Io potentino, il contrasto allo spreco e alla povertà passa anche dalla birra
Io potentino e Magazzini sociali, vincitori del premio Non sprecare, recuperano le eccedenze alimentari per garantire a tutti il diritto al cibo.
“Sostenibilità è oggi sinonimo di futuro. Vuol dire anticipare e interpretare le complessità del presente per costruire un domani a minor impatto, più consapevole e inclusivo. La nostra università guida da anni questa sfida, pensando alla sostenibilità come parte integrante dell’insegnamento. Certi che solo con un approccio in chiave green riusciremo a spingere l’acceleratore dell’innovazione”, dichiara Giovanni Lo Storto, direttore generale della Luiss Guido Carli. Ed è per questo che l’ateneo romano è stato anche quest’anno partner scientifico del sito Non sprecare per l’assegnazione dell’omonimo premio. Un riconoscimento che racconta esempi di eccellenza nel nostro paese, storie di sviluppo sostenibile, di economia circolare, di crescita economica che punti a un effettivo progresso a livello sociale, di responsabilità e rinnovamento. Ma soprattutto racconta i progetti e le idee di cittadini e associazioni capaci di generare un impatto positivo nella vita delle persone, specialmente in un momento difficile come quello che stiamo attraversando.
Al via l'appuntamento con la XI edizione del #PremioNonSprecare. Il progetto di Antonio Galdo, organizzato in collaborazione con #Luiss, promuove iniziative e pratiche economiche, ambientali e sociali che favoriscano la sostenibilità. Segui la diretta: https://t.co/h49RuqQU20pic.twitter.com/hsdHFeoZpo
“Il premio Non sprecare, giunto all’undicesima edizione, quest’anno è dedicato alle persone. Una scelta che avevamo fatto prima che scoppiasse la pandemia e divenuta molto attuale in questa battaglia contro il virus”, aggiunge Antonio Galdo, direttore del sito Non sprecare e del relativo premio. “Abbiamo ascoltato i racconti di persone che non sprecano nulla della loro vita e scommettono, senza grande clamore, su una sostenibilità fatta di scelte concrete”. Fra le varie testimonianze, noi abbiamo scelto di riportarvi quella di Valentina Loponte, vicepresidente dell’associazione Io potentino onlus e direttrice del progetto Magazzini sociali. Le due realtà che rappresenta, impegnate nella lotta contro lo spreco alimentare e nel contrasto alla povertà in Basilicata, sono le vincitrici della categoria associazioni, una delle sei previste.
In che modo collaborano le due realtà che lei dirige?
Io potentino è una onlus nata nel 2010 a Potenza come associazione culturale. Il 5 dicembre abbiamo compiuto dieci anni. Nel 2014 abbiamo fondato Magazzini sociali, un progetto di contrasto alla povertà mediante il recupero di eccedenze alimentari. Da quel momento abbiamo iniziato a lavorare per recuperare e redistribuire nella città di Potenza i prodotti ritirati perché invenduti o con difetti di confezionamento presso negozianti, panifici, negozi di ortofrutta; piuttosto che al termine di eventi, sagre, percorsi enogastronomici. Questi prodotti ritirati a nostra volta li redistribuiamo a persone che decidono di aderire all’iniziativa, e per farlo ci siamo subito messi in rete anche con le associazioni caritatevoli che già si occupavano di sostegno a persone in difficoltà economica sul territorio. Dal 2014 ad oggi abbiamo recuperato circa 45 tonnellate di eccedenze alimentari e al nostro progetto hanno aderito più di 400 famiglie del capoluogo.
Dal pane invenduto ricavate anche della birra, giusto?
Quest’idea della birra – che, ci tengo a precisare, non è l’unica in Italia ricavata dal pane – è sorta quando ci siamo accorti che l’alimento più sprecato e che quindi noi ricevevamo in maggiore quantità era proprio il pane. Così è nata la birra prodotta utilizzando il pane invenduto, che abbiamo chiamato La166 dalla legge antispreco 166. Nelle nostre intenzioni vorremmo che costituisse solo il primo di una serie di prodotti a marchio La166: ad esempio, vorremmo produrre delle marmellate utilizzando la frutta di scarto. Il ricavato, tolti ovviamente i costi di produzione, viene reinvestito completamente nel nostro progetto Magazzini sociali.
