Assange ha trovato un accordo con la giustizia statunitense e ha già lasciato il carcere, dove si trova recluso dal 2019.
- Julian Assange è recluso dal 2019 nel Regno Unito e finora ha rischiato l’estradizione negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di carcere.
- L’accordo con il dipartimento di Giustizia Usa prevede che si dichiari colpevole e venga condannato per uno solo dei capi d’accusa.
- La pena sarà considerata pari agli anni già passati in carcere a Londra. Assange, che ha già lasciato la sua cella, sarà dunque libero e tornerà in Australia.
Julian Assange ha patteggiato con la giustizia statunitense e si appresta a essere un uomo libero. Il fondatore di Wikileaks, detenuto dal 2019 nel Regno Unito e a rischio estradizione negli Stati Uniti dove pendevano su di lui 18 capi d’accusa per violazione della legge sullo spionaggio, ha raggiunto un accordo con il dipartimento di Giustizia americano.
Assange si dichiarerà colpevole di uno dei capi d’accusa davanti a un tribunale federale statunitense e la sua pena verrà considerata estinta per il periodo passato in carcere dal 2019 a oggi. Ha già lasciato il carcere per raggiungere il tribunale, poi farò ritorno da uomo libero nella sua Australia mettendo fine a un calvario che va avanti da troppo tempo.
La storia di Julian Assange
Julian Assange è il fondatore di Wikileaks, una piattaforma che si prefigge di pubblicare documenti coperti da segreto, inviati da whistleblower in modo da garantire loro totale anonimato e non tracciabilità.
La piattaforma è salita alla ribalta nel 2010, quando ha pubblicato una serie di file e cablogrammi riservati del governo ed esercito americano che riguardavano tra le altre cose il modus operandi dei militari statunitensi nella guerra in Afghanistan e in Iraq, ma anche nel carcere di massima sicurezza di Guantanamo. Assange è stato arrestato, ma non per le rivelazioni della sua piattaforma. Su di lui pendeva infatti una denuncia per molestie sessuali in Svezia, che poi è stata archiviata. Nel frattempo il fondatore di Wikileaks si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per evitare l’estradizione a Stoccolma e qui ha passato quasi sette anni.
Nel 2019 Assange ha perso l’asilo politico nell’ambasciata dell’Ecuador ed è stato arrestato dalle autorità britanniche per i capi d’accusa del 2012, cioè la violazione della libertà provvisoria dopo l’arresto. Assange è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh e ha iniziato l’iter processuale per la sua estradizione negli Stati Uniti per violazione della legge sullo spionaggio, richiesta dall’amministrazione Trump. Su Assange c’erano 18 capi d’accusa e il rischio di 175 anni di carcere negli Stati Uniti, dove si apprestava a essere estradato con il parere favorevole dell’Alta Corte di Londra. Che però lo scorso maggio è tornata sui suoi passi e ha permesso ad Assange di fare ricorso contro l’estradizione.
La liberazione di Assange
Lo scorso aprile il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva lasciato intendere che stava pensando di far cadere le accuse nei confronti di Julian Assange. Ed è quello che è successo ora, o almeno in parte.
Assange ha raggiunto un accordo con il dipartimento di Giustizia americano per cui è già stato rilasciato dal carcere inglese dove si trova recluso dal 2019. Il fondatore di Wikileaks si dichiarerà colpevole di violazione della legge sullo spionaggio statunitense davanti al tribunale federale di Saipan, nelle isole Marianne. E verrà condannato per solo uno dei 18 capi d’accusa a suo carico. La pena che gli verrà comminata sarà equivalente al periodo già passato nel carcere inglese e, dunque, Assange si appresta a essere un uomo libero e a tornare nella sua Australia.
“Sono euforica: francamente è incredibile, sembra che non sia reale”, ha detto Stella Assange, moglie di Julian, che in questi anni non ha mai smesso di combattere per la sua liberazione. Il trattamento riservato al fondatore di Wikileaks è da anni sotto i riflettori delle organizzazioni che si occupano dei diritti umani, visto che il suo stato di salute è uscito compromesso dalla detenzione.
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