A livelli di scolarizzazione più elevati corrisponde un tasso di mortalità negli adulti più basso. Ma bisogna ridurre le disparità nell’accesso all’istruzione.
A livelli di scolarizzazione più elevati corrisponde un tasso di mortalità negli adulti più basso: lo dice una ricerca pubblicata su The Lancet.
La riduzione del rischio data da 18 anni di studio è la stessa che si ottiene smettendo di fumare.
L’istruzione allunga la vita, letteralmente, e dovrebbe essere considerato un obiettivo sanitario globale.
L’istruzione svolge un ruolo cruciale nella riduzione della mortalità degli adulti, equiparabile agli effetti dei miglioramenti nel campo della sanità. Lo rivela un’indagine su vasta scala dal titoloEffetti dell’istruzione sulla mortalità degli adultipubblicata dalla rivista scientifica The Lancet e finanziata da Consiglio norvegese delle ricerche e Fondazione Bill & Melinda Gates, su dati provenienti da 59 paesi, per lo più ad alto reddito, che ha esaminato proprio il rapporto tra anni di istruzione e rischio di mortalità per tutte le cause. Quello che ne è emerso è che, letteralmente, l’istruzione allunga la vita.
Ma cosa vuol dire che l’istruzione allunga la vita? Secondo lo studio, un basso livello di istruzione costituisce un fattore di rischio significativo per la mortalità degli adulti, indipendentemente da età, sesso e stato civile. Ad esempio, si è scoperto che un adulto con 12 anni di istruzione ha un rischio di mortalità inferiore del 24,5 per cento rispetto a un adulto senza istruzione, con una riduzione media della mortalità del 1,9 per cento per anno di istruzione.
Tale impatto può essere meglio compreso confrontando i dati relativi a chi ha 6 anni di istruzione, che presenta un rischio di mortalità superiore del 12 per cento rispetto a chi ne ha 12, mentre chi ha 18 anni di istruzione registra una riduzione del rischio del 34,3 per cento. Questo effetto benefico dell’istruzione è stato osservato in modo uniforme in tutti i gruppi demografici e si è dimostrato consistente sia negli uomini che nelle donne, in tutte le fasce di età e in tutti i livelli socio-demografici dei paesi inclusi nello studio.
Ma davvero un’istruzione migliore ha gli stessi effetti di una sanità migliore? Così sembrerebbe, se è vero come emerge dallo studio che la riduzione del 34,3 per cento del rischio di mortalità che abbiamo appena visto è simile alla riduzione del rischio di cardiopatia ischemica associata a consumo ottimale di verdure rispetto al mancato consumo di verdure e la riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause per gli adulti che fanno abitualmente attività fisica rispetto agli adulti che non la fanno. Oppure, il rischio di mortalità per tutte le cause per un adulto senza istruzione rispetto a chi ha 18 anni di istruzione è simile a quello di incidenza o mortalità per cancro al polmone per una persona che fuma attualmente (10 sigarette al giorno) rispetto a una persona che non ha mai fumato, o a quello tra un bevitore di alcol in grandi quantità rispetto a un bevitore occasionale.
Questi confronti suggeriscono che i benefici di maggiori investimenti nell’istruzione sulla futura salute della popolazione sono paragonabili alle minacce per la salute pubblica più comunemente discusse, sottolineando l’importanza cruciale di un maggiore ed equo livello di istruzione come obiettivo sanitario globale. Quindi sì: di fatto, l’istruzione allunga la vita, esattamente come le buone pratiche legate alla salute.
Presentato l'Atlante delle diseguaglianze di mortalità per livello di istruzione. Sono evidenti le diverse aspettative di vita ancora presenti in varie aree del Paese. L'Infermiere è una delle professioni che può giocare il ruolo di driver per la riduzione delle diseguaglianze pic.twitter.com/f809yj81pk
Quello che emerge infatti, secondo i ricercatori, è che l’istruzione influisce positivamente sulla salute attraverso diversi meccanismi, tra cui comportamenti più sani, migliori opportunità di lavoro, salari più alti e un migliore accesso all’assistenza sanitaria di qualità. Tuttavia, sono necessari ulteriori sforzi per ridurre le disparità nell’accesso all’istruzione, specialmente nelle regioni del mondo dove persistono gravi disuguaglianze di genere e socio-economiche.
Necessario, dunque, sarà garantire un accesso equo all’istruzione a tutti i livelli di sviluppo economico. Ma, sebbene si stia progredendo verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, che mirano a garantire un’istruzione universale e di qualità per tutti, lo studio avvisa che sono necessari ulteriori sforzi per ridurre le crescenti disparità educative, specialmente nei contesti dove persistono gravi disuguaglianze di genere e socio-economiche: in particolare, in tutto il mondo vanno fatti più sforzi per aumentare l’accesso all’istruzione secondaria.
Un problema non da poco conto, soprattutto perché come detto la maggior parte del campione utilizzato per lo studio proveniva da contesti ad alto reddito, e quindi i risultati potrebbero non riflettere completamente lasituazione nei paesi a basso e medio reddito. Quel che è certo però è che l’istruzione, anche alla luce di questi risultati, dovrebbe essere considerata un vero e proprio “obiettivo sanitario”.
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