Dopo un’estenuante attesa, la notizia: Joe Bidenè il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. È riuscito ad aggiudicarsi più di 270 grandi elettori, la cifra necessaria per accedere alla Casa Bianca. Si chiude così un capitolo che resterà nella storia mondiale oltre che statunitense, la presidenza di Donald Trump, e se ne apre uno nuovo, inedito, che l’umanità intera si sta preparando a leggere.
America, I’m honored that you have chosen me to lead our great country.
The work ahead of us will be hard, but I promise you this: I will be a President for all Americans — whether you voted for me or not.
Biden vince le 59esime elezioni presidenziali statunitensi diventando il 46esimo presidente americano, il più influente leader al mondo, dalle cui decisioni dipende quindi anche il futuro di tutti noi. Al suo fianco la prima vicepresidente donna: Kamala Harris, procuratrice progressista che ha padre giamaicano e madre indiana.
Che tipo di presidente sarà Biden, con le sue parole
“Ho gareggiato come candidato democratico, ma sarò un presidente americano. Il presidente rappresenta tutti. Ha un dovere nei confronti di ogni cittadino. Lavorerò duramente per quelli che hanno votato per me, così come per quelli che non hanno votato per me. Non ci sono stati rossi o blu, ma solo Stati Uniti”. Queste sono le parole che Biden ha pronunciato ancor prima di conoscere il risultato definitivo. Se inizialmente poteva sembrare uno sfidante con poca energia, nei suoi ultimi discorsi è arrivato ad assumere toni “da statista”, contrapponendo compostezza e calore all’irruenza e spavalderia che connotano da sempre il personaggio di Trump.
Quali sono gli stati dove il candidato del Partito democratico ha vinto
Biden ha trionfato sulla costa occidentale: senza sorprese in California, Oregon e nello stato di Washington, ma anche in due stati che nel 2016 avevano votato per Trump come Arizona e Pennsylvania (decisiva); e ancora in Colorado, Nevada e New Mexico, fino alle Hawaii. Sulla costa orientale si è accaparrato Maine, Vermont e New Hampshire; Massachusetts, Rhode Island e Connecticut; New Jersey, Maryland e Delaware, di cui è stato senatore dal 1973 al 2009. Ha conquistato il Distretto di Columbia, dove si trova la capitale, lo stato di New York e la Virginia. Infine, si è guadagnato Minnesota, Illinois e stati chiave come Wisconsin e Michigan che nel 2016 avevano votato per l’avversario.
Afroamericani e giovani hanno scelto Biden, divisi i latinoamericani
In base agli exit poll, a livello nazionale circa l’87 per cento degli afroamericani ha votato per Biden, e soltanto il 12 per cento ha scelto Trump. Addirittura, il 91 per cento delle donne afroamericane avrebbe espresso la propria preferenza nei confronti del primo. Questi dati riportati dal Washington Post sono estremamente significativi alla luce delle proteste che hanno di nuovo infiammato l’America dopo il soffocamento di George Floyd da parte di un agente di polizia.
Stando all’emittente Cnn, Trump ha ricevuto più voti quest’anno che nel 2016 dalla comunità latina, che gli ha garantito alcune percentuali rilevanti specialmente in Texas e Florida. Nello stato dell’Arizona, però, i latinoamericani hanno votato due a uno per Biden. E quest’ultimo è stato anche il favorito degli elettori più giovani, quelli sotto i trent’anni; soprattutto nel Midwest.
Elezioni Usa 2020, i record che Biden ha segnato
Biden è il candidato alla Casa Bianca che ha ricevuto più voti nella storia, oltre 74 milioni. Ha battuto anche il precedente record appartenuto a Barack Obama, che nel 2008 ne aveva ottenuti 69,5 milioni. Questo significa che Biden ha guadagnato il 50,5 per cento del “voto popolare”: negli Stati Uniti non è detto che chi ottiene più preferenze vinca, dato che il successo dipende più che altro dagli stati dove si vince. Lui stavolta ci è riuscito. A fare scalpore è stata anche l’affluenza, la più alta dal 1908. Hanno votato quasi 160 milioni di persone, pari al 66,4 per cento della popolazione votante. Ciò dimostra quanto queste elezioni siano state seguite dagli americani, che si sono resi conto dell’importanza del proprio voto.
Quella del 2020 è stata una campagna elettorale senza precedenti, svoltasi prevalentemente nel corso di una pandemia mondiale che ha colpito gli Stati Uniti più di qualunque altro paese, causando più di 200mila decessi. E si è conclusa in maniera persino più strana: inizialmente senza un presidente, poi, dopo lunghe ore trascorse ad “avere pazienza” in cui giornalisti, analisti e il mondo intero hanno trattenuto il respiro, il responso è finalmente arrivato e tutti noi siamo riemersi dalle profondità dell’incertezza per tornare finalmente in superficie a respirare. Una conclusione che sicuramente non è stata gradita dal presidente uscente che minaccia di non “concedere la vittoria” e che, venuto a sapere del vantaggio dell’avversario, aveva già fatto ricorso in alcuni stati per chiedere che i voti venissero nuovamente conteggiati, puntando il dito contro le schede arrivate per posta e lamentando “brogli elettorali”. La Georgia effettuerà molto probabilmente un secondo controllo perché il margine fra i due sfidanti è molto sottile.
