Circa 40.000 persone hanno sostenuto le richieste indigene, che si oppongono a un progetto di revisione del trattato fondativo della Nuova Zelanda.
Nuova Zelanda, il nuovo modello politico di Jacinda Ardern
La gestione delle crisi e la vittoria di Jacinda Ardern alle elezioni in Nuova Zelanda sono la prova che empatia, inclusione e pragmatismo sono un nuovo modello di politica.
“Non riesco a immaginare nessun popolo per cui mi sentirei più privilegiata di lavorare e di cui essere primo ministro”. Le prime parole del discorso dopo la sua rielezione sono state pronunciate con grande emozione in lingua nativa maori, presentandoci la personalità di chi abbiamo davanti. È Jacinda Ardern, prima ministra neozelandese che il 17 ottobre è stata eletta per il secondo mandato consecutivo alla guida del paese, con una vittoria schiacciante.
Ardern ha ottenuto oltre il 49 per cento dei voti, con 64 seggi su 120, assicurando al Partito laburista una vittoria assoluta che non si registrava da più di 50 anni nel paese. Il suo partito non avrà infatti bisogno di coalizioni per governare – anche se in realtà Ardern sta dialogando con il partito dei Verdi – grazie all’unità della scelta degli elettori.
Viviamo in un mondo sempre più polarizzato, un luogo dove sempre più persone hanno perso la capacità di mettersi nei panni degli altri. Spero che in queste elezioni la Nuova Zelanda abbia dimostrato di non essere così. Ma una nazione che sa ascoltare, discutere. Siamo troppo piccoli per perdere di vista la prospettiva degli altri. Le elezioni non sempre uniscono le persone. Ma non significa che debbano dividerle
Un Parlamento inclusivo
Il Parlamento che si è appena formato sarà anche uno dei più inclusivi e “diversi” al mondo in termini di sesso, minoranze etniche e rappresentanza indigena. Sarà la prima volta che un così alto numero di donne, persone indigene e della comunità lgbt prenderanno posto in Parlamento: il 55 per cento dei nuovi deputati laburisti è donna e sono stati eletti 16 deputati di origine maori. Ad aiutare in questo primato è anche la presenza del partito dei Verdi dove le donne sono il 70 per cento dei deputati.
Tra i due partiti ci saranno quindi ad esempio la prima deputata neozelandese originaria dello Sri Lanka, Vanushi Walters, il primo originario dell’America Latina, Ricardo Menéndez, e il primo di origine africana, Ibrahim Omar. E il 10 per cento dei parlamentari fa parte della comunità lgbt, come il ministro della Finanza, Grant Robertson, che è apertamente gay. Non solo, secondo l’agenzia Reuters la maggior parte dei nuovi eletti è al di sotto dell’età media, con numerosi deputati nati tra il 1981 e il 1996, millennials quindi. Jacinda Ardern stessa quando è stata eletta nel 2017 a soli 37 anni era la più giovane prima ministra in carica al mondo.
Abbiamo visto la dipartita di molti dei deputati più vecchi, uomini, bianchi, alcuni dei quali erano in Parlamento da più di 30 anni
La sconfitta di populismo ed estremismi
Il trionfo del Partito laburista ha ancor di più sancito la quasi totale scomparsa delle frange politiche più estreme, dimostrando come queste non siano state in grado negli anni di prendere piede in Nuova Zelanda a differenza di altri paesi che hanno visto uno spostamento verso movimenti populisti e nazionalisti. Secondo quanto riportato dal quotidiano Guardian, questo fenomeno potrebbe essere anche spiegato con la soddisfazione decennale della popolazione nei confronti della politica, che ha visto un ricambio equilibrato di governi di centro-sinistra e di centro-destra che hanno guidato il paese in maniera moderata. Un’ulteriore riprova è stata l’esclusione dal Parlamento del partito populista di destra Nzf (New Zealand first) che ha raggiunto solo il 2,6 per cento dei voti.
Non sono state elezioni ordinarie e questi non sono tempi ordinari. C’è molta incertezza e ansia – e noi abbiamo voluto essere un antidoto a tutto questo
La vittoria di Jacinda Ardern appariva scontata, visto il successo delle azioni messe in atto in diversi momenti di crisi durante il suo mandato. Successo che molti studiosi hanno ricollegato ad alcune peculiarità che pochi altri leader al mondo sono riusciti a dimostrare, come un approccio pragmatico, la risolutezza nelle decisioni, la chiarezza della comunicazione e l’empatia.
