L’Iran al voto entro 50 giorni dalla morte del presidente Raisi

I cittadini iraniani torneranno alle urne in meno di 2 mesi per il nuovo governo, dopo la morte del presidente Raisi nell’incidente in elicottero.

Il primo vicepresidente iraniano Mohammad Mokhber ha assunto la carica di presidente temporaneo dell’Iran, dopo la morte del presidente Ebrahim Raisi, rimasto ucciso insieme al ministro degli Esteri Hossein Amir Abdollahian, in un incidente in elicottero nel nordest del Paese. Mokhber resterà in carica fino a quando non si terranno nuove elezioni presidenziali, ovvero entro 50 giorni: fino ad allora, ha detto, il governo continuerà le politiche del defunto presidente “e continueremo a servire il popolo”.

In un messaggio di cordoglio per la scomparsa del presidente Raisi, il leader della rivoluzione islamica, l‘ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che “Mokhber assumerà la gestione del potere esecutivo ed è incaricato. insieme ai capi del potere giudiziario e legislativo, di organizzare un’elezione per eleggere il nuovo presidente entro al massimo 50 giorni”.

Chi è Mohammad Mokhber

Prima di diventare vicepresidente nel 2021, quando Raisi è stato eletto presidente, Mokhber è stato a capo del Setad Ejraiye Farmane Hazrate Emam (il quartier generale per l’esecuzione dell’ordine dell’imam), un fondo di investimento istituito in base a un ordine emesso da Khomeini, con il compito principale sostenere le fasce più povere della popolazione. Ali Bagheri Kani è stato nominato invece ministro degli Esteri ad interim: 56 anni, era il vice di Amir Abdollahian agli Affari politici: nel 2015 era stato il capo negoziatore dell’Iran per il rilancio dell’accordo sul nucleare del 2015, i cui colloqui si sono interrotti nel settembre 2022, e faceva anche parte della squadra negoziale iraniana.

La morte del presidente Raisi è stata un incidente 

L’ayatollah Khamenei ha dichiarato cinque giorni di lutto nazionale per l’incidente che ha di fatto decapitato il governo iraniano, tributando a Raisi un messaggio di cordoglio molto sentito: “Il suo intero mandato è stato trascorso al servizio instancabile del popolo, del paese e dell’islam”, ha osservato il leader, che ha citato anche la presenza di suoi detrattori, che però “non hanno ostacolato i suoi continui sforzi per il progresso e la riforma”.

Detrattori che, in effetti, il regime iraniano aveva e continua ad avere, sia all’interno che all’esterno: dalle forti proteste del movimento Donna, vita, libertà alla questione dei separatisti del Belucistan, passando ovviamente per Israele, con cui le tensioni si sono acuite particolarmente a partire dal 7 ottobre: Tel Aviv, e un po’ tutto l’Occidente, hanno infatti da subito sospettato un coinvolgimento dell’Iran negli attentati compiuti da Hamas.

La popolazione iraniana sembra esserci divisa dopo l’incidente: sui social media si rincorrono e si alternano scene di giubilo, con fuochi d’artificio sparati in diverse città, ad altre di uomini scesi in strada a pregare e a esprimere il proprio cordoglio. Nonostante la nota presenza di agenti dei servizi segreti israeliani in Azerbaigian, da dove tornava Raisi quando l’elicottero su cui viaggiava si è schiantato, ipotesi diverse da quelle dell’incidente dovute a un guasto o al maltempo, o a una combinazione delle due cose, non sono state contemplate.

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