Non a caso avete vinto il premio Non sprecare. Ci ha colpito molto la motivazione per cui l’avete ricevuto, ovvero per la vostra “capacità di guardare agli ultimi, alle persone che vivono tra disagi, solitudine e povertà”. Questo come l’ha fatta sentire? Noi cerchiamo tutti i giorni attraverso le nostre attività di sdoganare un po’ il concetto del povero che deve essere aiutato, difatti chi aderisce alla nostra iniziativa fondamentalmente aderisce a un progetto di economia circolare. Perché purtroppo – lo diciamo da tanti anni e adesso la pandemia ci ha tristemente dato ragione – la povertà, almeno dal nostro punto di vista, è un qualcosa che può coinvolgere chiunque; non è più legata solo a situazioni di “ereditarietà”, quindi a ragazzi che a loro volta vivono in povertà perché provengono da famiglie disagiate. È qualcosa che può colpire anche una persona che perde il posto di lavoro, come purtroppo è successo con il coronavirus, piuttosto che magari nuclei familiari all’interno dei quali si affaccia una malattia che ha dei costi e quindi porta via le risorse economiche fin a quel momento presenti; o ancora parliamo di ragazze madri, donne sole, padri separati.
Quindi noi sdoganiamo l’idea del povero da mettere ai margini. Piuttosto ci piace parlare di persone che aderiscono a questo progetto. Tant’è che noi cerchiamo anche di lavorare affinché si comprenda che la stessa eccedenza alimentare non deve essere solo ed esclusivamente destinata a chi ha un bisogno alimentare, ma anche a chi vuole essere attento a non sprecare, a rispettare l’ambiente, a una minore produzione di rifiuti.
Poi è ovvio che sapere che la nostra attività in maniera prevalente riesce ad aiutare chi vive una difficoltà primaria come quella dell’accesso al cibo è qualcosa che ci riempie di particolare orgoglio, perché non è un’attività facile. Ci troviamo ogni giorno di fronte a difficoltà reali, magari poco conosciute ma molto radicate. 400 nuclei familiari sono un numero molto importante se si considera che Potenza conta circa 70mila abitanti.
Con la pandemia quindi avete assistito a dei cambiamenti nella società e nei bisogni delle persone?
I nostri numeri sono raddoppiati. Si sono affacciati nuovi target, se così li possiamo chiamare, persone che non avrebbero mai immaginato di doversi rivolgere ad associazioni come la nostra. Non è stata una situazione facile e non lo è tuttora.
Nella guida Michelin 2021 è stato introdotto un nuovo riconoscimento chiamato stella verde, che viene assegnato ai ristoranti che, fra le altre cose, lottano per ridurre lo spreco alimentare. Questa, come altre iniziative simili, è la dimostrazione che qualcosa nel mondo della ristorazione sta finalmente cambiando? Assolutamente sì. Tutte le iniziative che possono in qualche modo incentivare la sensibilizzazione nei confronti dello spreco alimentare, del diritto al cibo per tutti, così come gli incentivi fiscali da parte delle istituzioni, sono molto utili. Vedo la differenza anche nella nostra attività: siamo partiti nel 2014 con un panificio e delle donazioni sporadiche per poi ampliarci fino ad avere una rete capillare di donatori, quindi anche di operatori commerciali che sono diventati attenti, sia in fase di approvvigionamento dei prodotti sia in fase di donazione.
Inoltre, siamo soggetto capofila di una delle quattro progettualità approvate nella regione Basilicata per la creazione di un centro logistico per le eccedenze alimentari, dove saranno stoccate e dove si svolgerà anche ricerca riguardo alle abitudini alimentari, piuttosto che ai movimenti del cibo, in collaborazione con l’Università degli studi della Basilicata. Anche questo fa capire come all’interno del nostro territorio la consapevolezza rispetto allo spreco alimentare sia entrata al punto da sostenere dei progetti con finanziamenti pubblici.
Dal suo punto di vista, quali sono le soluzioni più efficaci per contrastare lo spreco alimentare? Bisogna puntare di più sui singoli cittadini o sulla rivoluzione dell’intero sistema?
Io credo molto nella potenza dell’individuo. Nel momento in cui ciascun cittadino riesce a prendere consapevolezza, poi con il giusto atteggiamento a cascata riesce a portare dei cambiamenti anche a livello più ampio. Questo è uno dei motivi per cui noi sin dall’inizio abbiamo cercato di rivolgerci anche al mondo della scuola e spiegare ai ragazzi che prevenire lo spreco alimentare è qualcosa che parte dalle azioni quotidiane del singolo individuo.
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