Norvegia e Giappone rimarranno presto gli unici due paesi a praticare la caccia alle balene: l’Islanda infatti, che al momento completa il triste trio di nazioni che praticano tale attività, ha annunciato che a partire dal 2024 porrà fine alla caccia a fini commerciali del cetaceo. La motivazione non è esattamente di tipo etico, piuttosto si tratta di una valutazione economica: “La domanda sta diminuendo, ci sono ormai pochi vantaggi economici”, ha spiegato la ministra della Pesca Svandís Svavarsdóttir. Ma la decisione è comunque di portata storica.
— Whale and Dolphin Conservation (WDC) (@whalesorg) February 4, 2022
Uccidere balene non conviene più
Svavarsdóttir, appartenente a un partito ecologista di sinistra, ha motivato la decisione di non autorizzare nuove quote per il 2024 con un intervento sul quotidiano conservatore Morgunblaðið. In particolare, ha detto, sono stati due i fattori decisivi, il primo dei quali è strettamente numerico: a fronte di una quota massima stabilita di 209 balenottere comuni e 217 balenottere minori cacciabili per il quinquennio 2019-2023, “negli ultimi tre anni non sono state catturate balene grandi, e solo una balenottera minore. Le aziende che hanno una licenza per catturare balene, negli ultimi anni, nella pratica non l’hanno fatto”.
Il motivo? Già da qualche anno la carne di balena non va più molto di moda: solamente l‘1,5 per cento degli islandesi la mangia almeno una volta l’anno, ed esportarla nella vicina Europa è molto complicato per via degli standard di sicurezza e di controllo delle carni in vigore nell’Unione europea.
La seconda ragione è essenzialmente di immagine: “Il rischio di una reputazione negativa per l’Islanda, connesso al mantenimento di questa attività di pesca, è considerevole”, ha ammesso Svavarsdóttir.
L’Islanda aveva ripreso la caccia commerciale alle balene nel 2006 nonostante una moratoria internazionale firmata dai paesi membri della Commissione internazionale per la caccia alle balene nel 1982 ed entrata poi in vigore nel 1986. Nella (relativamente) vicina Norvegia l’ultima stagione di caccia alla balena si è chiusa con ben 575 cetacei uccisi, nonostante anche tra i norvegesi il consumo di questa carne sia basso (circa il due per cento della popolazione).
La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Gli orsi nel nostro paese sono una specie a rischio. I motivi? Leggi non rispettate o poco conosciute. E una sempre più palese mancanza di coscienza ambientale.
“Guarda qui, questa è la zampa di un cucciolo di rinoceronte, usata come portamatite: le persone non sanno che esiste un mercato del genere. Sì, magari vedono le foto sui social dei cacciatori in posa col proprio trofeo di caccia, ma non pensano che qualcuno sia in grado di fare questo”. Britta Jaschinki, fotografa-attivista di
In Italia la presenza del lupo è ormai un’ottima novità per la salute del nostro ecosistema: ma è purtroppo ancora l’uomo il principali nemico della specie
Il governo della Corea del Sud rispetta la promessa fatta alle organizzazioni animaliste: l’industria della carne di cane sarà illegale a partire dal 2027.