è la realtà: si tratta dei cosiddetti incendi-zombie, ovvero i residui di roghi precedenti, che restano attivi al di sotto della cenere, “covando” durante l’inverno. Pronti a riattivarsi con il ritorno della stagione calda.
In un recente reportage l’emittente britannica Bbc riferisce il racconto di Sonja Leverkus, vigile del fuoco e scienziata, che ha raccontato sbigottita: “Non avevo mai sentito una tempesta di neve puzzare di fumo”. La donna afferma di aver attraversato nello scorso mese di novembre precipitazioni nevose che non erano bianche ma di colore grigiastro. E aggiunge che alcuni pennacchi di fumo erano ancora visibili pochi giorni fa, a febbraio, nel pieno del freddo glaciale invernale.
Come funzionano gli incendi-zombie
La capacità di questi “incendi senza fiamme” di rimanere vivi è legata alla torba: resti vegetali e di altri tipi di materiale organico comuni nella foresta boreale che, uniti alle spesse coltri nevose, garantiscono paradossalmente un isolamento dal freddo. Anche la radio francese Rfi riferisce di “un numero incalcolabile di incendi che bruciano ancora”.
In Canada, more than 150 wildfires are smoldering through the winter. These zombie fires could mean another active wildfire spring. https://t.co/0PqnQsHrHD
L’analisi della Bbc indica la presenza possibile di ben 106 incendi-zombie attivi in Columbia Britannica; altri 57 sono stati segnalati nella provincia vicina dell’Alberta. Normalmente questo tipo di roghi si esaurisce autonomamente entro la primavera, ma il numero appare talmente elevato da far ritenere possibile che almeno una parte possa resistere e tornare a divampare appena le temperature saranno tali da far sciogliere la neve e consentire alle fiamme di beneficiare dell’esposizione all’aria.
Canada wildfires never stopped, they just went underground as "zombie fires" smolder on through the winter. https://t.co/slHqFZWAMr
Il rischio, insomma, è che possa verificarsi un perverso circolo vizioso, in grado di aggravare la situazione situazione già terribile degli scorsi anni: nel solo 2023 più di 18 milioni di ettari di terre sono andati in fumo in Canada, con ben 6.758 roghi recensiti a livello nazionale, secondo quanto indicato da Radio Canada. Con l’aggravante dell’aridità del suoli e l’impatto sulle temperature che potrebbe avere il fenomeno meteorologico noto con il nome di El Niño. La stagione estiva nella nazione nordamericana rischia di ripercorrere le drammatiche tappe dello scorso anno.
Fondata da Kseniya e Max Lenarciak e Davide De Marchi, la startup Sly sfrutta l’intelligenza artificiale per intercettare tempestivamente gli incendi boschivi.
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