Quasi una famiglia su dieci in Italia è in povertà alimentare. Il problema si riflette sul sano sviluppo dei bambini: quanto contano le mense scolastiche.
Quasi una famiglia su dieci in Italia non riesce a mangiare proteine una volta ogni due giorni.
La povertà alimentare è particolarmente preoccupante per i minori in fase di sviluppo.
L’osservatorio Con i Bambini evidenzia la correlazione tra deprivazione alimentare e assenza di mense scolastiche.
Ancora oggi, nel ventunesimo secolo ormai inoltrato da un pezzo, la povertà alimentare è una realtà ancora ben presente e diffusa. E non solo nelle aree del mondo meno sviluppate ma proprio qui, in Europa. In Italia, e soprattutto in alcune regioni del sud. Ma in generale, l’8,4 per cento delle famiglie italiane non si può permettere un pasto a base di proteine ogni due giorni, quanto sarebbe consigliato dai nutrizionisti.
La correlazione tra povertà alimentare e mense
Secondo il rapporto dell’Osservatorio Con i bambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis la povertà alimentare colpisce particolarmente bambini e ragazzi che attraversano l’età dello sviluppo: in Italia in media il 2,8 per cento dei minori non consuma un pasto proteico al giorno, segnale di una possibile povertà alimentare. Un dato da non trascurare, soprattutto in alcune aree del paese. Le disparità su base territoriale sono molto ampie. In Sicilia la quota di bambini e ragazzi che non consumano almeno un pasto proteico al giorno supera l’8 per cento: otto bambini su cento non mangiano a sufficienza. Seguono Campania (5,4 per cento), Basilicata (4,9 per cento) e Lazio (4,5 per cento). Mentre la percentuale si attesta al di sotto dell’1 per cento nelle Marche, in Abruzzo, in Puglia e in Piemonte.
Si tratta di un fenomeno sottostimato in Italia e che, secondo l’Osservatorio Con i bambini, presenta molteplici sfaccettature “che vanno dalla disponibilità economica all’educazione alimentare, fino alla possibilità di accesso ai servizi”. E all’interno del quale “è paradigmatico il contributo delle mense scolastiche”.
Negli ultimi anni, le relazioni del garante dell’infanzia al Parlamento italiano hanno spesso sottolineato il ruolo dell’estensione delle mense nel contrasto della povertà alimentare. In occasione dell’ultima, nel giugno 2022, si è sottolineato infatti che “le mense scolastiche, per alcuni bambini, rappresentano il pasto più completo e sano della giornata”: un’osservazione non casuale, che peraltro trova riscontro nei dati a disposizione. Le regioni a maggior rischio di povertà alimentare tra i minori, infatti, in molti casi coincidono con quelle con meno mense scolastiche. Le sei regioni nelle quali meno di una scuola statale su quattro dispone di una mensa sono appunto la Sicilia e la Campania (in cui solo una scuola su dieci ha la mensa) e poi Calabria, Basilicata, Lazio, e Molise, tutte tra il 18 e il 21 per cento, non di più.
Al Sud le situazioni più delicate
Sono anche le regioni che, praticamente nello stesso ordine, risultano ai primi posti per quota di minori che non consumano un pasto proteico al giorno. Con l’eccezione di Calabria e Molise (i cui dati non sono stati rilasciati per la bassa numerosità del campione utilizzato per la rilevazione), le altre seguono lo stesso ordine. La Sicilia, prima per quota di minori che non consumano quotidianamente pasti proteici (8,4 per cento del totale nel 2019) precede la Campania nella poco invidiabile classifica di deprivazione alimentare (5,4 per cento).
Nelle regioni con meno mense scolastiche, più minori che non consumano almeno un pasto proteico al giorno
Al contrario in Toscana e Piemonte, le uniche due regioni oltre alla Valle d’Aosta in cui la quota di edifici dotati di mensa supera il 60 per cento, la percentuale di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici si attesta al di sotto del 2 per cento: un altro dato che conferma in qualche modo la correlazione inversa tra povertà alimentare e disponibilità di mense scolastiche. In particolare in Piemonte è la regione con il migliore indicatore di deprivazione alimentare (0,2 per cento) e la seconda con maggiore offerta di mense subito dopo la Valle d’Aosta, di cui il dato sui minori a rischio povertà educativa non è disponibile.
Approfondendo il dato comune per comune, tra le città più popolose spiccano per presenza di mense scolastiche Torino (64,1 per cento), Firenze (53,7per cento) e Bologna (45,9 per cento). Da notare tuttavia come una serie di comuni maggiori, anche di grandi dimensioni (ad esempio Milano, Catania, Palermo e Napoli) riportino dati anomali, inferiori al 10 per cento del totale.
Dati da trattare con cautela, come sottolinea lo stesso Osservatorio Con i Bambini: la presenza di mense scolastiche infatti non rappresenta certo l’unico fattore che incide sulla deprivazione alimentare, ma è essa stessa conseguenza delle condizioni socio-economiche della singola regione, oltre che del livello di educazione alimentare della disponibilità economica delle singole famiglie. Tuttavia, spiega l’Osservatorio, “non va trascurato il ruolo delle mense nell’offrire un pasto sano ed equilibrato al giorno a tutte le bambine e i bambini, aspetto non a caso sottolineato nella relazione del garante”. Non a caso vanno in questa direzione anche gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, all’interno del qual sono numerosi gli interventi che riguarderanno l’edilizia scolastica: tra questi, il piano per l’estensione del tempo pieno (960 milioni di investimenti) si baserà anche sulla creazione o ristrutturazione degli spazi per le mense, per almeno mille edifici.
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