Comprendere l’epigenetica fornisce gli strumenti per restare in salute. Dall’alimentazione allo stile di vita, scopriamo come influire positivamente sul nostro patrimonio genetico.
Lettera di una figlia alla madre
Lettera di una figlia alla madre e al mondo che la circonda
“Cara mamma,
volevo dirti che non ne posso più delle tue
preoccupazioni.
Non mi aiuta sentirmi ripetere che sono magra, sentirmi chiedere
cosa ho mangiato oggi, se ho fame o se ho vomitato.
Non mi aiuta nemmeno che continui a propormi nuove terapie e
dottori, cliniche da migliaia di euro al mese o luminari esperti
del problema.
Non mi aiuta sentire la tua voce fredda, dietro la quale avverto
tutta l’aridità di un cuore, il dramma della povertà
di un’anima, di una gabbia egoistica che se vuole la mia guarigione
è solo per togliersi un problema o più facilmente
trova nella mia malattia un rinforzo alla sua illusione di
sanità.
Cara mamma, lo so che hai fatto tutto quello che hai potuto, ma io
dentro mi sento vuota, un vuoto incolmabile, spinta dalla mancanza
mi riempio di
cibo ma la voragine del mio deserto interiore non si
colma.
Lo so, il medico dice che per le
anoressiche il cibo è uno strumento che
permette loro di “acquisire” potere: riuscire a fare a meno del
cibo è una dimostrazione d’indipendenza e autosufficienza;
il suo rifiuto è la rappresentazione concreta di ciò
che sentono e provano.
Lo so, le
bulimiche hanno fame d’anima e non si sazieranno mai
con i biscotti.
Il medico mi ha spiegato che coloro che soffrono di
disturbi alimentari si possono dividere in tre
categorie: alla prima categoria appartengono le anoressiche
restrittive quelle che mangiano poco o niente e le anoressiche
bulimiche quelle che fanno regolarmente delle abbuffate e poi
compensano con “condotte di eliminazione” più o meno
sofisticate. Ti risparmio le altre, io apparterrei a quest’ultima
sottocategoria.
Ho il
peso corporeo sotto la norma…
Ho il
peso corporeo sotto la norma, intensa
paura di acquistare peso, percezione alterata del mio
schema corporeo e amenorrea.
Questo deriverebbe dalle mie caratteristiche psicologiche
contraddistinte da un attenzione eccessiva al
corpo, una percezione distorta della fame e della
sazietà e soprattutto dalle mie “credenze disfunzionali
sull’alimentazione e sul metabolismo”. Avrei poi un deficit di
autoconsapevolezza, cioè non sono consapevole
dei danni che potrei procurarmi, inoltre sarei molto sensibile
all’ambiente che mi circonda, avrei costantemente bisogno di
conferme dall’esterno ma contemporaneamente mi sento invasa, il
medico lo chiama il tema dell’intrusività. Sarei
estremamente sensibile al giudizio altrui dal quale dipendo per
costruirmi un senso di valore personale destinato inevitabilmente
alla precarietà, le mie aspettative, sempre alte, vengono
puntualmente deluse, mi vedo così costretta alla perfezione,
l’unico modo per sperare di poter ricevere giudizi positivi. Per
quanto riguarda il sesso è meglio dimenticarlo, cancellare
le parti di me che lo rivendicano.
Il medico dice anche che sono diventata anoressica perché ho
una struttura di base ossessiva e perché il mio ambiente
familiare è stato caratterizzato da genitori eccessivamente
invadenti e ad un tempo poco presenti dal punto di vista
affettivo.
Cara mamma, io non ve ne faccio una colpa, ma ti prego, almeno tu,
fermati, ascoltami, riconosci la mia anima che brama contatto,
calore, presenza autentica, almeno tu, dillo ai dottori che la
piantino di considerarmi un caso, di misurare la mia
personalità, di curare la mia malattia con farmaci
miracolosi.
Io sto gridando, come posso il mio anelito al valore, il mio senso
di vita, quella smania di esistere che dentro mi divora e che non
riesce ad esprimersi altrimenti.
Ti prego, almeno tu, ascoltami davvero”.
Pier
Luigi Lattuada
Medico psicoterapeuta
Direttore LifeGate Clinica Olistica
Pubblicato nel MAGAZINE LifeGate n.26
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