Pragmatismo, risolutezza ed empatia
L’ultimo esempio è stata la gestione magistrale della diffusione del coronavirus in Nuova Zelanda. La risposta alla pandemia è stata immediata: Ardern ha fin da subito chiuso i confini del paese imponendo alla popolazione un lockdown totale. Nel farlo, la prima ministra ha spiegato alla popolazione in maniera chiara il perché di queste decisioni e cosa avrebbero comportato in termini di sacrifici ma anche di utilità – avrebbero, semplicemente, “salvato vite”. Non solo, grazie alle dirette Facebook da casa sua Ardern spiegava in termini semplici i dettagli di ogni misura di emergenza presa e comunicata durante le conferenze stampa precedenti, instaurando un rapporto umano e di fiducia con i neozelandesi durante un momento di crisi incerto e inedito.
La Nuova Zelanda ha attuato il lockdown più deciso e rigoroso del mondo. Deve essere presa a modello perché è l’unico paese occidentale che ha come obiettivo l’eliminazione della Covid-19.
Grazie alle sue azioni, la Nuova Zelanda ad oggi ha registrato solo 25 morti e meno di duemila casi totali, permettendo al paese di essere uno dei pochi al mondo ad aver tolto la maggior parte delle misure di contenimento tornando a una quasi totale normalità.
Un altro esempio è stata la reazione all’attentato terroristico di Christchurch nel 2019, in cui un estremista di destra australiano ha ucciso 50 persone di religione islamica. Pochi giorni dopo quella che è diventata la peggiore sparatoria di massa nella storia della Nuova Zelanda il governo aveva approvato lo stop alla vendita libera di armi e, in particolare, il divieto di commercializzazione di alcuni fucili semi-automatici.
Con questo atto terroristico l’assassino voleva centrare numerosi obiettivi. Uno dei questi era il raggiungimento della notorietà. È per questo che non mi sentirete mai pronunciare il suo nome. È un terrorista. Un criminale. Un estremista. Vi chiedo di ricordare i nomi di chi è morto, anziché quello di chi li ha uccisi.
Nuove sfide per un nuovo modello
Le future sfide a cui dovrà andare incontro Jacinda Ardern nel suo secondo mandato non saranno da meno. Dovrà fare i conti con il rilancio dell’economia in un momento in cui il mondo è dominato dall’incertezza, concentrandosi intanto sulle sfide nazionali come l’occupazione, la povertà (soprattutto quella infantile, a cui Ardern ha dedicato molto spazio nella sua campagna elettorale), il boom dei prezzi nel mercato immobiliare e, non da ultimo, la crisi climatica.
Questa è la nostra opportunità per creare un’economia che funzioni per tutti, per continuare a creare posti di lavoro dignitosi, per proteggere l’ambiente e affrontare le sfide del clima, per combattere la povertà e le disuguaglianze, per trasformare l’incertezza e i tempi duri in un motivo di speranza e ottimismo
Se nel suo primo mandato Ardern aveva agito in maniera più moderata a causa della necessità di avere coalizioni per governare (incluso tra gli altri anche il Nzf) avendo quindi meno margine di azione, in questo secondo mandato dovrà dimostrare quale sarà la sua vera linea. Con l’ipotesi di una coalizione con i Verdi, ci si augura che anche le azioni in materia di clima siano più ambiziose.
Sappiamo che i prossimi anni non saranno facili. Quelli passati non lo sono stati, ma ci sono stati spiragli di luce anche nei tempi più bui. La luce è stata la nostra determinazione, il supporto gli uni degli altri, la nostra determinazione. Quella luce è sempre stata più potente anche dell’oscurità più schiacciante
Il riconoscimento dell’unicità della leadership di Jacinda Ardern è ormai uscito dai confini dell’isola nell’oceano Pacifico e ha “conquistato” molti dei paesi che – proprio da lei – dovrebbero imparare un nuovo modello di guida. Un modello che riesce a discernere l’interesse personale quando in gioco ci sono il futuro e la vita di un intero popolo ma che, allo stesso tempo, riesce a fondere il suo lavoro con la propria persona, umanizzando la figura di leader e costruendo fiducia tra governo e popolazione. Con il suo essere, Ardern è stata la più giovane prima ministra nel 2017, la seconda donna a partorire da capo di governo nel 2018 e la più celebre leader neozelandese del secolo nel 2020. Una conferma che i modelli stereotipizzati e tradizionalisti devono essere superati.
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