Joy Division, l’ultima esibizione di Ian Curtis

Università di Birmingham, 2 Maggio 1980. E’ l’ultima tappa del tour europeo dei Joy Division, la band post-punk che aveva dato alla luce il capolavoro Unknown Pleasures (Factory, 1979) e che si apprestava a far uscire il secondo album, intitolato Closer (Factory, 1980). Un sound figlio diretto del punk ma oscuro, scandito da un tappeto ritmico ossessivo, da chitarre taglienti e

Università di Birmingham, 2 Maggio 1980. E’ l’ultima tappa del tour europeo dei Joy Division, la band post-punk che aveva dato alla luce il capolavoro Unknown Pleasures (Factory, 1979) e che si apprestava a far uscire il secondo album, intitolato Closer (Factory, 1980). Un sound figlio diretto del punk ma oscuro, scandito da un tappeto ritmico ossessivo, da chitarre taglienti e da una voce malinconica e profonda. 

 

 

Il frontman della band, Ian Curtis, soffriva di una grave forma di epilessia a cui si aggiungeva una depressione personale, e che andava peggiorando di giorno in giorno, fino al 18 maggio seguente, quando il cantante si suicida. Il divorzio dalla moglie Debbie e le apprensioni per il tour americano si erano dimostrate insostenibili per un’anima così fragile e sensibile.

 

“Si uccise il sabato notte. Non riuscivo a crederci. Aveva recitato benissimo. Non avevamo la più pallida idea di quello che stava per succedere. Cercavamo di aiutarlo per quanto ci permetteva la nostra scarsa esperienza, ciascuno come poteva, ma appena era di nuovo solo tornava al punto di partenza” – dichiara in seguito Peter Hook. E proprio quest’ultimo insieme a Bernard Summer e Steve Morris darà vita a un nuovo progetto, dopo la morte di Ian: i New Order.

 

 Roberto Vivaldelli

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