L’ultimo caso riguarda un attivista del movimento per la democrazia. Sarebbe stato detenuto per due giorni e torturato. Aveva aiutato un giornalista a lasciare il paese di nascosto.
L’attivista Jamie Margolin. Lottare per il clima significa battersi per l’umanità
Jamie Margolin, attivista per il clima, ci parla dell’importanza di unire le forze e manifestare per spingere i governi ad agire, e della connessione tra crisi climatica e diritti umani. “Noi giovani stiamo creando un movimento inarrestabile”.
Gli adolescenti nel 21esimo secolo hanno una consapevolezza che la maggior parte delle generazioni precedenti hanno acquisito più tardi nelle loro vite e attraverso maggiori sforzi. Non è una questione di intelligenza o sensibilità: è semplicemente dovuto all’esperienza. La generazione Z è infatti cresciuta circondata da previsioni di un futuro cupo, fatti spaventosi sulle crisi umanitarie e sul degrado del mondo naturale, in un contesto in cui il cambiamento del clima è scandito da un susseguirsi di record di temperature, inquinamento soffocante e ghiacciai che si sciolgono.
Ogni cosa bella che vedo è come un triste ricordo di tutto ciò che stiamo perdendo. Fa male perché si sa che sta scomparendo.Jamie Margolin, attivista per il clima
È per questo che quando ci troviamo a parlare con i giovani delle questioni più urgenti dei nostri tempi, a volte rimaniamo genuinamente sorpresi dalla loro solida consapevolezza. Ed è successo proprio questo quando abbiamo incontrato Jamie Margolin, attivista climatica diciassettenne proveniente da Seattle, stato di Washington, Stati Uniti. A soli 15 anni ha fondato Zero Hour, un’organizzazione che ha l’obiettivo di educare le persone sulla crisi climatica e coinvolgerle nell’attivismo, e da anni contribuisce a organizzare proteste e scioperi per il clima in tutto il mondo. Essendo tra i giovani più importanti in prima linea dell’azione per il clima, l’anno scorso Jamie Margolin ha fatto causa al governo statunitense per la sua mancata azione climatica, e quest’anno è apparsa tra le 100 donne del 2019 scelte dalla Bbc, oltre ad essere stata insignita del premio Mtv Ema Generation change.
Abbiamo incontrato Jamie Margolin a Copenhagen durante il summit mondiale dei sindaci organizzato da C40, il C40 World Mayors Summit, dove insieme ad altri giovani leader del movimento per il clima ha incontrato i sindaci delle città più importanti del mondo per discutere soluzioni che ci portino a un futuro equo e sostenibile.
Quando hai realizzato che la crisi climatica era la tua battaglia che volevi combattere?
Il percorso che mi ha portato a essere consapevole della gravità della crisi è stato lento e graduale. Non c’è un momento preciso in cui mi sono resa conto che la crisi climatica fosse reale. Sono cresciuta a Seattle mentre vedevo bellezza della natura e le conseguenze dell’azione umana su di essa. Ne sentivo parlare ovunque, con crescente preoccupazione. Per me è sempre stata una realtà terribile, un pericolo incombente per tutta la mia vita.
Leggi anche: Cosa sono i cambiamenti climatici, cause e conseguenze
Però c’è stato un momento di svolta. Ho iniziato ad essere un’attivista nella mia comunità locale a Seattle nel 2016, ma l’estate del 2017 è stata una tempesta perfetta: Donald Trump si è ritirato dall’accordo di Parigi, ci sono stati incendi forestali enormi in Canada e l’uragano Maria ha devastato il Porto Rico: io sono mezza colombiana, il Porto Rico è stata la prima nazione che ho visitato e mi sono innamorata di quell’isola. Poi Seattle è stata sommersa dal fumo causato dagli incendi devastanti in Canada, c’era uno smog fittissimo e si faticava a respirare. Mi ha reso letargica e depressa. In quel momento ho detto: “Quando è troppo è troppo, ci devono essere azioni concrete”. E così ho iniziato ad accelerare il tutto, organizzando proteste internazionali di giovani per il clima, e ho fondato la mia organizzazione.
