Attivismo, nuove tecnologie, scelte politiche coraggiose: chiudiamo il 2024 con 7 buone notizie sul clima che ci hanno dato speranza.
Iraq: i siti archeologici della Mesopotamia subiscono i danni della crisi climatica
Dopo una storia millenaria, le vestigia della Mesopotamia (nell’odierno Iraq) potrebbero soccombere ai cambiamenti climatici.
- Dopo essere sopravvissuti a millenni di storia, i monumenti della Mesopotamia potrebbero non reggere alla crisi climatica e ambientale in corso.
- L’odierno Iraq infatti è fortemente vulnerabile a fenomeni come l’aumento della temperatura, la siccità, l’innalzamento del livello dei mari e le tempeste di sabbia.
- Il sale sta già danneggiando le rovine di Babilonia e il tempio di Ištar. I danni, in termini culturali, potrebbero essere incalcolabili.
Sono tante, tantissime, le cose a cui rischiamo di dover dire addio a causa dei cambiamenti climatici. Tra di loro ci sono anche le vestigia della Mesopotamia, la “terra tra i due fiumi” (Tigri ed Eufrate) che corrisponde all’odierno Iraq. Gli storici la considerano come la culla della nostra civiltà perché lì ebbero origine l’agricoltura, le prime città (tra cui la capitale sumera Ur) e uno dei primi sistemi di scrittura, quello cuneiforme. Dopo essere sopravvissuti a millenni di storia, però, i suoi monumenti potrebbero non reggere alla crisi climatica e ambientale in corso. È quanto spiega un approfondimento pubblicato dal quotidiano britannico Guardian.
Il futuro dell’Iraq, tra cattiva gestione dell’acqua e crisi climatica
Da sempre, in Iraq il suolo e l’acqua di falda sono ricchi di sale, ma a partire dagli anni Novanta questa salinità è aumentata in modo tangibile, come emerge dalle rilevazioni effettuate sui fiumi. Questo fenomeno in parte è figlio dell’intervento dell’uomo, per le dighe edificate in Iran e Turchia – che hanno inciso sulla portata dei fiumi – e la carente gestione delle risorse idriche e dell’agricoltura nello stesso Iraq.
Dall’altro lato, anche i cambiamenti climatici hanno un peso. La temperatura media è già cresciuta di 0,7 gradi centigradi nell’arco dell’ultimo secolo e sfonderà il tetto dei 2 gradi già entro il 2050. Per le precipitazioni medie annue è previsto un calo del 9 per cento. Rispetto a oggi, nel 2050 la colonnina di mercurio salirà più spesso al di sopra dei 50 gradi e le tempeste di sabbia non saranno più circa 120 all’anno, bensì 300. La parte interna del paese, dunque, diventerà ancora più desertica. Quella affacciata sul golfo Persico, al contrario, sarà esposta all’innalzamento del livello dei mari che porterà con sé una quantità ancora maggiore di sale.
Il sale erode gli antichi monumenti della Mesopotamia
Già da un decennio Jaafar Jotheri, professore di archeologia presso l’università di Al-Qadisiyah, ha iniziato a riscontrare danni dovuti al sale nei monumenti dell’antica Mesopotamia. Una situazione che è inevitabilmente destinata a peggiorare. Il sale “è aggressivo”, spiega, “distrugge i mattoni, distrugge le tavolette cuneiformi, distrugge tutto”.
Proprio a Babilonia si vede a occhio nudo il luccichio del sale sopra i mattoni di fango che hanno 2.600 anni di storia. Nel tempio di Ištar, dea dell’amore e della guerra nella mitologia babilonese, la base delle mura si sta sgretolando perché il sale si accumula e si cristallizza, frantumando i mattoni. Nel frattempo, le tempeste di sabbia si abbattono sul minareto a forma di spirale di Samarra, antica capitale sulla riva est del Tigri. E il deserto si appresta a inghiottire Umm al-Aqarib, chiamata Umma in epoca sumera.
Perdendo questi pezzi di storia, rimarremo con profonde “lacune nella nostra conoscenza dell’evoluzione umana, dello sviluppo delle prime città, degli imperi e delle dinamiche politiche dell’era islamica”, commenta Augusta McMahon, professoressa di archeologia mesopotamica presso l’università di Cambridge. Un danno incalcolabile, di cui siamo i soli responsabili.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dal 9 dicembre 2024 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming il podcast Bugie! per una corretta informazione sulla sostenibilità.
In caso di allerta meteo, i lavoratori spagnoli avranno diritto a un congedo climatico retribuito che può durare fino a quattro giorni.
Uccello migratore della famiglia degli scolopacidi, il chiurlottello non è più avvistato dal 1995. Uno studio lo considera estinto al 96 per cento.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Approvato il testo sulla finanza climatica. Al sud del mondo la promessa di 300 miliardi di dollari all’anno: molto meno del necessario.
Mentre i negoziati alla Cop29 di Baku sono sempre più difficili, i paesi poveri e le piccole nazioni insulari sospendono le trattative.
Pubblicati i nuovi testi alla Cop29 di Baku. C’è la cifra di 1.300 miliardi di dollari, ma con un linguaggio molto vago e quindi debole.
Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.