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Iraq, cinque militari italiani feriti in un’esplosione
Un ordigno esploso in Iraq durante il passaggio delle Forze speciali italiane ha gravemente ferito cinque soldati. Secondo il ministro della Difesa Lorenzo Guerini l’attacco non era specificatamente indirizzato al convoglio italiano.
Aggiornamento 12 novembre – Nelle ultime ore, lo Stato Islamico (Isis) ha rivendicato l’attentato ai cinque militari italiani. Lo si legge in un comunicato dell’agenzia di propaganda Amaq diffuso dal sito di monitoraggio delle attività terroristiche Site, che cita chiaramente come l’attacco volesse “colpire la coalizione di forze crociate” presenti nella regione. Almeno per il momento però, continua a non sembrare un’azione rivolta direttamente alle forze italiane.
Dalla Difesa manca ancora la conferma esatta di dove siano stati stati colpiti i militari, ma stando alle ultime ipotesi, potrebbe trattarsi della famosa zona contesa tra il governo centrale iracheno e l’amministrazione regionale curda, un’area in cui la gestione della sicurezza si è rivelata più volte inefficace. In questi luoghi infatti, gli organismi d’intelligence hanno segnalato un aumento esponenziale dell’attività terroristica dopo aver registrato oltre trenta attacchi solo da inizio ottobre. Si tratta di una delle aree più tormentate e instabili dell’Iraq, sfruttate dai terroristi per acquisire potere e visibilità.
Marco Pisani, Paolo Piseddu, Andrea Quarto, Emanuele Valenza e Michele Tedesco sono i cinque militari rimasti feriti nella mattinata di domenica 10 novembre in Iraq, alla fine di un addestramento. La loro prognosi resta riservata, ma per il momento nessuno sembrerebbe in pericolo di vita.
Lo Stato maggiore di difesa non ha ancora rilasciato informazioni precise sull’ubicazione dell’attentato. Ciò che si sa con certezza è che un Ied, un ordigno artigianale, è esploso durante il passaggio delle Forze speciali italiane nella provincia di Kirkuk, nel nord del paese.
La squadra si trova in Iraq insieme ad altri 1.100 militari per svolgere una missione in supporto alle forze irachene a cui prendono parte 79 paesi e cinque organizzazioni internazionali. La missione, chiamata Prima Particha, prevede l’addestramento dei militari iracheni dell’antiterrorismo e delle forze speciali curde che operano nelle zone liberate dall’Isis. Infatti, malgrado la morte del leader dello Stato islamico al-Baghdadi, avvenuta a fine ottobre durante un raid dell’esercito statunitense, gli attentati terroristici nella zona non si sono mai fermati.
Le condizioni dei militari
Tre di loro sono incursori della Marina italiana appartenenti al Goi, il Gruppo operativo incursori, e due fanno parte dell’nono reggimento Col Moschin dell’Esercito italiano.
Come da protocollo, i cinque sono stati subito soccorsi da elicotteri statunitensi e trasportati all’ospedale militare di Baghdad, dove si trovano attualmente.
In tre hanno riportato ferite gravi, specialmente agli arti inferiori. Per uno di loro è stata addirittura necessaria l’amputazione parziale di una gamba e ad un altro è stato amputato un piede, ma nessuno dovrebbe essere in pericolo di vita.
L’ambasciatore italiano in Iraq Bruno Antonio Pasquino ha dichiarato in un’intervista a Rai news 24 che nel corso della giornata verranno rilasciate maggiori informazioni sul loro stato di salute.
La risposta delle autorità
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini è stato subito informato dell’accaduto e ha provveduto ad aggiornare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Secondo il ministro, non ci sarebbero prove che l’attacco fosse diretto proprio alla squadra italiana e, al momento, nessuna organizzazione terroristica l’ha ancora rivendicato.
“Abbiamo seguito con grande preoccupazione l’attacco ai militari in Iraq e seguiamo da vicino gli sviluppi”, ha dichiarato Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la sicurezza, al suo arrivo alla riunione dei ministri degli Esteri dei vari paesi membri.
“We followed yesterday with great concern and feeling very close to the Italian authorities and militaries for the attack they had in Iraq, and we are following any developments very closely” @FedericaMog ‘s doorstep at the Foreign Affairs Council #FAC pic.twitter.com/tesUNgXQul
— European External Action Service – EEAS ?? (@eu_eeas) November 11, 2019
La procura di Roma ha subito aperto un’inchiesta per attentato con finalità di terrorismo. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale ed è stata affidata ai carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma.
Il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio ha espresso la sua vicinanza ai militari coinvolti scrivendo in un post su Facebook che “in questi casi il primo pensiero va ai soldati colpiti, alle loro famiglie e a tutti i nostri uomini e donne in uniforme che ogni giorno rischiano la vita per garantire la nostra sicurezza”.
La presenza dei militari italiani in Iraq ha generato dubbi
Il sindacato dei militari si è detto perplesso dalla presenza delle nostre forze in questo genere di missioni dichiarando apertamente che urge “ritirare tutti i contingenti militari italiani dalle missioni all’estero perché il loro impegno in questo modo è contrario all’articolo 11 della nostra Costituzione”.
L’articolo riporta espressamente il ripudio dell’Italia alla guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Tuttavia, consente, in condizioni di parità tra gli Stati, l’impiego delle forze statali per assicurare la pace e la giustizia tra le nazioni.
L’attacco in Iraq riporta alla mente Nassiriya
Leggere la notizia di questo attacco fa tornare alla mente le immagini dell’attentato del 2003 alla base italiana di Nassiriya, sempre in Iraq, in cui persero la vita diciannove italiani e il cui anniversario ricorre il 12 novembre.
Sono passati sedici anni da quel giorno. Alle 08:40 italiane, un camion cisterna carico di esplosivo si gettò sull’ingresso della base italiana dei Carabinieri, innescando una reazione a catena che portò all’esplosione del deposito di munizioni. Persero la vita dodici carabinieri, cinque militari e due civili che si trovavano all’interno della base per girare un documentario sulla ricostruzione del Paese.
Riccardo Saccotelli, l’ex maresciallo dei carabinieri sopravvissuto miracolosamente a quel giorno e vicepresidente del Sindacato dei militari, ha dichiarato all’agenzia di stampa Adnkronos che apprendere la notizia dell’attacco di domenica “è stato come tornare a Nassiriya e rivivere quei momenti”.
Due attacchi simili sotto molti aspetti, ma profondamente diversi per matrice e obiettivi che portano inevitabilmente a chiedersi cosa succederà in Iraq in futuro dopo la morte del califfo al-Baghdadi.
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