L’accordo è stato siglato a Doha e ha visto la mediazione del Qatar, dell’Egitto e degli Stati Uniti. Sia Hamas che Israele rilasceranno solo donne e minorenni. Centinaia di camion umanitari entreranno a Gaza. Il cessate il fuoco durerà quattro giorni ma potrà essere prolungato in caso di rilascio di ulteriori ostaggi. Aggiornamento del 24
L’accordo è stato siglato a Doha e ha visto la mediazione del Qatar, dell’Egitto e degli Stati Uniti.
Sia Hamas che Israele rilasceranno solo donne e minorenni. Centinaia di camion umanitari entreranno a Gaza.
Il cessate il fuoco durerà quattro giorni ma potrà essere prolungato in caso di rilascio di ulteriori ostaggi.
Aggiornamento del 24 novembre 2023
Il governo di Israele e l’organizzazione radicale palestinese Hamas hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi. Di una possibilità simile se ne parlava da tempo, dopo che il 7 ottobre Israele ha dato il via a una pesante offensiva militare sulla Striscia di Gaza che ha causato finora oltre 14mila morti. Nelle ultime ore questo accordo ha preso concretezza e l’esecutivo israeliano ha dato l’okay definitivo.
Il cessate il fuoco è iniziato alle sei di mattina ora locale del 24 novembre e durerà quattro giorni, durante i quali Hamas libererà 50 degli ostaggi catturati il 7 ottobre nella sua incursione in Israele che ha causato 1.200 morti. Israele invece libererà 150 persone palestinesi detenute nelle sue prigioni. L’accordo riguarda donne e bambini e prevede poi l’ingresso nella Striscia di Gaza di centinaia di camion umanitari.
Cessate il fuoco a Gaza
La Striscia di Gaza dal 7 ottobre, giorno dell’attentato di Hamas in suolo israeliano, è martoriata da pesanti bombardamenti israeliani, che hanno finora causato oltre 14mila morti. A questo si aggiunge l’assedio totale, che ha portato alla chiusura della gran parte degli ospedali per mancanza di carburante, oltre a carenza di beni di prima necessità come acqua e cibo per la popolazione locale.
Israele ha annunciato di voler cancellare Hamas, ma da tempo si parla di negoziati tra le due realtà per quanto riguarda i circa 200 ostaggi che l’organizzazione radicale palestinese ha in mano dal 7 ottobre. Solo parole fino a ora, ma nella notte è stato raggiunto un accordo che segna un piccolo punto di svolta nel conflitto e nella tragedia umanitaria in corso.
I welcome the deal to secure the release of hostages taken by Hamas during its brutal assault against Israel on October 7th.⁰⁰I'm gratified that these brave souls, who have endured an unspeakable ordeal, will be reunited with their families once this deal is fully implemented.
Nella Striscia di Gaza alle sei di mattina è iniziato un cessate il fuoco di quattro giorni. Durante questa pausa Hamas rilascerà 50 ostaggi, esclusivamente donne e bambini. Israele invece libererà 150 prigionieri politici palestinesi, anche in questo caso donne e minorenni – nelle prigioni Israele sono detenuti migliaia di palestinesi, di cui oltre 1.300 (tra cui appunto ragazzini) senza accuse formali e senza essere stati sottoposti a processi, in quella situazione contestata dal diritto internazionale che prende il nome di “detenzione amministrativa”.
L’accordo raggiunto tra Israele e Hamas prevede anche l’ingresso di centinaia di camion umanitari nella Striscia di Gaza, che a differenza delle poche decine lasciati entrare nelle ultime settimane potranno importare anche carburante.
Cosa succede ora
L’accordo tra Israele e Hamas è stato ufficializzato dopo una lunga riunione dell’esecutivo israeliano, terminata nella notte tra il 21 e il 22 novembre. L’ala più radicale del governo, quella che fa capo al ministro della Sicurezza, Itamar Ben-Gvir,si è messa di traverso, ma alle 3 di mattina è arrivato l’annuncio del premier Netanyahu: “È la cosa giusta da fare”, ha detto, annunciato la delibera positiva sull’accordo. I cittadini israeliani hanno avuto 24 ore di tempo per fare ricorso alla Corte Suprema contro l’accordo, che però lo ha validato. Alcune complicazioni hanno poi fatto slittare l’inizio delle tregua dal 23 al 24 novembre, ma alle sei di mattina locali l’accordo è entrato in vigore.
Israel's PM Netanyahu has urged his government to back a deal to clear the way for the release of some of the hostages held by Hamas in Gaza. He also vowed the war would continue until "we achieve all of our goals." pic.twitter.com/KRpJ0AgWQb
Un ruolo chiave nei negoziati lo hanno avuto Qatar – l’accordo è stato siglato a Doha – Egitto e Stati Uniti. Dalla Casa Bianca hanno fatto sapere che i numeri dell’accordo non sono fissati una volta per tutte e che il rilascio degli ostaggi potrebbe essere più ingente. “L’accordo è stato strutturato per incentivare i rilasci oltre le 50 persone, con donne e bambini nella prima fase e un’aspettativa per ulteriori rilasci successivi”, ha sottolineato una fonte dell’intelligence Usa.
Per quanto riguarda il cessate il fuoco, dovrebbe riguardare in toto la parte meridionale della Striscia di Gaza, dove sono state fatte evacuare centinaia di migliaia di persone. Nel nord invece le pause nei bombardamenti dovrebbero durare sei ore al giorno. Fonti del governo israeliano hanno annunciato che per ogni dieci ulteriori ostaggi rilasciati da Hamas, ci sarà un giorno in più di cessate il fuoco. Dall’organizzazione politico-militare libanese Hezbollah hanno inoltre fatto sapere che il cessate il fuoco riguarderà anche il confine tra Israele e il Libano, dove da settimane vanno avanti scambi di artiglieria.
Pierre Haski su Internazionaleha scritto che l’accordo è “la prima buona notizia in 46 giorni di guerra”. E che apre una nuova fase, visto che durante la pausa umanitaria si leverà ancora più forte il coro della comunità internazionale e della società civile per mettere fine una volta per tutte al massacro israeliano nella Striscia di Gaza e, al contempo, alla prigionia di decine di ostaggi nelle mani di Hamas. Come ha sottolineato il media statunitense Politico, uno dei timori degli Stati Uniti ora riguarda l’accesso dei giornalisti internazionali nella Striscia di Gaza durante i quattro giorni di cessate il fuoco, che potranno raccontare al mondo lo stato della devastazione e rivolgere l’opinione pubblica contro Israele. Il ministro della Difesa israeliano, Yaov Gallant, ha già annunciato che dopo la breve tregua ci saranno altri due mesi di guerra.
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