Dopo due mesi di stop, la caccia alle balene in Islanda ricomincia. Adottando nuovi metodi che, per il governo, dovrebbero garantire il benessere animale.
A giugno l’Islanda aveva interrotto la caccia alle balene e c’erano tutti i presupposti per pensare che la decisione fosse definitiva.
Ora però le operazioni riprendono, con nuove regole che dovrebbero assicurare il rispetto del benessere animale.
Durissima la condanna da parte delle organizzazioni animaliste.
Sembrava che fosse la volta buona. Quando a giugno l’Islandaaveva sospeso la caccia alle balene per preoccupazioni legate al benessere animale, c’erano tutti i presupposti per pensare che lo stop fosse definitivo. Invece, con una decisione a sorpresa, il governo del paese nordico ha dato nuovamente il via libera alla contestatissima pratica.
Perché l’Islanda ricomincia con la caccia alle balene
Era giugno, e la stagione 2023 della caccia alle balene era appena cominciata, quando la ministra per l’Agricoltura e la pesca Svandís Svavarsdóttir l’ha fermata fino al 31 agosto. A motivare questa decisione, la pubblicazione di un report indipendente che dimostrava come, nel 2022, soltanto il 59 per cento degli animali pescati fosse morto sul colpo. Tutti gli altri avevano sofferto più a lungo: la media era di 11,5 minuti, ma uno di loro era rimasto in agonia addirittura per due ore.
Al termine del periodo di stop, la caccia alle balene ricomincia. Con nuove modalità che, stando al governo, dovrebbero rispettare maggiormente il benessere animale. Nello specifico, le navi potranno cacciare soltanto le balenottere comuni che si trovano nell’arco di 25 metri, e senza coinvolgere i loro cuccioli. Le operazioni potranno essere svolte soltanto di giorno da personale formato e con un equipaggiamento adatto.
Ormai la maggioranza della popolazione islandese è contraria alla caccia alle balene, come ha ammesso la stessa ministra Svavarsdóttir. Che ha però spiegato di doversi attenere alle licenze già erogate, lasciando al parlamento e al governo il compito di esprimersi sui prossimi passi.
Lo sconcerto degli animalisti: “È inspiegabile”
“È inspiegabile che la ministra Svavarsdóttir abbia ignorato le inequivocabili evidenze scientifiche che lei stessa aveva commissionato, dimostrando la brutalità e la crudeltà dell’uccisione di balene a scopo commerciale. Semplicemente, non c’è modo per far sì che arpionare balene in mare non sia crudele e sanguinario”, commentaRuud Tombrock, direttore esecutivo dell’organizzazione animalista Human society international Europe.
Ricordando come le balene siano già esposte a innumerevoli minacce: l’inquinamento, i cambiamenti climatici, il rischio di restare impigliate nelle reti da pesca, gli impatti con le navi. Tant’è che l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) considera “vulnerabile” la balenottera comune, specie che in Islanda può essere pescata.
“Questo è uno sconcertante rifiuto di un’opportunità irripetibile di porre fine al massacro in mare”, conclude Ruud Tombrock. “Si aggiunge una nuova, vergognosa voce nei libri sulla storia della conservazione della natura: l’Islanda aveva una possibilità di fare la cosa giusta, e ha scelto di non usarla”.
In soli 23 giorni i ricercatori hanno osservato 55 balenottere azzurre. È il numero più elevato mai registrato dopo che la caccia commerciale le aveva quasi condotte all’estinzione.
Lo ha annunciato il ministro della Pesca islandese, definendo “sostenibili” le quote di cattura fissate. Tra le specie cacciate ci sono però anche specie a rischio.
Dopo oltre trent’anni, il Giappone lascia l’Iwc e riprende la caccia alle balene per scopi commerciali. Una pratica inutile, criticata in tutto il mondo.
In poco più di un mese i cacciatori giapponesi hanno ucciso oltre 50 balenottere nell’area protetta del mare di Ross, giustificandosi con la solita motivazione della ricerca scientifica.