L’amata naturalista Jane Goodall, 87 anni, è stata insignita del prestigioso premio Templeton per i suoi studi sui primati e per il suo impegno ambientale.
Jane Goodall, classe 1934, occhi vispi come quelli degli scimpanzé che ha studiato per tutta la vita, ha ricevuto uno dei più importanti riconoscimenti nell’ambito scientifico: il premio Templeton. Viene assegnato alle personalità che sfruttano il potere della scienza per cercare delle risposte riguardo all’universo e all’umanità; in termini economici equivale a 1,5 milioni di dollari (circa 1,2 milioni di euro).
Chi è Jane Goodall
“Una cifra che farà la differenze per i nostri progetti”, ha dichiarato Goodall al quotidiano britannico Guardian. La primatologa, elogiata dalla giuria per il suo lavoro “sull’intelligenza degli animali”, ha detto di essere onorata. Originaria del Regno Unito, la dottoressa è diventata famosa nel campo dell’etologia per le sue ricerche sugli scimpanzé in Tanzania negli anni Sessanta, considerate fra le più importanti della moderna biologia. Prima di lei, nessuno aveva osservato e documentato la capacità di questa specie di costruire e utilizzare attrezzi, che si riteneva un’esclusiva dell’essere umano.
Attualmente, il Jane Goodall Institute collabora con le comunità locali per garantire a gorilla e scimpanzé degli habitat sicuri. L’istituto si occupa, inoltre, di educare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Goodall, che ama definirsi “portavoce” piuttosto che “attivista”, non si è fermata neanche durante il lockdown dovuto alla pandemia, durante il quale ha preso parte a numerosi eventi e conferenze online. “È stato persino più stancante che viaggiare, ma ho potuto raggiungere molte più persone in molti più paesi”, ha raccontato al Guardian.
Le motivazioni dietro l’assegnazione del premio
Per Heather Templeton Dill, presidente della fondazione John Templeton, l’operato di Goodall è un esempio di “umiltà e curiosità spirituale”. “I suoi risultati vanno al di là dei parametri tradizionali della ricerca scientifica per definire la nostra percezione di cosa significhi essere umani. Le sue scoperte hanno profondamente alterato la visione del mondo dell’intelligenza animale e arricchito la nostra comprensione dell’umanità in maniera tanto umile quanto gloriosa”, ha commentato Dill.
Renowned conservationist Jane Goodall has been named as this year’s winner of the prestigious Templeton Prize, honoring individuals whose life’s work embodies a fusion of science and spirituality.
Secondo Jane Goodall, sono almeno tre le sfide urgenti che dobbiamo affrontare. Prima di tutto, adottare stili di vita più sostenibili, perché non possiamo credere in uno sviluppo economico infinito quando il nostro Pianeta dispone di risorse limitate. In secondo luogo, è necessario sconfiggere la povertà: “Se sei estremamente povero, accetterai di tagliare l’ultimo albero della foresta pur di permettere ai coltivatori di far crescere i cereali per sfamare la tua famiglia”. Infine, bisogna trovare dei metodi di produzione alternativi, soprattutto per quanto concerne l’allevamento.
Tutti noi possiamo fare la differenza
La dottoressa ritiene che, sebbene i governi abbiano una grossa responsabilità di fronte alla crisi climatica, parallelamente anche le azioni dei singoli possano davvero fare la differenza. Se abbiamo a cuore l’ambiente, non dobbiamo sentirci soli: “La consapevolezza sta crescendo, anche a causa della pandemia: stiamo arrivando a capire che abbiamo assolutamente bisogno di un rapporto nuovo con il mondo naturale”.
Nonostante l’età, la primatologa non ha intenzione di “andare in pensione”. A darle l’impulso per continuare a lottare sono i messaggi di coloro che le dicono che, grazie ai suoi insegnamenti, si stanno impegnando a rispettare di più la nostra Terra. Forse proprio perché grazie a lei abbiamo capito che gli altri animali che popolano questo Pianeta sono più simili a noi di quanto avremmo mai potuto immaginare.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.