Raid israeliani su Rafah hanno ucciso almeno 45 palestinesi in un campo profughi. L’Onu ha chiesto un’indagine indipendente sull’ennesima strage.
- L’esercito israeliano ha giustificato la strage causata dai suoi raid con la presenza di membri di Hamas nell’area.
- La comunità internazionale ha condannato l’ennesimo attacco israeliano, mentre i morti a Gaza hanno superato quota 36mila.
- Intanto sempre a Rafah c’è stato uno scontro a fuoco tra soldati israeliani e egiziani. Un militare dell’Egitto è morto.
I bombardamenti israeliani su Rafah hanno causato una nuova strage. Almeno 45 palestinesi sono morti in un campo profughi nella città più a sud della Striscia, l’unica ancora non invasa via terra, a seguito dei bombardamenti israeliani e dell’incendio delle tende. Da Tel Aviv hanno giustificato l’attacco con la presenza di obiettivi di Hamas nel campo e hanno annunciato l’avvio di un’indagine. L’attacco ha causato indignazione anche tra gli alleati di Israele, che è sempre più isolato a livello internazionale.
Israele bombarda senza filtri
Nella serata di domenica 26 maggio Israele è tornato a scuotere Rafah con i suoi bombardamenti, dopo le stragi dei giorni scorsi. I raid hanno colpito alcune abitazioni fuori dalla zona al centro dell’offensiva, in quella che lo stesso esercito israeliano aveva fissato come “zona umanitaria”. Da lì poi è partito un incendio che si è propagato nel campo profughi in cui avevano trovato rifugio diverse persone in fuga dalle bombe.
Secondo fonti locali della Mezzaluna rossa, la Croce rossa palestinese, il bilancio è di almeno 45 morti. Le immagini che arrivano da Rafah sono strazianti, con corpi bruciati e perfino bambini decapitati. Il numero di feriti supera quota 200.
Ma è sempre più isolato
L’esercito israeliano ha giustificato la strage causata dai suoi raid nel solito modo: nell’area erano presenti membri di Hamas. Nel caso specifico si tratterebbe dei dirigenti Yassin Rabia e Khaled Nagar, ma in passato Israele è stata più volte smentita quando ha fornito versioni di questo tipo, soprattutto per quanto riguarda gli assedi agli ospedali. In ogni caso, la portata della strage ha confermato ancora una volta che da Tel Aviv non viene fatta distinzione tra obiettivi militari e civili, come emerso nel corso di questi mesi da diverse inchieste.
L’Onu ha chiesto a Israele un’indagine “approfondita e trasparente” sulla strage di Rafah e di “adottare misure immediate per proteggere meglio i civili”. Nei giorni scorsi la Corte internazionale di giustizia, tribunale delle Nazioni Unite, aveva ordinato a Israele lo stop all’offensiva su Rafah. Le autorità israeliane avevano respinto la richiesta e la strage del 26 maggio conferma la volontà di Israele di andare avanti con l’offensiva, mentre il numero di morti palestinesi dal 7 ottobre 2023 ha superato quota 36mila.
La Spagna ha richiamato l’ambasciatrice spagnola in Israele, Ana María Salomon. Questo mentre il paese, insieme a Irlanda e Norvegia, si appresta a riconoscere lo stato palestinese. Anche il presidente francese, Emmanuel Macron, si è detto indignato dall’attacco israeliano. E intanto si è aperto un nuovo fronte di tensione tra Israele e l’Egitto. In uno scontro a fuoco scoppiato tra i due eserciti proprio al valico di Rafah è morto un soldato egiziano.
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