Janet Yellen è stata la prima donna a guidare la Federal Reserve, la Banca centrale americana. E ora è la prima donna a capo del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Se poi aggiungiamo il fatto che è stata capo economista della Casa Bianca otteniamo l’incredibile primato non solo della prima donna che ha presieduto i tre principali ruoli economici del paese, ma della prima persona in assoluto ad esserci riuscita.
“Rompere il soffitto di cristallo”: è quello che Janet Yellen, 74 anni, ha fatto per tutta la vita. Per questo, quando il nuovo presidente americano Joe Biden, nel dicembre del 2020, ha presentato il team dei suoi collaboratori economici, il suo nome non è stato una sorpresa.
Da Brooklyn alla tesi a Yale con il futuro premio Nobel James Tobin
Janet Yellen è un volto noto a Washington. Ed un’economista rispettata anche da chi non la pensa come lei. Presentandola alla stampa, Biden l’ha definita “uno dei più importanti pensatori economici della nostra epoca”. Aggiungendo poi che “nessuno meglio di lei è preparato per affrontare le crisi che abbiamo di fronte”.
Our mission is to restore economic prosperity and financial stability.
We’ll do that by pursuing an investment agenda to rebuild our infrastructure, create better jobs, advance racial equity, and fight the climate crisis. pic.twitter.com/IDUKBlcFDs
Nata a Brooklyn in una famiglia ebrea polacca, la madre insegnante elementare e il padre medico di famiglia, Yellen ha studiato economia alla Brown University e ha poi conseguito un dottorato a Yale nel 1971. La sua tesi si intitolava “Occupazione, produzione e accumulazione di capitale in un’economia aperta: un approccio di disequilibrio” e fu scritta sotto la supervisione del futuro Nobel James Tobin. Un altro premio Nobel e suo insegnante, Joseph Stigliz, ha detto di Yellen che è stata una delle sue studentesse più brillanti e indimenticabili della sua carriera. Quell’anno, una ventina di universitari ottenne il dottorato in economia a Yale. Janet Yellen era la sola donna.
Le porte della carriera accademica sono state da subito spalancate per lei. È stata ricercatrice e insegnante a Harvard. Quindi alla London School of Economics e a Berkley, dove ha condotto ricerche di macroeconomia. Nel 1994 ha iniziato a lavorare nel Consiglio dei governatori della banca centrale. E qualche anno dopo l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton l’ha nominata capo del Consiglio dei consulenti economici.
Nel 2014 la nomina di Janet Yellen a presidente della Federal Reserve
Dal 2004 al 2010 Yellen è stata a della Federal Reserve Bank of San Francisco, la banca federale del dodicesimo distretto. Mai, prima di lei, l’incarico era stato affidato ad una donna. Poi, dal 2010, è stata vice presidente della Federal Reserve. Sino alla nomina al vertice, quattro anni dopo. Ancora una prima volta per una donna. E prima donna al mondo a presiedere una banca centrale. E prima volta che un vice-presidente veniva “promosso”. E prima democratica dai tempi di Paul Volker, nel 1979.
Una vita di premières. In qualche modo, una prima volta è stata anche la situazione che Yellen ha dovuto gestire da presidente della Federal Reserve, con le conseguenze del crollo prima finanziario e poi economico mondiale del 2008. Una crisi come mai la si era vista dalla Grande depressione del 1929. La banca centrale, sotto la sua guida, ha contribuito a superare il terremoto, portando infine al più lungo periodo di espansione economica della storia americana, con la disoccupazione ai minimo da 50 anni.
Una volta lasciata la presidenza della Federal Reserve (per il rifiuto di Donald Trump di riconfermarla), Janet Yellen si è dedicata a un’intensa attività di conferenziera che le ha fruttato oltre 7 milioni di dollari, molti dei quali pagati da grandi corporation e banche di Wall Street, attirando su Yellen accuse di poca trasparenza e conflitti di interesse.
“Sono diventata economista perché ero preoccupata dalla disoccupazione”
Per quanti interessi possa avere in conflitto Janet Yellen, nulla è paragonabile alla situazione del suo predecessore a capo del Dipartimento del tesoro: il banchiere Steven Mnuchin. Il cui curriculum elenca impieghi presso Goldman Sachs e la fondazione di diversi hedge funds (fondi d’investimento speculativi) prima che Donald Trump lo scegliesse come membro del proprio governo.
A dicembre, durante la conferenza stampa in cui è stata annunciata la sua nomina, Yellen ha dichiarato di essere diventata un’economista perché era “preoccupata per il peso della disoccupazione delle persone, le famiglie, le comunità”. La passione con cui si dedica alla ricerca di soluzioni, in particolare per le persone più svantaggiate, è una caratteristica che le è riconosciuta da diversi colleghi. Come ad esempio Darrell Duffie, docente a Stanford. E il suo essere una liberale moderata è stato elogiato da diversi economisti.
Black families continue to lose out. Household income for Black Americans remains about 60% of that of whites, & the wealth gap between white & Black families has barely budged since the Civil Rights Act passed. We need to make sure the American economy works for everybody. (2/2)
Da lei ci si aspettano politiche, appunto, più moderate e meno protezionistiche, concentrate sulla creazione di impieghi e sulla lotta alle disparità nella distribuzione del reddito. “Bisogna pensare in grande”, è stata una delle sue prime dichiarazioni da ministro in pectore, invitando il Congresso ad adottare l’ambizioso piano di rilancio economico del presidente Biden, da 1.900 miliardi di dollari. Non concentrarsi sull’indebitamento immediato, ma guardare lontano: “Se non agiamo subito rischiamo una recessione più lunga e dura nell’immediato e conseguenze incalcolabili sull’economia a lungo termine”. Una nuova sfida per Janet Yellen. In un contesto, ancora una volta, eccezionale.
Cosa significano le elezioni americane 2020 per gli altri paesi? Abbiamo raccolto alcune reazioni da tutto il mondo sui temi di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.
Un rapporto di 13 agenzie federali americane lancia l’allarme sulle conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici che potrebbero ridurre del 10 per cento le dimensioni dell’economia statunitense entro la fine del secolo.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha tenuto il 28 gennaio il discorso sullo stato dell’Unione di fronte al congresso. L’intervento ha una cadenza annuale e serve, come si intuisce già dalla definizione, a fare il punto sul benessere dei cittadini americani e sui risultati delle politiche adottate dal governo federale e dal congresso