Israele ha ritirato gran parte delle sue truppe dal sud di Gaza

L’esercito israeliano ha ritirato gran parte delle sue truppe dal sud della Striscia di Gaza. Ma l’offensiva militare è destinata a proseguire.

  • Israele ha richiamato la 98esima divisione del suo esercito, dispiegata nel sud della Striscia di Gaza.
  • Nell’area ora rimane solo la brigata Nahal ma dallo Stato Maggiore annunciano nuove operazioni future.
  • Il ritirò delle truppe potrebbe però essere frutto della pressione internazionale sempre più forte.

Il 7 aprile Israele ha richiamato le truppe delle 98esima divisione del suo esercito, che era dispiegata nel sud della Striscia di Gaza. Si trattava della gran parte dei soldati israeliani presenti sul territorio e con il suo ritiro oggi a Rafah e dintorni rimane solo la brigata Nahal. Gli alti ranghi dell’esercito hanno fatto sapere che il ritiro delle truppe è conseguenza del raggiungimento degli obiettivi contro l’organizzazione estremista palestinese Hamas, ma a questa scelta potrebbe aver contribuito la pressione internazionale sempre più forte su Israele.

Il ritiro della gran parte delle truppe israeliane dal sud della Striscia di Gaza non ha però niente a che fare con la fine delle operazioni militari.

Il ritiro dal sud di Gaza

Le truppe della 98esima divisione dell’esercito israliano contavano circa 15mila soldati. In questi mesi hanno condotto le operazioni via terra nella Striscia di Gaza, assediando e riducendo in macerie città come Khan Yunis, distrutta al 90 per cento. Il 7 aprile queste truppe sono state richiamate alla base e la popolazione palestinese sfollata dall’area ha fatto ritorno alle proprie case, nella maggior parte dei casi non trovandole più. Ora nell’area resterà solo la brigata Nahal, composta da qualche migliaia di soldati.

Lo Stato maggiore delle Israeli defence forces (Idf) ha detto che gli obiettivi nell’area sono stati raggiunti. In particolare ha parlato di migliaia di membri di Hamas uccisi e di un’organizzazione che di fatto è stata resa inoperativa. Oltre a questo, ha aggiunto che i soldati avevano bisogno di riposo dopo mesi di operazioni militari e in vista di una guerra che è destinata a continuare

Il ritiro della 98esima divisione non ha infatti niente a che fare con la fine dell’offensiva militare. E non significa nemmeno che l’assedio su Rafah, l’ultima città meridionale della Striscia di Gaza dove si trova sfollato il più della popolazione, sia stato annullato. Yoav Gallant, ministro della Difesa di Israele, ha detto che il ritiro delle truppe è volto proprio a preparare l’imminente attacco su Rafah. Questo forse anche per rassicurare il ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, che ha promesso di togliere il sostegno al governo se non verrà attaccata la città meridionale della Striscia di Gaza.

Pressione interna e internazionale

Se lo Stato maggiore delle Israeli defence forces (Idf) ha detto che il ritiro delle truppe è anche avvenuto in ottica di preparazione di un attacco su Rafah, diversa è stata la versione degli Stati Uniti.

Il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha sottolineato che il ritiro è “non necessariamente, a quanto ci risulta, indicativo di una nuova operazione in arrivo”. Come sottolineano diversi analisti, la decisione israeliana di lasciare il sud di Gaza potrebbe essere in realtà frutto della pressione internazionale. Il rapporto con gli Stati Uniti è sempre più deteriorato a causa della brutalità dell’offensiva su Gaza, che finora ha causato oltre 32mila morti e una tragedia umanitaria senza precedenti. Tel Aviv deve anche far fronte ad altri fronti di potenziale conflitto, in particolare con l’Iran dopo il recente attacco compiuto a Damasco contro comandanti iraniani. Concentrare tutte le attenzioni militari su Gaza potrebbe essere un rischio.

Nel frattempo i negoziati per un cessate il fuoco, imposto di recente anche dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu ma mai messo in pratica da Israele, vanno avanti. Delegati di Israele e Hamas sono andati al Cairo in queste ore e se all’inizio è sembrato esserci qualche spiraglio per un accordo, poi è arrivata la secca smentita da entrambe le parti. L’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza sembra insomma destinata ad andare avanti, anche se con nuove modalità che per ora saranno più aeree e meno terrestri.

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