L’Iran ha confermato la condanna a morte per l’attivista curda Pakhshan Azizi

Pakhshan Azizi è stata arrestata nel 2023 e accusata di attività sovversive. Nel 2024 l’Iran ha eseguito 901 condanne a morte, il record degli ultimi nove anni.

  • Pakhshan Azizi svolgeva attività umanitaria ma è stata accusata di cospirare contro la Repubblica.
  • Nel 2024 è stata condannata a morte per “ribellione” e ora la Corte suprema ha confermato la condanna.
  • L’anno scorso l’Iran ha compiuto 901 esecuzioni. Più della metà erano persone appartenenti a minoranze.

La Corte suprema dell’Iran ha confermato la condanna a morte per l’attivista curda Pakhshan Azizi. La donna, 40 anni, era stata arrestata nel 2023 con l’accusa di attività sovversive contro la Repubblica islamica ed è detenuta nel carcere di Evin, lo stesso dove è stata rinchiusa venti giorni la giornalista italiana Cecilia Sala.

Negli ultimi mesi l’Iran ha inasprito le sue condanne a morte. Nel 2024 ci sono state 901 esecuzioni, il record dell’ultimo decennio.

La condanna a morte di Pakhshan Azizi

Pakhshan Azizi, attivista curda, era stata arrestata per la prima volta nel 2009 per alcune proteste universitarie. Più di recente è stata arrestata a Teheran nell’agosto 2023 assieme ad alcuni familiari. Svolgeva attività umanitaria nei campi profughi del nord del paese ma le autorità iraniane l’hanno accusata di far parte di gruppi armati fuorilegge che compiono attività sovversive contro la Repubblica. Un’accusa che i tribunali iraniani usano spesso contro i gruppi di opposizione curdi.

Per questo motivo Azizi è stata incarcerata in isolamento e poi nel reparto femminile della prigione di Evin, nella capitale Teheran. La struttura dove vengono reclusi i prigionieri politici e la stessa dove ha passato venti giorni in condizioni inumane e degradanti la giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata il 19 dicembre e rilasciata il 9 gennaio nella cosiddetta “diplomazia iraniana degli ostaggi”, che ha portato a sua volta l’Italia a rilasciare il 12 gennaio il ricercatore iraniano Mohammaed Abedini.

Lo scorso luglio la giustizia iraniana ha condannato l’attivista Azizi alla pena di morte per “ribellione alla Repubblica islamica”, una sentenza che secondo le organizzazioni per i diritti civili è volta ad azzoppare il movimento “Donna, vita, libertà”, nato in seguito all’uccisione da parte delle forze di sicurezza iraniane della donna curda Mahsa Amini, nel settembre 2022. I legali di Azizi hanno fatto ricorso contro la condanna, che ora però è stata confermata dalla Corte suprema. I suoi legali hanno annunciato un nuovo ricorso, che però potrebbe essere anticipato da un momento all’altro dall’esecuzione dell’attivista curda. Narges Mohammadi, iraniana premio Nobel per la pace detenuta anche lei a Evin ma provvisoriamente a casa per motivi di salute ha lanciato un appello perché la comunità internazionale si faccia sentire contro la politica delle esecuzioni dell’Iran.

Record di condanne a morte

La condanna a morte di Pakhshan Azizi non è un evento isolato. Negli ultimi mesi l’Iran, che con il presidente Masoud Pezeshkian insediatosi nel luglio 2024 ha promesso di indossare una veste più riformista, ha in realtà aumentando notevolmente il numero di pene capitali.

Secondo l’Onu, nel 2024 sono state eseguite 901 condanne a morte, di cui 40 solo nel mese di dicembre. Si tratta di un incremento del 6 per cento rispetto alle esecuzioni del 2023 e il numero più alto degli ultimi nove anni. L’organizzazione non governativa Iran human rights ha aggiunto che sono almeno 31 le donne condannate a morte nel corso dell’anno, il numero più alto degli ultimi 17 anni. L’organizzazione per i diritti umani Hengaw ha sottolineato invece che più della metà delle esecuzioni del 2024 riguardavano persone appartenenti a minoranze etniche, di cui 183 curde, proprio come Pakhshan Azizi.

Come sottolineano le Nazioni Unite, la gran parte delle condanne è avvenuta per reati legati alle droghe, ma sono state uccise anche diverse persone legate alle proteste anti-regime scoppiate nel 2022 dopo l’uccisione di Mahsa Amini. Volker Türk, Alto commissario Onu per i diritti umani, ha chiesto all’Iran di porre una moratoria sull’uso della pena di morte.

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