La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Cento grandi investitori alle banche: “Fate di più sul fronte del clima”
Un gruppo di investitori istituzionali ha lanciato un appello alle 62 più importanti banche del mondo: “Garantiscano trasparenza sul clima”.
“I grandi gruppi finanziari internazionali devono dimostrarsi in grado di prendere in considerazione seriamente i rischi ambientali legati ai loro investimenti. Devono fornire maggiori informazioni in merito, garantire trasparenza e svelare in che modo intendono limitare i rischi e sfruttare le opportunità legate ai cambiamenti climatici”. È con queste parole che un gruppo di cento grandi investitori si è rivolto, in una lettera aperta, agli amministratori delegati di 62 tra le più importanti banche del mondo.
“Per limitare il riscaldamento globale anche le banche devono cambiare”
Tra i destinatari dell’appello figurano Bank of America, Deutsche Bank, HSBC Holdings, JP Morgan Chase, Mitsubishi UFJ Financial Group, BNP Paribas, Australia and New Zealand Banking Group, Société Générale, Crédit Agricole e Natixis. “I cambiamenti climatici e la transizione verso un modello a basse emissioni generano rischi e opportunità concrete per gli investitori. Soltanto assicurando maggiore trasparenza si può consentire a questi ultimi di poter giudicare e mettere a confronto le performance ambientali di ciascuna banca”, ha spiegato Isabelle Cabie, della società di gestione del risparmio lussemburghese Candriam.
“Limitare la crescita della temperatura media globale a due gradi centigradi entro la fine del secolo implica un cambiamento importante nel nostro modus operandi finanziario ed economico. Per questo vogliamo comprendere in che modo il problema sia affrontato dai massimi dirigenti dei principali gruppi internazionali”, le ha fatto eco Lauren Compere, della società americana Boston Common Asset Management.
“Chi investe nel carbone americano rischia di perdere 104 miliardi di dollari”
Gli investitori citano in particolare uno studio universitario nel quale si sottolinea come gli investimenti rischino perdite comprese tra il 5 ed il 20 per cento del valore complessivo dei portafogli se non si farà abbastanza per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Un’altra analisi più recente, curata da Carbon Tracker, ha parlato di 2.300 miliardi di dollari di valori di Borsa che potrebbero volatilizzarsi a causa della svalutazione di imprese particolarmente inquinanti, a partire da quelle attive nel settore petrolifero.
Infine, una settimana fa, la stessa ong ha pubblicato un rapporto nel quale si dimostra che gli azionisti delle grandi compagnie dell’energia degli Stati Uniti rischiano di perdere fino a 104 miliardi di dollari. Ciò perché, ad esempio, il 78 per cento delle centrali a carbone americane non sarà più competitivo di qui al 2025.
Servono investimenti colossali per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi
“Il gas a buon mercato e le energie rinnovabili continueranno a erodere il mercato del carbone. Il presidente Donald Trump si è impegnato a rilanciare il settore, ma la realtà è che l’eliminazione progressiva dell’industria carbonifera permetterà di risparmiare miliardi di dollari e di migliorare l’economia statunitense”, ha dichiarato Matthew Gray, co-autore del rapporto, secondo quanto riportato dal magazine francese Novethic.
I firmatari della lettera alle 62 banche indicano infine che, per poter essere certi di centrare gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi, occorrerà investire non meno di 93mila miliardi di dollari, di qui al 2030. L’equivalente di quello che si prevede possa essere il valore del prodotto interno lordo mondiale di un anno intero, nel 2020.
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