Cosa sono le alture del Golan, dove Israele ha occupato nuovi territori

Israele ha approfittato della caduta di Assad in Siria per espandere la sua occupazione del Golan, altopiano dove è presente illegalmente dal 1967.

  • L’esercito israeliano ha occupato il versante siriano del monte Hermon, sulle alture del Golan.
  • Israele occupa ampie porzioni dell’altopiano dal 1967 e qui ha costruito decine di insediamenti illegali.
  • Il Golan potrebbe essere uno dei terreni di scontro tra Israele e la nuova Siria in mano ai ribelli.

Con la caduta del regime di Assad, avvenuta l’8 dicembre, la mappa della Siria si è notevolmente modificata. Nell’area del Mediterraneo, lì dove ci sono due basi militari russe e vive la minoranza alawita, sono rimaste sporadiche forze fedeli all’ormai ex dittatore; la parte centrale, occidentale e meridionale del paese è in mano ai ribelli del gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts) e ad altri gruppi (alcuni legati allo Stato Islamico) che hanno contribuito all’offensiva lampo contro Assad; la parte settentrionale è in mano ai curdi, che hanno approfittato della situazione per conquistare nuovi territori.

C’è però un’altra porzione di Siria, territorialmente molto piccola ma strategicamente molto importante, dove le cose sono cambiate. Sono le alture del Golan, in parte occupate illegalmente da Israele nel 1967 e securizzate con un negoziato Onu del 1973, che ha creato una zona cuscinetto tra i due paesi. Ora l’esercito israeliano ha occupato nuove porzioni di questo territorio, in violazione del diritto internazionale.

Cosa sono le alture del Golan 

Il Golan (Jawlan in arabo) è un altipiano di 1.800 chilometri quadrati situato tra Israele, la Siria, il Libano e la Giordania. Il territorio nella storia contemporanea ha rivestito un valore strategico molto importante in un’area conflittuale come quella del Medio Oriente. Per la sua fertilità, ma anche per la sua altitudine, che ne fa un importante punto di osservazione delle mosse dei paesi su cui si affaccia.

Nel 1967 in Medio-Oriente scoppiò la guerra dei Sei giorni. Da una parte una coalizione di stati arabi, composta da Egitto, Giordania e Siria, dall’altra Israele, che da tempo stava preparando il suo esercito a un confronto contro i propri vicini geografici. Il conflitto durò meno di una settimana e vide la vittoria schiacciante di Israele, che occupò il Sinai egiziano, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania controllata dalla Giordania e, infine, le alture del Golan, che appartenevano alla Siria.

La comunità internazionale non riconobbe la sovranità di Israele sul Golan, dove il paese divenne quindi una potenza occupante, proprio come nei territori palestinesi. Il 6 ottobre 1973 gli eserciti di Siria ed Egitto attaccarono Israele con l’obiettivo di rivalersi della sconfitta di sei anni prima e riprendersi i territori persi. La Siria in un primo momento riuscì a riprendersi il Golan, ma con il passare dei giorni l’esercito israeliano tornò a occupare l’altopiano, finché l’Onu impose un cessate il fuoco. L’organizzazione internazionale negoziò un accordo tra i due paesi, che doveva essere temporaneo: Israele restituì una parte del territorio alla Siria, il versante siriano delle montagne appunto, mentre tra le due parti venne creata una zona cuscinetto di circa 400 chilometri quadrati, pattugliata dai caschi blu.

L’Onu non ha mai riconosciuto la sovranità di Israele sulla porzione di Golan occupata, essendo contraria al diritto internazionale. Nonostante questo, e in linea con quanto fatto nei territori occupati palestinesi della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, Israele nel corso dei decenni ha alimentato un profondo processo di colonizzazione sull’altopiano siriano. A oggi gli insediamenti israeliani sono 30, che ospitano circa 20mila persone. Negli ultimi anni Israele ha favorito la colonizzazione, offrendo incentivi economici per chi sceglie di abitare in quegli insediamenti. Oltre a questo, ha approvato una legge che impone una maggioranza qualificata di due terzi della Knesset per ratificare eventuali accordi di pace con la Siria relative al Golan. Dal canto suo la Siria, finché era governata dalla dinastia Assad, ha sempre rifiutato ogni negoziato di pace con Israele, fissando come condizione preliminare per ogni dialogo il suo ritiro dalle Alture.

Una nuova occupazione israeliana

L’8 dicembre i ribelli siriani guidati dal gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts), in parallelo all’azione di altre milizie nel sud del paese, hanno fatto cadere il regime ultracinquantennale degli Assad, arrivando fino a Damasco.

Questo ha ridisegnato la mappa della Siria, che ora è frammentata tra i pochi residui ancora leali agli Assad, la gran parte del territorio in mano ai ribelli e i territori settentrionali controllati dai curdi. E mentre l’Hts ha incaricato Muhammad al Bashir di formare un nuovo governo siriano, le potenze straniere non sono rimaste a guardare. Gli Stati Uniti hanno condotto bombardamenti nel sud, lì dove ci sono cellule dello Stato Islamico che potrebbero avere un ruolo nel ridisegnare la Siria. La Turchia ha invece condotto operazioni nel nord, lì dove si trovano i curdi. E poi c’è Israele, che ha messo in atto una doppia offensiva. 

Israele nelle ultime ore ha condotto circa 250 bombardamenti su depositi di armi e basi militari sparse per il territorio siriano. Se la caduta di Assad è una buona notizia per Israele, vista l’alleanza dell’ormai ex presidente con Hezbollah e l’Iran, questo non significa che la presa del potere dei ribelli possa tradursi in una normalizzazione dei rapporti tra Siria e Israele. I raid israeliani sugli obiettivi militari siriani sono stati volti quindi a privare i ribelli delle armi lasciate dalle forze di Assad.

Ma l’azione israeliana non è finita qui. Carri armati dell’Israel defense forces (Idf) sono entrati nella zona cuscinetto delle alture del Golan, quella fissata dall’Onu per evitare un contatto tra le parti. In particolare, Israele ha occupato il versante siriano del monte Hermon, alto 2.814 metri, adducendo “motivi di sicurezza”. Il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato che l’occupazione, una nuova violazione del diritto internazionale che è stata già condannata dall’Onu, sarà provvisoria. Ma ha aggiunto che i territori del Golan su cui Israele già esercita (illegalmente) la sovranità dal 1967 non verranno mai restituiti alla Siria

Proprio il Golan potrebbe essere uno dei terreni di scontro tra Israele e la nuova Siria in mano ai ribelli dell’Hts. Il leader Abu Mohammad al Jolani viene proprio da quei territori, come suggerisce proprio il nome Al Jolani, che si può scrivere anche Al Golani e significa “dal Golan”.

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