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È morto Juan Carrito, l’orso marsicano che si era fidato degli esseri umani
Juan Carrito, l’orso che era diventato una star, suo malgrado, è morto investito. Il cordoglio si spreca, ma in concreto cosa si farà per proteggere la fauna?
- Juan Carrito, orso marsicano diventato famoso a livello mediatico, è morto investito da un’auto.
- Le maestranze del Parco avevano invano tentato di proteggerlo dalla sua innata confidenza nei confronti dell’essere umano.
- Carrito era figlio di Amarena, un’orsa che aveva divertito i turisti della zona negli anni scorsi.
Juan Carrito, è l’orso marsicano diventato il beniamino dei paesi che costellano il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il plantigrado è stato investito mentre vagava sulla strada statale 17, vicino a Roccaraso, uno dei paesi di cui era ospite abitualmente. La salma è stata portata all’Istituto zooprofilattico di Isernia per l’autopsia, ma sembra che la dinamica dell’incidente sia accertata. L’orso è sbucato all’improvviso da una curva e si è parato davanti all’auto che svoltava. Il conducente non è riuscito a frenare e Juan Carrito è stato sbalzato contro il guard rail rimanendo schiacciato dalle lamiere.
Una morte ampiamente prevedibile quella dell’orso nonostante le maestranze del Parco avevano tentato con ogni mezzo di proteggerlo e difenderlo dalla curiosità e dalla fiducia che mostrava nei confronti della nostra specie. Tanto che Carrito era diventato persino il testimonial di un’azienda produttrice di miele della zona, l’Apicoltura Colle Salera. Spesso, infatti, l’orso era stato sorpreso con le “zampe nel miele” e i fondatori della società avevano pensato di fare di “necessità virtù” cavalcando la risonanza mediatica di Juan Carrito e trasformare la sua naturale confidenza in un’occasione economica.
Juan Carrito, una morte ampiamente prevedibile
Luciano Sammarone, il direttore della struttura amministrativa del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è costernato. E profondamente addolorato per la morte del giovane orso che era ormai diventato una presenza amica e simpaticissima della zona. Purtroppo tutti i tentativi di proteggere il figlio dell’orsa Amarena dalla sua stessa esuberanza sono stati vani. “L’incidente è avvenuto in una zona dove non erano ancora state realizzate recinzioni. E tutti i nostri tentativi di tenere l’orso lontano dai territori abitati, confinandolo nei territori naturali del parco, sono stati vani”, ha spiegato Sammarone. Ma una consolazione seppur piccola c’è, Carrito è morto da orso libero, malgrado ne combinasse di tutti i colori, e sicuramente ha vissuto meglio lui di M49 e degli altri orsi confinati nei lager creati dall’uomo per smorzarne indole e caratteristiche di specie.
Juan Carrito e la storia degli orsi traditi
Che la situazione della fauna selvatica in Italia sia compromessa da tempo è un dato di fatto. Spiega Ermanno Giudici, scrittore e blogger: “La morte di Juan Carrito ha riacceso vecchie e nuove polemiche che hanno come bersaglio il Parco, infatti, molti hanno sentenziato che non lo si è saputo proteggere. La realtà per chi la conosce è molto diversa e parte da lontano: da un cucciolo figlio di un’orsa resa confidente, Amarena, che è stata assediata dai turisti per tutta l’estate del 2020, nonostante l’impegno del Parco che aveva dispiegato tutte le forze disponibili, con l’ausilio anche dei carabinieri forestali, per allentare la pressione sulla famiglia di orsi. Eccezionalmente tutti i cuccioli sono sopravvissuti ma solo uno – soprannominato Juan Carrito, dal nome del paese di Carrito – ha avuto comportamenti confidenti.
Il plantigrado è stato reso confidente, tanto da girare tranquillamente per le strade di Roccaraso, da quanti pensavano fosse una bella idea attirarlo con il cibo, che peraltro comunque trovava grazie a una cattiva gestione dei rifiuti fatta dall’amministrazione comunale. Ora che è morto è bene interrogarsi sulle cause – che vanno dalla pericolosità delle nostre strade ai comportamenti umani sbagliati – e sperare che l’episodio, che ha colpito e addolorato tantissime persone, sia lo spunto per mettere in atto proposte e comportamenti che possano tutelare un patrimonio così importante come quello dell’orso marsicano”.
Gli fa eco, con parole durissime che esprimono lo sdegno che tutti sentiamo per l’accaduto, il biologo Mauro Belardi, presidente della cooperativa Eliante: “La morte di Juan Carrito è stata decisa tempo fa, quando suo malgrado ha smesso di essere un orso ed è diventato una star del web. Che sia sopravvissuto fin qui è francamente un miracolo. La sua gestione è stata di fatto sottratta agli esperti e consegnata all’opinione pubblica. Lo hanno illegalmente e stupidamente alimentato, spingendolo tra l’altro a non ibernare. Quando entrava nei negozi la gente rideva e faceva video invece di preoccuparsi. E più un orso gira vicino ai paesi e più aumenta la probabilità di venire investito. Dopo Gemma, dopo Amarena, dopo Juan Carrito restiamo in attesa della prossima vittima del circo mediatico perché tutto si ripeterà di sicuro e questo paese ha bisogno del suo orso giocattolo da amare e fare odiare, delle polemiche, degli esperti improvvisati. Ed è semplicemente lo show che deve continuare… Povera bestia, non aveva chiesto a nessuno di diventare in simbolo!”. Non crediamo ci sia niente altro da aggiungere.
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