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Italcarni, ammesse le torture agli animali, i dipendenti chiedono il patteggiamento
Chiesto il patteggiamento con pene che vanno da un anno e otto mesi a un anno e dieci mesi per i dipendenti del macello, processo con rito abbreviato per i veterinari complici.
Sì, torturavano gli animali, i dipendenti del macello della Italcarni di Ghedi lo hanno ammesso. Non che ce ne fosse bisogno, le immagini catturate dalle telecamere fatte installare dalla magistratura nel macello bresciano non lasciano infatti spazio ad alcun dubbio.
Le mucche (ormai incapaci di muoversi dopo un’esistenza spesa a partorire vitelli per produrre latte per il nostro consumo e destinate al mattatoio) vengono trascinate sul pavimento agganciate a delle catene, sollevate di peso e infilzate con i bracci meccanici dei muletti, colpite con bastoni e forche. Grazie a questi filmati, diffusi dalla trasmissione Servizio pubblico, lo scorso ottobre l’azienda di macellazione finì sotto sequestro.
Probabilmente a pesare maggiormente fu il fatto che la carne degli animali sottoposti a sevizie risultò contaminata, le analisi hanno evidenziato la presenza di cariche batteriche cinquanta volte superiori a quelle consentite dalla legge. Si è svolta il 13 febbraio, presso il tribunale di Brescia, l’udienza preliminare per decidere del rinvio a giudizio chiesto dalla Procura di Brescia lo scorso 9 novembre nei confronti di M.P. e G.B., veterinari della Asl di Brescia, e B.F, M.A. e H.N., dipendenti della Italcarni Srl.
I tre dipendenti del macello di Ghedi hanno chiesto il patteggiamento con pene che vanno da un anno e otto mesi a un anno e dieci mesi, i due veterinari, colpevoli di coprire le azioni crudeli e illegali dell’azienda anziché applicare le norme sulla tutela degli animali, andranno invece a processo con rito abbreviato il prossimo 22 aprile.
“La piena ammissione di colpa dei dipendenti conferma una prassi reiterata all’interno della struttura, di cui i veterinari non possono dirsi estranei – ha commentato Roberto Bennati, vicepresidente della Lav, ammessa dal giudice come parte civile insieme al comune di Ghedi, alla Lac, ad Animal Amnesty e ad Adiconsum. – Chiediamo che la Asl disponga l’immediata chiusura ai sensi della normativa europea, dimostrando discontinuità dalle condotte poste in essere finora e rese possibili dai veterinari”.
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