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L’Italia è il paese con il più alto numero di auto d’Europa
Come ridurre il numero delle auto? Una domanda necessaria visto che siamo il paese con più auto per abitante d’Europa.
L’Italia è il paese ad avere il più alto livello di motorizzazione dell’Unione europea. Un primato che riflette la condizione politica e culturale del nostro Paese che dal punto di vista della mobilità sostenibile ha indubbiamente ancora molta strada da fare. A dimostrarlo è Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, che ha pubblicato la classifica relativa alla densità di autovetture rispetto alla dimensione della popolazione per l’anno 2022. Vediamo quindi svettare l’Italia al primo posto, sorpassando il Lussemburgo (che occupava la prima posizione) con un numero da record: 684 auto per 1.000 abitanti, a fronte di una media europea di 560 vetture ogni 1.000 abitanti.
Gli effetti negativi legati all’alto numero di auto
L’Italia sta vivendo quindi (più o meno consapevolmente) una situazione di forte dipendenza dalle auto che va ad impattare negativamente su vari aspetti legati alla mobilità e non solo. Pensiamo per esempio alla quantità di spazio pubblico occupato dalle vetture parcheggiate (che rimangono immobili per oltre il 90 per cento del tempo) e alla congestione del traffico che fa registrare in città, nelle ore di punta, la velocità media di 20 km/h (come risulta dai dati forniti da Tom Tom traffic index).
Ci sono poi due temi centrali da considerare, ovvero la salute e a sicurezza delle persone. Attingiamo alle informazioni sulle emissioni di CO2 fornite dall’Agenzia europea dell’ambiente che evidenzia il peso del settore dei trasporti, responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa, il 71,7 per cento delle quali viene prodotto dal trasporto stradale.
Ricordiamo quindi che l’UE ha fissato l’obiettivo di ridurre entro il 2030 le emissioni dei trasporti del 60 per cento rispetto ai livelli del 1990 per arrivare alla riduzione del 90 per cento entro il 2050, nel quadro della tabella di marcia fissata dal Green deal europeo.
Altri fattori che incidono sulla qualità dell’aria causando danni alla salute sono i Pm10 e Pm2,5 prodotti dall’usura degli pneumatici e dai freni. È chiaro quindi che più le auto circolano, più l’aria diventa irrespirabile.
La sicurezza stradale e gli obbiettivi della Ue
C’è poi il grande problema della sicurezza stradale, affrontato in maniera dettagliata nel quadro strategico dell’Ue per la sicurezza stradale 2021-2030 con le raccomandazioni sulle prossime tappe verso l’obiettivo “zero vittime”. Qui leggiamo che ogni anno circa 22.700 persone perdono ancora la vita sulle strade dell’UE e circa 120.000 rimangono gravemente ferite. Negli ultimi 10 anni oltre 11.800 bambini e ragazzi di età inferiore ai 17 anni sono stati uccisi in incidenti stradali nell’UE ed è proprio questa la principale causa di morte in Italia per le persone che hanno meno di 24 anni. Parliamo quindi di un’emergenza causata da molteplici fattori ma che di base è legata alle abitudini e al comportamento delle persone, a come si muovono e a quali mezzi utilizzano.
Una fotografia interessante a livello nazionale ce la fornisce Isfort, Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, che ha prodotto l’indagine “Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani”. Dalla ricerca emerge che in Italia l’automobile rimane il mezzo di trasporto dominante, con il 70 per cento degli spostamenti e un numero di vetture in circolazione in continua crescita. Infatti, nel 2022, per la prima volta il parco auto in Italia ha superato i 40 milioni (40.213.061), con un aumento del 19 per cento negli ultimi 20 anni. Ci sono quindi sempre più auto in circolazione e sempre più vecchie (quindi inquinanti), mentre “la mobilità sostenibile – come si legge nel report – è al palo”.
Come ridurre il numero delle auto?
Per ridurre l’utilizzo dell’automobile, bisogna incentivare altre forme di mobilità, riequilibrando le scelte politiche. Bisogna quindi fornire alle persone delle valide alternative e questo è possibile in particolare nei centri urbani, dove gli spostamenti avvengono nel raggio di pochi chilometri. Vanno quindi potenziati il trasporto pubblico e la rete ferroviaria, promuovendo l’intermodalità (per esempio l’uso combinato di bici e treno), la mobilità attiva e in particolare l’uso della bicicletta. Vanno introdotte misure che rendano le strade sicure per gli utenti più vulnerabili (ciclisti e pedoni). Dall’altra parte, va incentivata la rottamazione delle auto più vecchie e inquinanti mentre va agevolato l’acquisto delle elettriche, ancora troppo costose.
Nella già citata ricerca curata da Isfort, da cui emerge un quadro generale decisamente grigio dal punto di vista della mobilità sostenibile, c’è un dato interessante che ci lascia ben sperare. Si tratta della propensione delle persone ad un uso maggiore dei mezzi pubblici, della bicicletta e della sharing mobility. Questa tendenza aumenta e in particolare la bicicletta raggiunge un indice di propensione modale molto elevato, pari al 34,3 per cento. Una conferma del fatto che nelle cittadine e nei cittadini sta crescendo rapidamente la volontà e la necessità di cambiare abitudini, per orientarsi verso una mobilità differente e stili di vita più sostenibili.
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