In ripresa il tonno, mentre il drago di Komodo risulta in pericolo a causa dei cambiamenti climatici. Squali e razze a rischio a causa della pesca eccessiva.
È forse uno dei documenti più attesi per chi fa conservazione. Ma non solo, perché la Lista rossa della Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura), è il più ampio e completo inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale. A Marsiglia, durante il Congresso mondiale sulla conservazione, ne è stata presentata la versione aggiornata: su 138.374 specie, 38.543 sono oggi minacciate di estinzione.
Lista rossa della Iucn, migliora il tonno
Ma se habitat ed ecosistemi risultano sotto pressione, ci sono anche buone notizie, legate proprio ai progetti di conservazione: sono state infatti rivalutate le sette specie di tonno più pescate commercialmente e quattro di loro hanno mostrato segni di ripresa grazie ai paesi che applicano quote di pesca più sostenibili. Grazie alla disponibilità di nuovi dati e modelli di valutazione degli stock ittici si è riscontrato come il tonno rosso del Pacifico (Thunnus orientalis) sia ad esempio passato da Vulnerabile (Vu) a Quasi minacciato (Nt). Questa specie rimane comunque gravemente impoverita a meno del 5 per cento della sua biomassa originale. L’alalunga (Thunnus alalunga) e il tonno pinna gialla (Thunnus albacares) si sono spostati entrambi a Minor preoccupazione.
“I risultati appena pubblicati sullo stato dei tonni commerciali sottolineano che la pesca sostenibile è possibile”, ha affermato Beth Polidoro, professoressa associata presso l’Arizona State University. “Tuttavia, come evidenziato da alcuni stock che non stanno andando molto bene, la gestione sostenibile richiede una migliore raccolta di dati, sforzi di segnalazione e tecnologie di acquisizione più intelligenti”.
Infatti nonostante il miglioramento globale, molti stock di tonno rimangono gravemente impoveriti a livello regionale. Se da una parte la più grande popolazione orientale di tonno rosso dell’Atlantico, originario del Mediterraneo, è aumentata di almeno il 22 per cento negli ultimi quattro decenni, la più piccola popolazione nativa dell’Atlantico occidentale, che si riproduce nel Golfo del Messico, è invece diminuito di oltre la metà nello stesso periodo. Il tonno pinna gialla, nel frattempo, continua a essere sovrasfruttato nell’oceano Indiano.
Quasi il 28 per cento delle specie studiate dall’Iucn sono minacciate. Tra queste il 33 per cento dei mammiferi, il 41 per cento degli anfibi, il 14 per cento degli uccelli, il 33 per cento dei coralli e il 34 per cento delle conifere. Piuttosto indicativo è l’aggiornamento In pericolo del drago di Komodo (Varanus komodoensis). La lucertola vivente più grande al mondo, ultima rappresentante di una popolazione relitta di Varanidi un tempo diffusi tra l’Indonesia e l’Australia, è sempre più minacciata dagli impatti dei cambiamenti climatici. Si prevede che l’aumento della temperatura globale e il successivo livello del mare ridurranno l’habitat adatto del drago di Komodo di almeno il 30 per cento nei prossimi 45 anni. Inoltre, mentre la sottopopolazione nel Parco Nazionale di Komodo è attualmente stabile e ben protetta, quellaal di fuori delle aree protette di Flores è minacciata da una significativa perdita di habitat a causa delle attività umane in corso.
“I draghi di Komodo sono stati introdotti per la prima volta al pubblico britannico da David Attenborough solo 60 anni fa, nell’iconica serie della Bbc Zoo Quest for a Dragon”, ha detto Andrew Terry, direttore della conservazione presso la società zoologica di Londra. “L’idea che questi animali preistorici si siano avvicinati di un passo all’estinzione a causa in parte dei cambiamenti climatici è terrificante e un ulteriore appello alla natura da mettere al centro di tutte le decisioni alla vigilia della Cop26 di Glasgow”.
A major study re-assessing the IUCN Red List status for all sharks, rays and chimeras reveals that over 1/3 of these species are now at risk of extinction caused by over-fishing. Read WWF's statement: https://t.co/zUerSg1A5z
Tra le specie più a rischio si trovano anche squali e razze: il 37 per cento è ora minacciato di estinzione, il che dimostra come manchino misure di gestione efficaci in gran parte degli oceani del mondo. Tutte le specie minacciate di squali e razze sono sovrasfruttate, con il 31 per cento ulteriormente colpito dalla perdita e dal degrado dell’habitat e il 10 per cento colpito dal cambiamento climatico.
Green status, l’evoluzione della Lista rossa per premiare i progetti di conservazione
Oggi però c’è un nuovo standard, pubblicato sulla rivista Conservation Biology a luglio di quest’anno, ovvero il Green status. Si tratta di un’integrazione della Lista rossa, adottato per misurare quanto una specie sia vicina all’essere ecologicamente funzionale e quanto abbia recuperato grazie all’azione di conservazione. “Con lo Iucn Green Status, ora disponiamo di uno strumento complementare che ci consente di monitorare il recupero delle specie e migliorare notevolmente la nostra comprensione dello stato della fauna selvatica del mondo”, ha detto Molly Grace dell’Università di Oxford e autrice principale dell’articolo. “Il Green status fornisce la prova che la conservazione funziona, dando motivo di ottimismo e impulso per un’azione più forte”. Tra le 181 specie considerate, c’è ad esempio il condor della California (Gymnogyps californianus), confermando che una rigorosa azione di conservazione ne ha impedito l’estinzione. Ma al suo interno ci sono anche le mangrovie asiatiche, il piccione rosa o il lupo grigio, specie queste che paiono essere in promettente ripresa.
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