Comunque, Trump ha ottenuto ancora ottimi risultati a queste elezioni. Tanto che si era persino autoproclamato vincitore. Una cosa che ci si poteva sicuramente aspettare da lui, è vero, ma probabilmente l’aveva annunciato pensando davvero di essere in vantaggio. Molti cittadini volevano che fosse rieletto. Parliamo del Congresso: la Camera, i cui membri sono stati rinnovati come accade ogni due anni, si direbbe rimasta in mano ai democratici, ma i repubblicani hanno recuperato terreno. Il Senato, dove si stanno eleggendo 35 nuovi senatori, rischia di rimanere a maggioranza repubblicana o di essere spaccato in due. È dal 1989 che un presidente non entra in carica senza il completo controllo del Congresso. Questo potrebbe rendergli le cose molto complicate andando a pregiudicare l’approvazione dei cambiamenti che ha intenzione di apportare, specialmente delle manovre più progressiste o costose come l’ampliamento dell’accesso alle cure sanitarie o l’aumento degli sforzi per portare il paese ad essere carbon neutral.
Probabilmente, gli esponenti del partito di Trump cercheranno di dare ancora spazio alle sue politiche. Idee che sono diametralmente opposte a quelle di Biden, a dimostrazione che l’America è ancora un paese diviso, dove che c’è chi vede bianco e chi nero. E dove le disuguaglianze sociali sono ancora ben lontane dall’essere appianate. Da una parte ci sono gli uomini più ricchi del mondo, le grandi aziende hi-tech, il progresso. Dall’altra ci sono i senzatetto, i nativi americani confinati ai margini della società – per fortuna quest’anno c’è stato un record di indigene elette al Congresso –, la gente che non riesce ad arrivare a fine mese; specialmente adesso che milioni di persone sono rimaste disoccupate a causa della crisi economica scaturita da quella sanitaria. Eppure, l’identità culturale americana dovrebbe unire tutti coloro che la posseggono, come ha detto Biden. E la speranza è che lui possa sanare almeno alcune delle ferite che lacerano la nazione.
Chi è Joe Biden
Joe Biden è nato nel 1942 a Scranton, in Pennsylvania, in una modesta famiglia cattolica. Ha conseguito una laurea in Scienze politiche all’Università del Delaware, a Newark, e un’altra in Giurisprudenza presso la Syracuse university, nello stato di New York. È stato ammesso all’albo degli avvocati nel 1969, per poi essere eletto senatore tre anni dopo, quand’era appena trentenne. Ha perso la prima moglie con sua figlia in un incidente d’auto, e uno dei figli maschi diversi anni dopo per un tumore. Nel 2009 è diventato vicepresidente degli Stati Uniti d’America ed è rimasto al fianco di Barack Obama fino al 2017. Una curiosità: Biden in passato ha sofferto di balbuzie, che qualche volta riaffiora.
Il suo piano per il clima
A ottobre la giovane attivista svedese Greta Thunberg si era schierata in favore di Biden, lanciando un appello agli americani: “Non mi sono mai occupata di politica. Ma le prossime elezioni statunitensi vanno ben oltre la politica. Dal punto di vista degli sforzi per combattere i cambiamenti climatici, siamo ancora molto lontani dalla sufficienza […]. Quindi organizzatevi e fate in modo che tutti votino Biden”, aveva intimato, sostenendo che Trump non crede nel riscaldamento globale e non abbia fatto altro che smantellare l’eredità ambientale del predecessore Obama.
Per prima cosa, Biden ha promesso di riportare gli Stati Uniti all’interno dell’Accordo di Parigi, ribaltando la decisione di Trump di abbandonare il più importante trattato internazionale per la riduzione di emissioni e temperature. Inoltre, ha presentato un piano per il clima con cui intende promuovere la rivoluzione dell’energia pulita e la giustizia climatica. Secondo lui, sfruttando i talenti che popolano gli Stati Uniti e l’ineguagliabile capacità d’innovazione del paese, sarà possibile trasformare la minaccia del riscaldamento globale in un’opportunità per rilanciare il settore energetico e dare impulso alla crescita economica, minacciata dalla recessione dovuta al coronavirus.
Una società nuova
Per quanto riguarda il tema dei diritti umani, vuole dare ad ogni cittadino la possibilità di scegliere un’opzione di assistenza sanitaria pubblica oltre che privata. Vuole combattere la lobby delle armi, le discriminazioni razziali che persistono e che hanno spinto grandi folle a manifestare negli ultimi mesi; e fra i suoi obiettivi c’è un programma per contrastare la violenza sulle donne. Crede che l’immigrazione sia essenziale per definire l’identità degli Stati Uniti. Nella speranza che quest’identità possa diventare più inclusiva, riuscire finalmente ad abbracciare le fasce della popolazione che si sentono escluse, dando anche loro la possibilità di vivere il sogno americano. Perché, come diceva lo scrittore Daniel Pennac, se davvero vogliamo sognare, dobbiamo svegliarci. Dobbiamo guardare in faccia i problemi e capire come risolverli. Le persone che si sono mobilitate nell’ultimo periodo – per il clima, per i diritti civili, per il diritto all’aborto, per la democrazia o per chiedere aiuto in questo difficile momento storico – hanno dimostrato di essere pronte. Il momento di agire è ora.
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