Cambiamenti climatici, inquinamento, malattie e scarsa convenienza economica spingono sempre più Paesi a mettere al bando il carbone.
Rinnovabili, l’Italia ha superato gli obiettivi al 2020. Lo dice Eurostat
Le rinnovabili salgono al 17 per cento nel consumo di energia in Europa. Undici gli Stati che hanno già raggiunto gli obiettivi del 2020
In Italia il contributo delle rinnovabili nei consumi finali di energia è passato dal 6,3 per cento del 2004 al 17,5 cento del 2015, raggiungendo in anticipo l’obiettivo del 17 per cento previsto per il 2020. A livello europeo la quota di rinnovabili ha raggiunto il 16,7 per cento, partendo da un 8,5 per cento di dodici anni fa.
Primeggia la Svezia, maglia nera invece a Paesi Bassi, Francia, Irlanda, Regno Unito, Lussemburgo e Malta che sono in ritardo sui target stabiliti dall’Ue. I dati sono stati pubblicati da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea.
La quota di energie rinnovabili sul consumo finale lordo di energia è uno degli indicatori principali della strategia europea 2020 che prevede di raggiungere entro il 2020 il 20 per cento di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia. Gli Sati membri, visti i buoni livelli già raggiunti, hanno concordato il nuovo obiettivo del 27 per cento di energie rinnovabili dell’UE entro il 2030.
Svezia la migliore, Lussemburgo, Malta e Paesi Bassi in fondo alla classifica
Dal 2004, la quota delle fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia è cresciuta in modo significativo in tutti gli Stati membri. Rispetto a un anno fa, è aumentata in 22 Stati membri su 28. Eccelle la Svezia con il 53,9 per cento di energia da fonti rinnovabili nel suo consumo finale lordo di energia al 2015, e guida la classifica distaccando nettamente tutti gli altri paesi, soprattutto nel riscaldamento dove i consumi termici sono coperti dal 68,6 per cento da rinnovabili. Al secondo posto la Finlandia con il 39,3 per cento, seguita da Lettonia (37,6 per cento), Austria (33,0 per cento) e Danimarca (30,8 per cento). L’Austria spicca per aver raggiunto quota 70 per cento di rinnovabili nella produzione di energia elettrica. L’Italia, con il suo 17,5 per cento si posiziona al tredicesimo posto. All’estremità opposta della scala, le percentuali più basse di energie rinnovabili sul consumo energetico sono stati registrati in Lussemburgo e Malta (entrambi 5,0 per cento), Paesi Bassi (5,8 per cento), il Belgio (7,9 per cento) e Regno Unito (8,2 per cento).
Only Sweden, Finland and Austria achieved 10% target of the share of transport fuel from renewable energy sources https://t.co/y95ypsFCb0pic.twitter.com/pqSFUmYiQi
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) 14 marzo 2017
Analizzando nel dettaglio i settori, secondo i dati Eurostat, nel 2015 le rinnovabili hanno coperto il 28,8 per cento nella produzione elettrica, il 18,6 per cento nel riscaldamento e raffrescamento e il 6,7 per cento nei trasporti.
Paesi Bassi, Francia e Regno Unito ancora lontane dell’obiettivo 2020
Ogni Stato membro dell’Unione europea ha un proprio obiettivo di produzione di energia da fonti rinnovabili fissato dall’Ue al 2020. Gli obiettivi nazionali tengono conto dei diversi punti di partenza degli Stati membri, del potenziale di energia rinnovabile e delle performance economiche. Tra i 28 Stati membri dell’Ue, undici hanno già raggiunto il livello richiesto per soddisfare i loro obiettivi nazionali previsti per la fine del decennio: Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Croazia, Italia, Lituania, Ungheria, Romania, Finlandia e Svezia. Austria e Slovacchia sono molto vicine all’obiettivo, manca circa 1 punto percentuale. In fondo alla classifica, invece, ci sono i Paesi Bassi a cui mancano ancora 8,2 punti percentuali (pp) per raggiungere il loro obiettivo nazionale al 2020, la Francia (7,8 pp), Irlanda e Regno Unito dove entrambi devono ancora colmare con rinnovabili 6,8 punti percentuali e Lussemburgo (6,0 pp).
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