Per me è sempre stata una realtà terribile, un pericolo incombente per tutta la mia vita.Jamie Margolin, attivista per il clima
Quanto è importante continuare a manifestare e far sentire la propria voce?
È fondamentale per me e per noi giovani continuare ad essere presenti dove si prendono le decisioni importanti. L’opinione pubblica sta cambiando, ed è una buona cosa, ma di per sé questo non basterà a cambiare le cose e dunque dobbiamo continuare a spingere. Credo che non ci sia mai stato un momento storico in cui il clima o le questioni ambientali siano stati così importanti. Noi abbiamo contribuito a renderle tali. A Seattle ci sono sempre stati forti movimenti dal basso, che sono i più efficaci perché sono gli unici che funzionano veramente. Se si guarda alla storia, i cambiamenti veri arrivano sempre grazie a movimenti dal basso. Il nostro movimento sta andando nella direzione giusta, ma non abbiamo ancora raggiunto i nostri obiettivi e dobbiamo andare avanti finché diventano realtà.
Leggi anche: Com’è andato il terzo sciopero globale per il clima, emozioni e numeri
Come hanno reagito la tua città e la tua comunità alla crescita del movimento per il clima?
La città di Seattle è sempre stata progressista. Ho appena incontrato la sindaca di Seattle insieme ad altri sindaci e altri giovani attivisti. Credo che la città sia a favore dell’azione per il clima, ma il governo dello stato di Washington non è il massimo, potrebbe fare di meglio. Al momento c’è anche molta resistenza da parte della popolazione indigena per la creazione di nuove infrastrutture per i combustibili fossili, perché il governo vuole costruire strutture per il gas naturale che la natura non può permettersi.
Leggi anche: Seattle è la prima grande città americana a vietare le cannucce di plastica
Il nordovest del continente americano è un luogo di grande bellezza, ma ci sono anche molti combustibili fossili: non parliamo necessariamente di estrazione, ma ci passano molti condotti. Ed è difficile apprezzare la bellezza di questi luoghi perché è temporanea. Quando vedo un posto di grande bellezza la sensazione è dolceamara, perché so che non ci sarà più quando sarò grande. Dunque ogni cosa bella che vedo è come un triste ricordo di tutto ciò che stiamo perdendo. Fa male perché si sa che sta scomparendo.
Quando vedo un posto di grande bellezza la sensazione ha un retrogusto amaro, perché non ci sarà più quando sarò grande.Jamie Margolin, attivista per il clima
Come vedi il tuo futuro? Diciamo tra cinque anni.
Mi viene sempre fatta questa domanda – cosa vuoi fare, dove vuoi essere – ma in realtà il futuro è pieno di incertezze e di “se”, ed è davvero inquietante. “Voglio far questo se la crisi climatica me lo permetterà”. Non è bello crescere con questo in mente. Tra cinque anni ne avrò 22. A quel punto, la transizione verso le rinnovabili dovrà essere molto più avanzata, dobbiamo creare un mondo diverso. È difficile farsi un’idea di come si svilupperà il movimento, dunque è difficile dire cosa voglio per me nei prossimi anni, ma sono certa che voglio essere presente al centro dell’azione, dove si prendono decisioni. So adattarmi bene a quello che serve, dunque voglio esserci per il movimento in qualsiasi veste sia necessaria.
Quale messaggio vorresti mandare alla tua generazione?
Alla mia generazione vorrei dire: Ehi, so che non è giusto, so che non dovremmo vivere così, ereditando questa enorme crisi. Ma purtroppo nessuno sta facendo abbastanza, dunque dobbiamo usare la nostra forza individuale, i nostri poteri e i nostri talenti, unendoci tutti insieme per creare un movimento inarrestabile, perché noi, giovani, abbiamo una grande influenza.
