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John Legend difende la libertà di espressione in Bahrain
Nonostante alcuni attivisti per i diritti umani gli avessero chiesto di cancellare il suo concerto in programma presso il Forte di Arad, nel Regno del Bahrain, l’artista statunitense John Legend si è esibito lo scorso 2 marzo davanti a circa duemila persone nell’ambito del festival Spring of Culture, registrando il sold out. I gruppi
Nonostante alcuni attivisti per i diritti umani gli avessero chiesto di cancellare il suo concerto in programma presso il Forte di Arad, nel Regno del Bahrain, l’artista statunitense John Legend si è esibito lo scorso 2 marzo davanti a circa duemila persone nell’ambito del festival Spring of Culture, registrando il sold out.
I gruppi di opposizione alla monarchia che regna nel paese avevano chiesto all’artista di non presentarsi sul palco: secondo loro, infatti, il festival organizzato ogni anno dal governo del Bahrain non sarebbe altro che un diversivo per distogliere l’attenzione dalle politiche di repressione violenta messe in atto dalla monarchia.
Marc Lynch, professore alla George Washington University e capo dell’Istituto di GWU’s per gli Studi sul Medio Oriente, ha tentato di spiegare a John Legend la problematica in una lettera aperta sul suo blog – come riportato anche dal Washington Post:
Nel marzo 2011, il Bahrain ha effettuato un brutale giro di vite verso il movimento di resistenza pacifico. I manifestanti, ispirati dalla rivoluzione egiziana e tunisina, sono scesi in piazza e hanno occupato il Pearl Roundabout di Manama (ndr. capitale del Bahrain), esigendo riforme costituzionali. Come documentato nel dettaglio da una commissione di inchiesta, il regime ha risposto con una violenta repressione: decine di persone sono state uccise, centinaia ferite e migliaia quelle arrestate… The Human Rights Watch 2015 World Report, uscito poche settimane fa, descrive la situazione come una ”repressione incontrollata”, in cui non vi è stata alcuna presa di responsabilità per le evidenti violazioni dei diritti umani.
Ma John Legend ha deciso di esibirsi ugualmente e di mantenere il suo impegno soprattutto nei confronti dei suoi fans, spiegando come, secondo lui, i boicottaggi non sempre sono la soluzione e aggiungendo:
Parte della mia missione nella vita è quella di diffondere l’amore e la gioia alla gente di tutto il mondo. Ho intenzione di fare proprio questo in Bahrain, a prescindere dal mio disaccordo con alcune delle politiche e delle azioni dei loro governi.
Molti attivisti erano piuttosto scettici sulla sua posizione e dubitavano che sul palco il cantante sarebbe riuscito a proferire anche solo una parola di libertà (come riportato sul sito di abc News, il concerto era “sorvegliato da veicoli della polizia anti-sommossa all’ingresso”). Ma prima di eseguire la sua pluripremiata Glory (vincitrice dell’Oscar come miglior canzone originale per Selma, film basato sulla storica marcia del 1965 in Alabama, guidata da Martin Luther King) Legend ha detto:
Quando guardate me vedete una popstar internazionale, ma in realtà sono solo il discendente di uno schiavo… noi abbiamo lottato per il cambiamento … In America continuiamo a lottare per questo e preghiamo che possa succedere lo stesso anche in Bahrain e dovunque ci siano persone che lottano per la giustizia, la libertà di espressione, la libertà di assemblea. Io sono con voi. La lotta può essere difficile e alcuni hanno pagato a caro prezzo le loro battaglie, per permettere che una visione diventasse realtà. Ma abbiamo un futuro luminoso davanti. E quando arriverà la gloria, sarà nostra.
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