Grazie alla tecnologia lidar sono state scoperte migliaia di strutture maya in Messico. Ci sono ancora molte rovine sepolte nella giungla.
Jobs act francese. Raffinerie, nucleare, ponti: la protesta paralizza il paese
In Francia si è giunti all’ottavo giorno di sciopero. È muro contro muro tra lavoratori e governo sulla riforma del lavoro. I sindacati: blocchiamo tutto.
La mobilitazione di sindacati e cittadini francesi contro la “loi travail”, il Jobs act del governo diretto da Manuel Valls, si fa sempre più dura. Manifestazioni a Parigi e in numerose altre città, siti petroliferi bloccati ormai da giorni, problemi nei porti e nelle centrali elettriche: le iniziative per dire “no” al progetto di riforma del mercato del lavoro si moltiplicano da più di una settimana.
Quattromila pompe di benzina a secco
Il cuore del movimento di protesta è rappresentato proprio dalle raffinerie (e dai depositi di carburante). Ieri, mercoledì 25 maggio, cinque siti sugli otto attivi nel territorio francese erano di fatto fermi. Più di quattromila pompe di benzina in tutto il paese sono ormai a secco.
C’è tutto: la #CGT , la lotta, la bici, il militante esperto. Viva la France #photography #photo pic.twitter.com/D2A2LKLIzx
— cagliarimonamour (@pixiedixi) 23 maggio 2016
Ma non è tutto: la Cgt, il principale sindacato transalpino, punta – assieme ad altre rappresentanze – a diffondere la protesta in numerose centrali di produzione elettrica, così come nei principali porti del paese. Secondo la stessa organizzazione, infatti, i lavoratori di almeno sedici dei diciannove siti nucleari francesi hanno già votato lo sciopero e si apprestano a incrociare le braccia.
L’io e il sistema, una relazione complicata. #manif17mai #Paris #LoiTravail #manifestation pic.twitter.com/DKFl2BhtLw
— eva giovannini (@evagiovannini) 17 maggio 2016
Uno dei due reattori della centrale di Nogent-sur-Seine risulta già bloccato per “un problema tecnico”, ma Arnaud Pacot, dirigente della sigla sindacale ha spiegato che “faremo in modo di non riavviarlo. Al contempo, per ora abbasseremo la produzione del secondo reattore, con l’obiettivo di azzerarla”. Nel frattempo, altre tre centrali termiche sono già state fermate.
Aeroporti, ponti e autostrade bloccate
Ma non è tutto: questa mattina anche l’accesso all’aeroporto di Nantes è stato bloccato dai manifestanti, che hanno sbarrato la strada che porta allo scalo. Stessa sorte per i porti di Brest e di Lorient, nel nord-ovest del paese. Numerosi ponti risultano occupati in Normandia, e anche la principale autostrada francese, la A1, è stata invasa nei pressi di Parigi. Inoltre, la Cgt ha lanciato un appello ai lavoratori della Ratp, l’azienda che gestisce tutti i trasporti pubblici della capitale, ad uno “sciopero illimitato a partire dal 2 giugno prossimo”.
Pénurie de carburant: “Nous allons continuer à débloquer des sites” assure @manuelvalls (RMC/BFMTV) #BourdinDirect pic.twitter.com/At5idsyaEQ
— Jean-Jacques Bourdin (@JJBourdin_RMC) 26 maggio 2016
Da parte sua il governo ha scelto la via della forza, inviando la polizia a tentare di sgomberare alcune delle raffinerie bloccate dai lavoratori. Ha quindi spiegato che la legge sul lavoro non verrà ritirata (come chiedono invece i sindacati). Intervistato dall’emittente Bfmtv, questa mattina il primo ministro Valls – pur dichiarando di essere disponibile “a delle modifiche al testo, a dei miglioramenti” – ha affermato che “il quadro della riforma non cambierà”. E che “le azioni delle forze dell’ordine continueranno”. La Francia si appresta dunque ad un lungo braccio di ferro.
Immagine di apertura: ©Jules78120/Wikimedia Commons
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Per molte minoranze il dritto a scegliere tra Harris e Trump alle elezioni presidenziali Usa resta un percorso a ostacoli.
Il partito Sogno georgiano confermato con il 53,9 per cento dei voti. Ma piovono accuse di brogli e interferenze. L’Ue chiede di indagare. Intanto la presidente del Paese invita alla protesta. I vincitori: “Questo è un colpo di Stato”.
Due leggi approvate da Israele a larga maggioranza renderanno di fatto impossibile per l’Unrwa operare a Gaza e in Cisgiordania. La comunità internazionale insorge.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
Continua l’assedio israeliano su Gaza nord, dove per l’Onu l’intera popolazione è a rischio morte. Nuovi missili contro l’Iran, mentre in Libano uccisi tre giornalisti.
Nel bacino di Kariba, in Zambia, c’è poca acqua a causa della siccità. Questo non permette di produrre elettricità e il paese è in balia dei blackout.
Dopo tredici anni di conflitto, la crisi umanitaria in Siria è una delle più gravi. Grazie anche al lavoro di WeWorld insieme alla cooperazione italiana, si cerca di dare strumenti agli studenti con disabilità per professionalizzarsi.
María Corina Machado ed Edmundo González Urrutia premiati “per la loro lotta per libertà e democrazia in Venezuela” e contro il regime di Maduro.