E alle generazioni precedenti?
Dipende, perché non si può prendere una generazione tutta insieme. Ci sono molte persone nelle generazioni più vecchie che da decenni combattono per la giustizia climatica, in particolare i gruppi indigeni e gli attivisti in prima linea. A loro direi: Grazie davvero, senza il vostro lavoro il mio attivismo sarebbe impossibile. Ma alle persone che hanno causato la terribile situazione in cui ci troviamo direi qualcosa di simile a Greta Thunberg – “Come osate?”–, ma anche: La responsabilità è vostra di far qualcosa per rimediare al problema. Non è possibile che dopo aver creato questa distruzione orribile possiate dare la colpa ai giovani e lasciare fare a loro. Non riesco a capire come riusciate a guardare negli occhi i vostri figli. Non capisco come possiate tornare a casa e dire ai vostri bambini che gli volete bene, quando il vostro lavoro non fa loro altro che male.
Leggi anche: “Come osate? Ci avete rubato sogni e adolescenza”. Le parole di Greta Thunberg al Climate action summit
La causa del clima è una causa umana, e non capisco come ci possa essere qualcosa di più importante della protezione della vita sulla terra, sia in quanto alla giustizia per gli esseri umani, sia per le creature con cui condividiamo il pianeta. Ma è più che un semplice “Ehi, salviamo le tartarughe”. Non è azione caritatevole, è un atto di sopravvivenza. Un istinto umano, un istinto animale. Siamo animali e ce ne dimentichiamo. Siamo soltanto animali che hanno imparato a distruggere. Abbiamo perso il senso del nostro istinto di sopravvivenza, e dobbiamo aiutarci a ritrovarlo.
Dunque qual è la relazione tra i diritti umani e i cambiamenti climatici?
Sono interconnessi, intrecciati al 100 per cento. Non si può risolvere la crisi del clima senza prendere in considerazione i diritti umani, perché la crisi climatica danneggia le persone, incluse coloro che sono già vittime del razzismo, della povertà, della violenza di genere. La crisi climatica non esiste in una sfera separata da tutti le altre questioni, questa separatezza non è reale. Le persone che soffrono di più a causa della crisi climatica sono quelle nel sud del mondo, comunità di colore, comunità povere. E ciò non accade per caso. Le nazioni che ancora soffrono le conseguenze del colonialismo sono le stesse che sentono maggiormente l’impatto della crisi climatica. E se non andiamo davvero alle radici del problema, affrontando l’intero sistema, non usciremo mai dalla crisi. La questione del clima è una questione di diritti umani e dignità umana, se non se ne prende atto non si va da nessuna parte, e non si protegge nulla.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dopo la condanna per inazione climatica, il Parlamento svizzero si oppone apertamente alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).
La Corte europea per i diritti dell’uomo dà ragione alle Anziane per il clima: l’inazione climatica della Svizzera viola i loro diritti umani.
La Sierra Leone è uno dei paesi più colpiti della tratta di persone. L’aumento della povertà e i cambiamenti climatici stanno peggiorando il fenomeno.
La lotta contro la crisi climatica è anche una lotta per i diritti dei bambini. Ne parliamo con Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia.
30 cose belle successe nel corso del 2021: dal discorso di Amanda Gorman fino alla vittoria dei Måneskin, dall’addio alla plastica monouso alla scarcerazione di Patrick Zaki.
Ora che ci troviamo a un terzo del percorso dell’Agenda 2030, ripercorriamo gli Sdgs per capire a che punto siamo arrivati, nel mondo e in Italia.
La Cedu ha dato il via libera a quello che sarà il primo procedimento legato ai cambiamenti climatici. Sei bambini hanno denunciato 33 Stati per violazione dei diritti umani.
Tutti gli obiettivi sostenibili di Tokyo 2020: dalle zero emissioni (e oltre) all’economia circolare, dall’inclusione sociale alla mobilità accessibile.